A Brusciana il giardino pubblico intitolato a Palmiro Mancini, vittima dell’ondata dell'Elsa nel 1966
Palmiro, 66 anni, fu travolto dalla furia delle acque dell’Elsa mentre camminava sui binari della ferrovia, perdendo la vita. La giunta comunale, anche su richiesta della stessa figlia, ha così deciso di dare avvio all’iter per intitolare a lui il giardino di Brusciana. L’area verde sarà caratterizzata da un’aiuola con una stele in lamiera di acciaio corten e da una nuova alberatura al suo interno, un cedro del libano
Il giardino pubblico della frazione di Brusciana, adiacente alla ferrovia e alla Casa del Popolo, sarà intitolato alla memoria di “Palmiro Mancini, vittima dell’alluvione del 1966”. La cerimonia ufficiale è prevista sabato 16 febbraio alle 11.30 e prevede gli interventi del sindaco di Empoli Brenda Barnini e di Vittorio Bugli, assessore della Regione Toscana, oltre alla figlia Annunziata “Fedora” Mancini.
L'unica vittima dell’alluvione del 1966 nel territorio empolese fu Palmiro Mancini di Brusciana. Perse la vita nell’ondata di piena dell’Elsa del 4 novembre 1966. Un altro empolese morì qualche giorno dopo: si chiamava Agostino Bini, 73 anni, sorpreso dall'acqua mentre si trovava a letto ammalato: fu salvato, poi, portato in ospedale, si spense per i postumi.
Palmiro, 66 anni, fu travolto dalla furia delle acque dell’Elsa mentre camminava sui binari della ferrovia, perdendo la vita. La giunta comunale, anche su richiesta della stessa figlia, ha così deciso di dare avvio all’iter per intitolare a lui il giardino di Brusciana. L’area verde sarà caratterizzata da un’aiuola con una stele in lamiera di acciaio corten e da una nuova alberatura al suo interno, un cedro del libano. Si formerà così una struttura unica che andrà a rappresentare nell’albero la linfa vitale che continua e nella struttura che lo avvolge il concetto della memoria e della protezione.
Dal racconto – testimonianza della figlia
Ecco cosa scriveva la figlia Annunziata Fedora Mancini in una lettera-testimonianza, pubblicata nel volume curato dall’associazione per l’Arno "L’Arno raccontato: tra cronaca e immaginario, 1966-2006 (Tagete, 2006)":
«Era il 4 novembre 1966, un venerdì sera alle ore 18.30 circa, dopo tanti giorni di pioggia. La furia delle acque ruppe gli argini e in poco tempo tutto fu invaso. I campi furono dissestati, le piante sbarbate, ed anche la ferrovia Empoli-Siena fu trascinata dalla grande corrente. Mio padre, Palmiro Mancini, un mediatore di vino molto conosciuto che abitava a Brusciana, aveva appena accompagnato alcuni camionisti di La Spezia in albergo perché le condizioni del tempo non permettevano il loro rientro a casa. Mentre tornava alla sua abitazione decise di passare lungo i binari, sentendosi più al sicuro. Ed invece fu proprio lì che l’acqua lo travolse. Noi familiari speravamo che tornasse a casa da un momento all’altro; purtroppo, con grandissimo dolore, lo ritrovammo la domenica mattina a qualche ventina di metri dalla ferrovia dove le verghe si erano capovolte per la forza dell’acqua. Poco distante c’era anche il suo ombrello incastrato fra i binari. Il suo corpo era coperto di melma, disteso sotto un pioppo inclinato da quella furia. Forse aveva cercato di salvarsi legandosi con la cintura al tronco, lasciando i segni sulla corteccia dove si era aggrappato con i piedi e le mani. Gli abitanti delle case vicine raccontarono di aver sentito gridare aiuto per tutta la notte, ma nessuno aveva potuto soccorrerlo. Quando fu ritrovato dai figli, dai parenti e dagli amici, fu preso e riportato a casa con un carretto. La forte corrente dell’acqua nella strada della Chiesa aveva scavato delle buche profonde che impedivano il passaggio; così per nostro padre non si poté svolgere il rito funebre con la benedizione della Chiesa, ma nella propria casa in Via della Chiesa, 17. Al funerale parteciparono tantissime persone: il Sindaco Assirelli, gli assessori, diversi consiglieri comunali e le autorità cittadine, tutti a rendere omaggio alla salma di Palmiro Mancini».
Annunziata “Fedora” Mancini nata a Empoli il 26 febbraio 1923” (da Empoli e Storia)
Pubblicato il 11 febbraio 2019