Cementificio Testi, Giani: ''Se azienda non risponde andrò a Casale Monferrato''
Il presidente ha incontrato un presidio di lavoratori del cementificio di Greve. All'incontro anche il consigliere Fabiani
Molto più di uno scambio di lettere, tutt’altro che una convocazione di maniera e presto, se non ci saranno risposte, anche una trasferta davanti alla sede di Buzzi Unicem a Casale Monferrato. Il presidente Eugenio Giani questa mattina ha incontrato sindacati e lavoratori del cementificio di Greve, in presidio davanti a palazzo Strozzi Sacrati. Stremati da una vicenda che si trascina da mesi e determinati a pretendere “rispetto anche per la nostra dignità”, i dipendenti da settimane sono in contatto con Valerio Fabiani, consigliere del presidente delegato al lavoro e alle crisi aziendali. Di fronte al rischio di depauperamento di beni e personale dello stabilimento, la Regione ha avanzato proposte per facilitare soluzioni a tutela dell’occupazione e per la qualificazione dei lavoratori.
Ora si attende il tavolo di coordinamento sindacale nazionale di tutti gli impianti di Buzzi Uncem di venerdì prossimo e lì, spiegano, la multinazionale dovrà dire “cosa vuole fare”: di loro, di Testi. Giani ricostruisce i passaggi e ascolta i lavoratori. “Questa vicenda è incredibile, sono sconcertato. Ho scritto all’azienda dando la disponibilità a incontrarla, per capirne l’orientamento e valutare quello che si potrà fare in futuro; mi è stato garbatamente risposto che non ce n’è bisogno”.
Con un’altra lettera, un paio di giorni fa, Giani ha convocato i due amministratori delegati Pietro e Michele Buzzi e ora attende risposta. Se il silenzio continua, annuncia il presidente, “Vado a Casale Monferrato. Bisogna incalzarli per avere informazioni chiare, voglio guardarli negli occhi per capire cosa fare; sul territorio poi si possono trovare soluzioni diverse, come nel caso della Bekaert”. Certi comportamenti, rincara Giani, non sono “eticamente responsabili per chi si definisce imprenditore del popolo italiano e che deve rispettare la Costituzione della Repubblica”. Nelle parole dei lavoratori l’incognita senza illusioni per il futuro più immediato. L’azienda da mesi sta svuotando lo stabilimento di strumenti e macchinari, riferiscono nell’incontro che segue, con Fabiani e la struttura tecnica di supporto alla presidenza; sono scadute, nel frattempo, anche certificazioni e abilitazioni che potrebbero qualificare il personale.
“La proprietà in queste settimane è sostanzialmente scappata - spiega Fabiani - abbiamo messo sul tavolo non solo una rivendicazione legittima ma anche proposte concrete sulle quali la Regione era ed è disponibile per mettere risorse, trovare strumenti che favoriscano una prospettiva industriale del sito. Non è possibile che non ci sia risposta, né un si né un no, anche rispetto alla disponibilità della Regione e delle istituzioni comunali coinvolte. Atteggiamento irresponsabile e inaccettabile”, chiude Fabiani.
Nel lungo incontro che è seguito tra la delegazione sindacale e dei lavoratori con Fabiani e la struttura tecnica di supporto per le crisi aziendali, un punto centrale della discussione è stato sulla politica industriale e i vincoli ai quali debbono essere legate le multinazionali che investono in Toscana. Se l'azienda venerdì dovesse dire ai sindacati che chiude Testi, è stato assicurato ai lavoratori, la Regione sarà inflessibile nel chiedere un adeguato piano di ricollocamento dei lavoratori e relativi incentivi per formazione e riassunzione, così come una disponibilità a missioni diverse del sito, oltre a tutti gli obblighi ambientali.
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Pubblicato il 3 febbraio 2021