'Varietà della solidarietà', a Colle serata di beneficenza per la famiglia Vagnetti
«Non è importante soltanto la raccolta fondi - spiega Patrizia Belli -. La missione che ci siamo date è anche quella di sensibilizzare l'opinione pubblica sui problemi importanti»
Le storie si raccontano, si scrivono. Ci sono storie che non vorresti mai raccontare e non vorresti mai scrivere perché in certi casi non sai da dove cominciare e ogni parola ti sembra inadeguata per quel racconto. Questa è la storia di Lorenzo Vagnetti, sette anni, colligiano a tutti gli effetti. A lui e alla sua famiglia è indirizzata la solidarietà che ha dato vita al Varietà della Solidarietà, lo spettacolo che si terrà venerdì 14 giugno, alle ore 21.15, presso il Teatro del Popolo di Colle di Val d'Elsa.
Le organizzatrici dell'evento sono Patrizia Belli e Francesca Bocci, che da anni si dedicano all'organizzazione di eventi benefici con grandi risultati. «Non è importante soltanto la raccolta fondi - ci spiega Patrizia Belli -. La missione che ci siamo date è anche quella di sensibilizzare l'opinione pubblica sui problemi importanti che spesso rimangono nascosti fra le pagine della cronaca, della politica, della vita sociale. Queste famiglie vanno aiutate e sostenute nella loro battaglia quotidiana contro la malattia».
Lorenzo l'ho conosciuto al parco giochi alle nove e mezza di una mattina di giugno che già preannuncia una giornata afosa. Lorenzo ha un cappellino per proteggersi dal sole e un fazzolettino rosso al collo stile cowboy, sta cavalcando un cavallino con un sorriso che non è proprio quello che hanno i bambini in queste occasioni. Accanto a lui c'è Oberdan, il padre che presta servizio presso la Stazione dei Carabinieri di Poggibonsi. Mi accoglie con un sorriso cordiale mentre io cerco di familiarizzare con Lorenzo, che giustamente è più interessato al suo cavallino.
Oberdan, quando vi siete accorti della malattia di Lorenzo?
«Già a tre anni il bambino manifestava difficoltà motorie. A quell'età i bambini in genere hanno già acquisito sicurezza nel camminare, ma Lorenzo barcollava, era incerto nei movimenti e per questo motivo lo abbiamo fatto seguire da un medico che non ha dato molta importanza a quei segnali. Ai problemi motori pian piano si sono aggiunti quelli visivi e per quelli ci siamo rivolti alla Clinica Oculistica di Siena che lo ha preso in cura facendo indagini e prescrivendo terapie. Intanto Lorenzo ha compiuto sei anni ed è andato a scuola con tutte le sue difficoltà non risolte, anzi, con un'evoluzione sempre più evidente di quei sintomi ormai a noi noti. Sono state le sue maestre a denunciare una situazione ben più grave di quella che i medici ci avevano prospettato fino ad allora. Non era più possibile rimandare un approfondimento serio per scoprire la vera causa di quei segnali che a me, come padre, avevano già dato qualche pensiero che prontamente cercavo di scacciare.
Le indagini che sono seguite hanno dato un esito per noi devastante: Neoplasia Cerebrale delle dimensioni di una pallina da tennis. Ho ricollegato questa sentenza ai brutti pensieri che mi attraversavano la mente nei mesi, negli anni rassicurati dalle parole del personale sanitario che lo aveva seguito in passato.
Lorenzo ha subito un primo intervento all'Ospedale Meyer a maggio 2018, al quale è seguito il periodo della riabilitazione presso il Don Gnocchi di Firenze, e poi le varie sedute di Chemioterapia. Abbiamo poi avuto un periodo in cui il bambino ha potuto frequentare la scuola con un'insegnante di sostegno, fino a quando a gennaio di quest'anno in una normale risonanza di controllo in sedazione è stata evidenziata la necessità di un intervento urgente per rimuovere nuovamente la massa tumorale, intervento che si è svolto con la tecnica robotica consentendo una notevole riduzione del tumore. È seguito un lungo periodo di coma farmacologico. Quello che doveva essere un normale controllo di routine ci ha tenuti con fiato sospeso per mesi, consentendoci di tornare nella nostra casa solo ad aprile scorso».
Come vi siete organizzati in casa per assistere il bambino?
«Le nostre famiglie sono lontane. Io vengo da Città della Pieve e mia moglie Sara è cagliaritana. Cerchiamo di alternare i turni di lavoro, io in caserma e lei presso il Presidio Ospedaliero di Campostaggia, perché uno di noi due sia sempre presente per le operazioni di pulizia della cannula tracheale... sì, perché non ho detto che Lorenzo ha subito anche una tracheotomia. L'aspetto positivo in tutta questa situazione è che io e mia moglie ci incontriamo solo sulla porta di casa... non abbiamo neanche tempo di litigare».
Incredibile questo padre che racconta con apparente serenità il calvario di suo figlio, trovando il modo anche di fare una battuta su questo complicato menage matrimoniale con la giovane compagna di vita.
«Generalmente lei lavora di mattina ed io esco il pomeriggio, tornando di notte per poter coprire regolarmente i turni previsti - ha aggiunto -. Tanto Sara non ci sente... è una gran donna, una donna con le palle. Pensi che nel 2016 ha avuto un intervento serio alla tiroide. Anche lei come Lorenzo, ma per fortuna ora va bene. Anche per Lorenzo avrebbe potuto esserci un esito favorevole se la diagnosi fosse stata tempestiva. Non vorrei sembrare scortese dicendo che forse c'è stata leggerezza, preferisco parlare di errore, perché l'errore è umano ed è più accettabile».
Mi complimento con Oberdan che parla di "leggerezza" con toni pacati, non facendo trapelare alcun astio. A me sembra molto bravo e glielo dico. «Non so se sono un bravo padre - dice lui -, per fortuna abbiamo intorno tanta solidarietà dai nostri rispettivi colleghi ma anche da tutta la cittadinanza che ci è vicina».
Sara ha 37 anni, Oberdan 40. Questa è la loro vita da qualche anno. Si sono conosciuti ad Iglesias mentre lui era a fare un corso di addestramento, sono bastati tre giorni per unire i loro destini. Noi ci sentiamo impotenti di fronte a tragedie umane come questa ma tutti possiamo dare una mano a questa famiglia anche solo con l'acquisto di un biglietto per lo spettacolo a loro dedicato, regalandoci un momento di serenità.
Antonella Lomonaco
Pubblicato il 11 giugno 2019