Casole d'Elsa, il Pd fa alcune precisazioni sul caso Le Vigne

«Ci sono dei fatti che non sono scritti nella sentenza e che, ovviamente, non sono finiti sotto la lente dei Giudici, ma che, come Partito Democratico, non possiamo non rimarcare e ricordare ai cittadini. Dal 2000-02, gli anni in cui furono approvati Piano Strutturale, Regolamento Urbanistico e Piano Integrato di Interventi, al 2011, c'è stato un momento, nello specifico nel 2007, in cui il Comune, amministrato dal sindaco Valentina Feti, a cui va il nostro ringraziamento, decise di rimettere in discussione proprio quegli strumenti urbanistici, avviando un processo di revisione degli stessi»

 
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«La recente sentenza del Tribunale di Siena, che ha condannato il Comune di Casole d'Elsa a pagare un risarcimento milionario per la delicata vicenda dell’intervento edilizio del podere “Le Vigne”, impone una profonda e seria riflessione. Sia perché stiamo parlando di una cifra importante che rischia di travolgere, con effetti disastrosi, le casse del Comune negli anni a venire, sia perché, comunque, nella motivazione della sentenza si ripercorre e si giudica la storia urbanistica e edilizia del nostro Comune negli ultimi quasi 20 anni». Comincia così la lunga nota stampa inviata dal Partito Democratico di Casole stamattina alla nostra redazione, che pubblichiamo integralmente di seguito, su uno dei temi più caldi della politica locale.

«Innanzitutto ci sentiamo di condividere la scelta annunciata dall'Amministrazione di proporre appello avverso la decisione del Tribunale di Siena - si legge - e ci auguriamo che la Corte di Appello di Firenze accolga, e in tempi brevi, l'istanza di sospensiva dell'efficacia esecutiva della sentenza, cosicché l'Amministrazione possa, comunque, avviare un percorso di salvaguardia dei conti comunali. Quanto al merito della sentenza, non compete a noi giudicare la correttezza e legittimità giuridica degli allora vigenti strumenti Urbanistici del Comune, né, tantomeno, stabilire se è imputabile al Comune una qualche responsabilità per omessa vigilanza sulla Comunità Montana della Valdimerse, l'ente allora delegato dai sei comuni che la costituivano, al rilascio delle autorizzazioni per il vincolo idrogeologico.

Ci sono però dei fatti che non sono scritti nella sentenza e che, ovviamente, non sono finiti sotto la lente dei Giudici, ma che, come Partito Democratico, non possiamo non rimarcare e ricordare ai cittadini. Dal 2000-02, gli anni in cui furono approvati Piano Strutturale,  Regolamento Urbanistico e Piano Integrato di Interventi, al 2011, c'è stato un momento, nello specifico nel 2007, in cui il Comune, amministrato dal sindaco Valentina Feti, a cui va il nostro ringraziamento, decise di rimettere in discussione proprio quegli strumenti urbanistici, avviando un processo di revisione degli stessi. Tale scelta fu dettata non solo dalla necessità di adeguamento rispetto ai nuovi indirizzi della LRT n. 1/2005, ma anche, e soprattutto, per una rilettura politica degli elementi di “fragilità” e criticità che tali strumenti avevano creato, sia perché  in contrasto tra di loro sia perché  probabilmente sovradimensionati. 

In sintesi, e come emergeva da Documento Preliminare approvato in consiglio comunale nel 2007, l'obiettivo principale della Variante di salvaguardia era, in primo luogo, quello di evidenziare le incongruenze rilevate tra RU, PII e PS, mettendo, in quella fase, in salvaguardia quelle previsioni che risultano non coerenti tra loro, al fine di un successivo riallineamento degli Atti di governo del territorio con gli Strumenti della pianificazione territoriale (PIT, PTC, PS) determinandone la coerenza; in secondo luogo, per quanto possibile, di rendere adeguata la normativa e le modalità d’attuazione degli interventi, con particolare attenzione alle aree di “trasformazione”, alla prassi urbanistica corrente così da rendere “adeguati” gli interventi più “delicati” sotto il profilo paesistico, dimensionale e strategico.

Questa assunzione di responsabilità politica impose al centrosinistra una grossa autocritica, che affrontammo con umiltà e che, com'è noto, abbiamo pagato con una perdita di consensi nel 2009. A oltre dieci anni di distanza, sarebbe auspicabile un'autocritica e un'assunzione di responsabilità altrettanto forte anche da parte di chi, nella formazione di quelli strumenti, fu tra i principali attori. Ci ricordiamo bene, infatti, la campagna elettorale del 2009, quando quelle scelte messe in campo dal 2007 furono da molti fortemente criticate, muovendo al Centrosinistra l'accusa di voler “ingessare” lo sviluppo del Comune. Se invece adesso il comune di Casole d’Elsa ha strumenti urbanistici meglio adeguati e coerenti col panorama normativo, parte del merito va anche a Valentina Feti e al centrosinistra che ebbero il coraggio, in un momento amministrativo difficile, di mettere in discussione l'esistente e avviare una fase di cambiamento.

Quanto detto sopra, ovviamente, non serve e non servirà a risolvere il grande problema che il Comune si trova addosso - un problema che dovrà essere gestito nel migliore dei modi e con la giusta e costante informazione, da parte dell'Amministrazione, nei confronti dei gruppi politici e dei cittadini, su tutte le evoluzioni di questa vicenda – ma come partito politico (negli ultimi anni spesso accusato, ingiustamente, di inadeguatezza per le scelte assunte) non potevamo non ricordare e ripercorrere alcune vicende di questa storia. Una storia in cui, ne siamo certi, non ci sono paladini della giustizia, né ci saranno vincitori e vinti».

Pubblicato il 16 novembre 2017

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