Al Liceo Volta una pietra d'inciampo per ricordare il giovane migrante annegato con la pagella
«L'episodio risale al 2015, non è un fatto di cronaca degli ultimi giorni - ha spiegato la professoressa Roberta Olmastroni, che ha avuto l'idea, introdotta dal preside Luca Guerranti -. Sul blog 'La letteratura e noi' è uscito un articolo del mio professore, Romano Luperini, che riparlava dell'argomento. Non si tratta di qualcosa che possiamo rubricare come una questione politica. Usciamo da queste dinamiche, usciamo da questi spot elettorali o post elettorali, si tratta di una questione umana»
Il 18 aprile del 2015 sono naufragate nel Mar Mediterraneo circa mille persone che dall'Africa cercavano di raggiungere l'Europa (si stima, perché molte sono disperse). Nel tentativo di dare un nome e un volto a quelle persone, Cristina Cattaneo, medico legale del Labanof (il Laboratorio di antropologia e odontologia forense di Milano), ha trovato all'inizio di quest'anno una pagella, scritta in arabo e in francese, cucita nella giacca della salma di un ragazzino di 14 anni proveniente dal Mali.
È a quel ragazzino, annegato insieme alle sue speranze in un viaggio per la sopravvivenza e divenuto ormai virale nel disegno di Makkox, che il Liceo Alessandro Volta di Colle di Val d'Elsa ha dedicato una pietra d'inciampo, accompagnata da una targa, sulla scia di altri istituti italiani. All'inaugurazione, che si è tenuta ieri mattina, hanno partecipato il Prefetto di Siena, il dottor Armando Gradone, il neo sindaco di Colle Alessandro Donati e il sindaco di Poggibonsi David Bussagli.
Com'è nata l'idea
«L'episodio risale al 2015, non è un fatto di cronaca degli ultimi giorni - ha spiegato la professoressa Roberta Olmastroni, che ha avuto l'idea, introdotta dal preside Luca Guerranti -. Sul blog La letteratura e noi è uscito un articolo del mio professore, Romano Luperini, che riparlava dell'argomento. Non si tratta di qualcosa che possiamo rubricare come una questione politica. Usciamo da queste dinamiche, usciamo da questi spot elettorali o post elettorali, si tratta di una questione umana, si tratta di una questione di umanità. Questo ragazzo parte come tante persone da una terra di fatto inospitale, carico di speranze e forte di un bagaglio prezioso: la sua formazione, che gli aveva permesso di essere valutato con il massimo dei voti. Questo per lui era il miglior passaporto per essere accolto nell'Europa che immaginava come il luogo dove sarebbe stato apprezzato e avrebbe potuto spendere, che gli avrebbe consentito un accesso a condizioni migliori. Non sappiamo dove fosse diretto, ma non è questo ad essere rilevante. Rilevante è il fatto che non sia mai arrivato e che le sue speranze siano state disattese, come quelle di tanti altri».
Il professore Romano Luperini, scrittore e critico letterario, ha raccontato di quando in Sicilia ha avuto la possibilità di incontrare un giovane migrante e si visitare un centro di accoglienza per minori a Palermo. «Immaginatevi un ragazzo più piccolo di voi - ha detto, rivolgendosi agli studenti -, che fa un viaggio di otto mesi attraverso l'Africa, poi prende un barcone, rischia di affogare, finalmente giunge in Italia e, quando gli va bene, viene messo in un centro di accoglienza. Non conosce la lingua, non conosce nessuno. Pensate a voi, che siete stati accompagnati dai genitori a scuola fino all'età di 9/10 anni per fare una distanza di mezzo chilometro. Loro hanno attraversato da soli il mondo. Immaginate il livello di disperazione che deve indurre i genitori a mandare allo sbaraglio i figli».
Poi, tornando alla pagella, ha aggiunto: «Mia mamma stessa, quando a 18 anni sono andato per la prima volta all'estero con un compagno di scuola, mi aveva cucito in tasca i soldi, perché non li perdessi. Secondo la famiglia di questo ragazzo annegato in mare, la pagella aveva più importanza dei soldi, avrebbe mostrato a tutti quanto era bravo. Per loro la cultura era importante, un valore da difendere, e lo è se ci insegna una cosa fondamentale nella vita come la solidarietà. Non si può trattare un ragazzo che ha corso rischi spaventosi pensando di rimandarlo in Libia, dove lo aspettano carcerieri e torturatori. Voi vi trovate davanti la questione dell'immigrazione, il problema più importante del vostro secolo. Da questa questione si misura oggi l'umanità, la vostra e in generale. I ragazzi che vogliono venire qui sono vostri coetanei e non potete dimenticarli, sono parte della vostra vita. Non potete dimenticarli, non potete dimenticarli. Buon lavoro e soprattutto buoni pensieri».
Il Prefetto Armando Gradone ha infine ricordato come alla più grande tragedia del Mediterraneo sia collegata anche «la più grande impresa umanitaria: quella di provare a recuperare quel barcone e provare a dare un nome a quelle vittime. E quell'impresa l'abbiamo fatta noi, italiani». L'operazione è stata svolta in due tempi, raccontata nel libro della Cattaneo Naufraghi senza volto (Cortina Editore): in un primo momento sono stati recuperati i corpi. Tra le vittime, 528 sono state individuate proprio grazie al lavoro della professoressa Cattaneo e dei suoi collaboratori. In una seconda fase sono stati messi in moto i sistemi di recupero del barcone, con una tecnologia studiata appositamente. «Ci siamo sempre distinti per l'opera di accoglienza - ha concluso Gradone -. Non sempre abbiamo fatto bene e credo di poter testimoniare che forse in quest'opera di generosità abbiamo mancato di razionalità. L'accoglienza non è solo un fatto di cuore e noi italiani dovremmo saperlo molto bene. Non basta avere un cuore buono. L'accoglienza è una sfida complicata che richiede servizi, richiede testa, sapendo che è un percorso difficile, complicato, di lungo periodo. Attenzione a non usare la parola "integrazione" come se fosse una caramella per la tosse. Non c'è dubbio che questa cosa riguardi gli italiani, così come riguarda tutta l'Europa».
Da sinistra: Romano Luperini, Alessandro Donati, Roberta Olmastroni, Armando Gradone, David Bussagli e Luca Guerranti
La pietra d'inciampo
È stato creato un bando rivolto ai ragazzi della scuola per decidere cosa rappresentare sulla pietra d'inciampo. Sono arrivati molti bozzetti, ma alla fine è stato scelto quello di Delia Martinucci, molto semplice, essenziale e significativo. La lastra in ottone è stata posizionata sul pavimento all'ingresso del liceo, appena prima dello scalino. Il bozzetto è stato leggermente modificato per esigenze d'incisione, ma l'originale a colori si trova sulla parete vicina. Accanto si legge: "Tra i tanti morti in mare senza nome, il Liceo Volta accoglie simbolicamente le speranze del ragazzo del Mali e di chiunque creda nel diritto all'accoglienza e nell'istruzione come passaporto di libertà".
La frase "Cara mamma, sognavo solo l'Europa", scritta sia in italiano che nella lingua del Mali, è quello che si ipotizza che il ragazzo potesse pensare.
Alessandra Angioletti
Pubblicato il 11 giugno 2019