Cinque buoni motivi per vedere la mostra di Helmut Newton a San Gimignano
La retrospettiva sarà alla Galleria d’arte Moderna e Contemporanea di San Gimignano fino al primo settembre. L'abbiamo vista in anteprima e vi raccontiamo com'è
Da domani fino al primo settembre la Galleria d’arte Moderna e Contemporanea di San Gimignano ospita una grande retrospettiva su Helmut Newton (Berlino 1920 - West Hollywood 2004), promossa dai Musei Civici del Comune di San Gimignano e prodotta da Opera-Civita con la collaborazione della Fondazione Helmut Newton di Berlino. Stasera alle 18.00 l'inaugurazione, ma noi l'abbiamo vista oggi in anteprima e vi raccontiamo com'è.
Ha aperto la conferenza stampa il sindaco di San Gimignano Giacomo Bassi, che ha ricordato il percorso intrapreso dalla città nell’ultimo periodo, meta di milioni di turisti ogni anno, per promuovere la fotografia di grandi artisti del Novecento e, in parallelo, di giovani fotografi italiani, con l’obiettivo di essere luogo di sperimentazione, di crescita e attenzione alle nuove espressioni artistiche.
Parla di “Sguardo italiano” (così si chiama la rassegna dedicata a fotografi under 35, che negli anni ha portato a San Gimignano i lavori di Gloria Pasotti, Alberto Sinigallia, Francesco Levy) anche l’assessore alla Cultura Carolina Taddei, che aggiunge: «Abbiamo portato fortuna un po' a tutti, visto che dopo hanno vinto premi e prestigiosi riconoscimenti. L'idea di un percorso sulla fotografia all'interno della nostra galleria è arrivata da Opera. È stata una bella sfida, perché penso che la fotografia sia un media estremamente difficile, soprattutto oggi, abusata per molti versi nella nostra società e non sempre semplice da distinguere o capire».
Infine ha preso la parola il curatore dell’esposizione Matthias Harder, direttore da 15 anni della Helmut Newton Foundation di Berlino, che ha selezionato sessante fotografie del grande artista tedesco con lo scopo di racconarne la carriera, e che ha poi guidato la stampa all'interno del percorso espositivo. Sessanta immagini, tutte collegate all'Italia in qualche modo, in cui emerge spesso il contrasto, di luci ma anche tra sacro e profano. Moda, nudi e ritratti gli aspetti, che in molti casi si fondono e diventano più cose allo stesso tempo. Ahimè non c'è, perché non è stato possibile averla, la foto della Madonna posta tra via del Commercio e viale Marconi a Poggibonsi, scattata nel 1977. L'immagine era stata parte della mostra "Sex and landscapes", tenuta nel 2005 a Palazzo Reale a Milano.
Cinque buoni motivi per vederla
1) Questa retrospettiva è stata esposta a Mosca, New York, Londra, Praga, ma alcune delle fotografie selezionate sono in Italia per la prima volta. Ne è un esempio l'immagine scelta per promuovere la mostra, Rushmore, scattata nel 1982 per Italian Vogue.
2) Per il video della durata di 45 minuti, che offre una spiegazione straordinaria di come Newton lavorasse, della creatività che metteva nel suo lavoro per cercare sempre una prospettiva diversa, un nuovo modo di vedere le cose. Buffa la parte in cui ritrae Luciano Pavarotti, che si lascia fotografare ma che a sua volta fotografa l'artista, invertendo i ruoli.
3) Dalla selezione di foto emerge chiaramente un artista complesso, di non facile lettura, che non lascia niente al caso e che è lontano dall'immagine più comune di un Helmut Newton associato solamente al mondo patinato e glitterato delle celebrità. La dimostrazione che non tutto ciò che luccica è sempre così scontato.
4) Il forte senso dell’estetica, riscontrabile in ogni aspetto del suo lavoro. Nella sala di ritratti su una parete sono stati esposti tutti i soggetti femminili, sull'altra, come in un affascinante gioco di sguardi, quelli maschili. Tra questi quello di Ralph Fiennes, di Paloma Picasso, di Catherine Deneuve, di Anita Ekberg e Gianfranco Ferrè.
5) L'atmosfera di molti scatti ricorda quella di un film di Alfred Hitchcock, intrisa di suspense e mistero, che sottendono un'altra storia, un'altra narrazione. Gli elementi si mescolano in un gioco di potere e seduzione, dove i confini tra realtà e messa in scena si confondono.
Alessandra Angioletti
Pubblicato il 17 aprile 2019