Calunnia aggravata per Cariglia e Moreci. I 'coniugi dell'acido' avevano inventato tutto
L'attività investigativa, coordinata dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Torino, la dott.ssa Lisa Bergamasco, ha consentito di qualificare come falsi i messaggi minatori attribuiti agli arrestati e di attribuire ai due coniugi novelli la responsabilità di spoofing, quello che in informatica è la manipolazione dei dati trasmessi, falsificando il proprio indirizzo IP, oppure utilizzando in maniera abusiva user name e password di altri utenti
Ieri, mercoledì 19 dicembre, i militari della stazione di San Gimignano e della Compagnia di Poggibonsi hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP presso il Tribunale di Torino nei confronti dei coniugi Michael Cariglia, 49enne, e Azzurra Moreci, 21enne, ritenuti responsabili di “calunnia aggravata continuata”.
Lo scorso 29 aprile, a seguito di una denuncia presentata dalla coppia, i Carabinieri avevano avviato un'indagine che ha portato all'arresto di Isabella Conclialdi, 46enne, e Pierino Costantino Comodari, 53enne, pregiudicato, genitori della Moreci, risultati gli autori, unitamente ad altri complici non identificati, di atti di “lesione personale” - mediante acido corrosivo al volto - nei confronti del genero, considerato troppo vecchio per la figlia, commessi il 23 febbraio 2018 a San Gimignano e il 19 aprile 2018 a Torino. La notizia è circolata sulle testate nazionali, se n'è parlato nei programmi televisivi. La coppia era andata a La vita in diretta, su Rai1, e a Porta a Porta per raccontare la propria versione dei fatti. Ne avevamo parlato in un articolo, riportando anche alcune immagini, che testimoniavano le aggressioni e le minacce ma si erano inventati tutto, simulando ogni cosa.
I militari hanno proseguito le indagini per individuare i possibili esecutori delle aggressioni. Nel frattempo, il 10 giugno, Micheal Cariglia ha dichiarato di esser stato nuovamente aggredito a San Gimignano. Di nuovo i due suoceri sono risultati i responsabili, grazie all’esame dei tabulati telefonici delle presunte vittime, in cui sono stati rilevati numerosi messaggi con minacce e la rivendicazione degli atti compiuti. L'attività investigativa, coordinata dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Torino, la dott.ssa Lisa Bergamasco, ha consentito però di qualificare come falsi i messaggi minatori attribuiti agli arrestati e i due coniugi novelli come colpevoli di spoofing, quello che in informatica è la manipolazione dei dati trasmessi, falsificando il proprio indirizzo IP, oppure utilizzando in maniera abusiva user name e password di altri utenti. Attraverso particolari siti internet, come specificano i Carabinieri, è possibile inviare sms attribuendo il mittente a persona diversa da quella che effettivamente genera il messaggio. Cariglia e Moreci volevano accusare i genitori di lei di reati mai commessi. Secondo le prime ipotesi, il movente sarebbe verosimilmente riconducibile a una situazione di forte rancore, soprattutto da parte di lei, che li accusa di non essersi mai occupati della figlia.
«Volevano liberarsi dei genitori della Moreci, perché in qualche modo ostacolavano la loro relazione. E ci erano pure riusciti. La svolta, per la quale abbiamo ricevuto anche il plauso dalla Procura di Torino, c'è stata quando ci siamo resi conto che tutti i messaggi provenivano dal mesedimo centro in Spagna - ha detto il Maggiore Sergio Turini -. Si tratta di un sistema che viene utilizzato abitualmente, soprattutto dalle grandi aziende per inviare comunicazioni pubblicitarie. Grazie alla nostra attività d'indagine certosina abbiamo preso i veri responsabili ed evitato che due persone innocenti passassero ulteriore tempo in carcere».
Pubblicato il 20 dicembre 2018