Carceri, il punto in Regione su San Gimignano: dove e come intervenire

Ognuno degli intervenuti ha delineato il quadro di un carcere che ha enormi carenze strutturali, da quando dal centro cittadino è stato spostato in aperta campagna: fra le tante, non c’è ancora l’acqua potabile e manca un servizio di trasporto. Il valzer, e nell'ultimo periodo la mancanza, dei direttori e dei comandanti della polizia penitenziaria hanno fatto venire meno la possibilità di interloquire e aumentato la frustrazione di chi, personale e detenuti, si è sentito abbandonato a se stesso. E il tutto in uno stato di sovraffollamento

 SAN GIMIGNANO
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Un confronto a 360 gradi sui problemi del carcere di San Gimignano durato oltre tre ore. È quello che si è svolto in commissione Sanità presieduta da Stefano Scaramelli (Pd), in cui stamattina si sono tenute le audizioni di tutti gli addetti ai lavori. 

«Un confronto lungo e fruttuoso - ha commentato il presidente -, che ha portato a una sintesi operativa. Ne è scaturita una serie di punti e richieste su cui la commissione lavorerà con impegno nei prossimi mesi. Io stesso mi farò portatore delle esigenze espresse presso il Ministero».

Tutti gli intervenuti chiedono che si arrivi ad avere un direttore della struttura e un comandante della polizia penitenziaria della casa di reclusioni stabili, con i quali potersi interfacciare proficuamente. Richiesta comune e condivisa anche quella che venga rispettato il limite di capienza nel caso in cui, come è in progetto, il carcere di San Gimignano sia trasformato in struttura ad alta sicurezza. Oltre a questo, servono investimenti per rendere l’acqua della struttura potabile, per garantire un servizio di trasporto, un punto di rifornimento e ristoro anche ambulante, per garantire il cablaggio e il funzionamento delle linee telefoniche, per potenziare gli organici, per migliorare il servizio sanitario, per prevedere alloggi nel territorio comunale per chi lavora all’interno del carcere. 

«I problemi della casa di reclusione di San Gimignano sono molti – ha precisato infine Scaramelli -. Dobbiamo cogliere l’occasione e lavorare tutti insieme affinché da struttura critica si trasformi in un modello da seguire». 

All'incontro era presente anche il Garante regionale dei detenuti Franco Corleone. «Il carcere è un luogo difficile - ha detto -, ma è anche un luogo di potere dove si esercita la forza su e tra i detenuti; in nessun caso questa forza deve trasformarsi in violenza». 

Sono intervenuti inoltre il sindaco di San Gimignano Andrea Marrucci, il Garante dei detenuti di San Gimignano Sofia Ciuffoletti, il direttore della struttura Giuseppe Renna, il responsabile salute in carcere dell’Azienda Usl Toscana Sud Est Matteo Ameglio, il comandante delle guardie e il responsabile del presidio sanitario della casa circondariale Antonio Giardino e Fabio Antichi, la direttrice dell’Ufficio affari generali, personale e formazione del provveditorato regionale per la Toscana e l’Umbria - dipartimento dell’amministrazione penitenziaria - Rosa Alba Casella, i rappresentanti sindacali della polizia penitenziaria.

Tra questi, la FNS Cisl della Toscana ha dichiarato il proprio dispiacere nel «rilevare che però le istituzioni, la politica, compresa quella della Regione e quella Locale, siano state giustamente pronte ad indignarsi e chiedere giustizia su eventuali fatti come quelli diffusi dalla stampa ma niente, neanche una sola parola di vicinanza, abbiamo letto espressa al Personale di Polizia penitenziaria». Dal 1° gennaio di quest’anno, in Toscana ci sono stati circa 50 eventi critici ai danni dei poliziotti, con aggressioni ad un numero più ampio ancora di colleghi e colleghe che sono ricorsi alle cure sanitarie dopo aggressioni ecc. Di questi casi circa il 20% ha riguardato proprio San Gimignano. E’ vero che tra i rischi di un poliziotto penitenziario può esserci anche la propria incolumità individuale ma questo non significa che si possa far passare per “normale” che questo accada ripetutamente e sempre con un crescente livello di violenza. Questo oggi rappresentiamo a questa Commissione Consiliare ed auspichiamo che tutti i componenti, a partire dallo stesso presidente, possano da oggi operare anche verso questi lavoratori che a differenza di altri non hanno ricevuto neanche una giusta attenzione, le cosiddette “pacche sulle spalle”, subendo piuttosto i calci ed i pugni che spesso subiscono nel quotidiano impegno per la sicurezza dei cittadini».

Ognuno ha delineato il quadro di un carcere che ha enormi carenze strutturali, da quando dal centro cittadino è stato spostato in aperta campagna: fra le tante, non c’è ancora l’acqua potabile e manca un servizio di trasporto. Il valzer, e nell’ultimo periodo la mancanza, dei direttori e dei comandanti della polizia penitenziaria hanno fatto venire meno la possibilità di interloquire e aumentato la frustrazione di chi, personale e detenuti, si è sentito abbandonato a se stesso. E il tutto in uno stato di sovraffollamento: San Gimignano, a fronte di 235 posti previsti, ospita attualmente 350 detenuti, 70 dei quali sono stranieri.

Pubblicato il 16 ottobre 2019

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