Campinoti (Confindustria Toscana Sud) contro alcuni aspetti del Decreto Dignità

«Forse non tutti sanno che negli ultimi anni grazie a politiche lungimiranti ed eque con le necessità delle imprese, gli imprenditori hanno aumentato i livelli occupazionali a tempo indeterminato con numeri superiori a livelli pre-crisi e che il ricorso al contratto a tempo determinato, in realtà ha sostituito e migliorato i vecchi contratti di collaborazione»

 
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Paolo Campinoti, Presidente di Confindustria Toscana Sud, si schiera duramente contro alcuni nevralgici aspetti del Decreto Dignità appena varato dal Governo:

«Dopo la grande crisi che è imperversata a livello globale negli ultimi anni, particolarmente sentita in Italia a causa di già  pesanti massi sulle spalle delle imprese quali costo del lavoro, burocrazia, tassazione altissima, il nostro Paese è riuscito grazie al lavoro ed ai sacrifici degli imprenditori a rimanere competitivo. Non possiamo quindi permettere di mortificare i risultati e la timida ripresa economica in corso con provvedimenti sbagliati e dannosi.

Non possiamo tollerare provvedimenti che invece che sostenere la ripresa la buttino in un baratro, le imprese della Toscana del sud hanno dimostrato forza, vitalità competitività, lo dicono in modo incontrovertibile i livelli di export e di occupazione, vanno a pesare ed ostacolare programmi di sviluppo in corso. Voglio quindi esprimere il mio dissenso, ancora prima che nel merito, sul metodo che il Governo ha tenuto. Non è, infatti, plausibile, che un nuovo governo intervenga con un decreto, strumento riservato a casi eccezionali in cui l’esecutivo avoca a se il potere legislativo, per regolare tematiche strutturali per l’economia delle imprese ed il mercato del lavoro, senza alcun confronto con le parti sociali.

Nel merito, pur volendo condividere l’obiettivo dichiarato dal governo circa la necessità di accompagnare lo sviluppo in atto nel paese con interventi mirati a generare una nuova occupazione stabile, non è certo mettendo indietro la lancetta dell’orologio normativo del mercato del lavoro che si può sviluppare il futuro. Forse non tutti sanno che negli ultimi anni grazie a politiche lungimiranti ed eque con le necessità delle imprese, gli imprenditori hanno aumentato i livelli occupazionali a tempo indeterminato con numeri superiori a livelli pre-crisi e che il ricorso al contratto a tempo determinato, in realtà ha sostituito e migliorato i vecchi contratti di collaborazione. Quindi nessuno vuole precarizzare il Paese, ma le imprese vanno accompagnate e sostenute con politiche eque per renderle in grado di sostenere una sempre crescente possibilità di offerta di lavoro stabile e duraturo per i lavoratori.

Se poi si genera anche un allarmismo punitivo, si prendono provvedimenti come quello contenuto nel decreto in questione sulla delocalizzazione, allora il danno è totale. Si impongono nuovi vincoli da un lato, dall’altro si disincentivano gli investimenti. Negli ultimi tempi possiamo testimoniare un ritorno agli investimenti da parte di importante multinazionali, anche nel nostro territorio della Toscana del Sud, è profondamente sbagliato far credere all’opinione pubblica che invece il dato delle delocalizzazioni sia prevalente, è esattamente l’inverso. Ci auguriamo e chiediamo a questo governo che rifletta meglio, serve crescita al paese e la crescita passa solo e soltanto dallo sviluppo delle imprese.

Confindustria è come sempre pronta ad un dialogo costruttivo ed aperto nell’interesse del paese, solo se crescono le imprese crescerà l’Italia, rispondere ed inglobare in provvedimenti racchiusi in un decreto allarmismi strumentali è andare verso un baratro, il Decreto Dignità ad ora va in questa pessima direzione».

Pubblicato il 3 luglio 2018

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