Con il caldo è tornata la mosca olearia. Preoccupazione degli agricoltori per l'olio
«E' evidente che oramai i cambiamenti climatici sono nodi strutturali che vanno sciolti perché incidono sempre più pesantemente sulle nostre capacità produttive e quindi sul nostro sistema economico e occupazionale - spiega Orlando Pazzagli, presidente sezione prodotto olivicolo di Confagricoltura Toscana - Da noi, qui in Toscana, soprattutto sulla costa, stiamo registrando temperature ben sopra la media storica stagionale. E' un caldo anomalo che sta da una parte anticipando la maturazione delle olive e dall'altra costituisce un habitat favorevole alla mosca olearia»
«Riceviamo oramai quotidianamente segnalazioni dai nostri associati di attacchi persistenti della mosca olearia. Non sono più casi isolati quelli di chi si ritrova sulle piante olive già con vermi e bachi. Per questo invitiamo tutti gli olivicoltori toscani a concludere il prima possibile la raccolta delle olive e a fare presto, molto presto». Questo l'appello-allarme che lancia Orlando Pazzagli, presidente sezione prodotto olivicolo di Confagricoltura Toscana dopo il ritorno della mosca olearia a causa delle piogge e del caldo anomalo degli ultimi giorni registrato in Toscana.
«E' evidente che oramai i cambiamenti climatici sono nodi strutturali che vanno sciolti perché incidono sempre più pesantemente sulle nostre capacità produttive e quindi sul nostro sistema economico e occupazionale - spiega Pazzagli - Da noi, qui in Toscana, soprattutto sulla costa, stiamo registrando temperature ben sopra la media storica stagionale. E' un caldo anomalo che sta da una parte anticipando la maturazione delle olive e dall'altra costituisce un habitat favorevole alla mosca olearia che così non solo è più forte, ma si trova anche di fronte a un banchetto abbondante perché le nostre produzioni sono ancora sulle piante».
«Il problema - aggiunge - riguarda tutta la Toscana, ma dato che tra Siena, Arezzo e Firenze si producono meno olive c'è meno preoccupazione. Mentre la situazione sta diventando drammatica fra Livorno e Grosseto dove abbiamo circa l'80% della produzione toscana».
«Il rischio è alto e non va sottovalutato - conclude - perché basta pochissimo per far abbassare la qualità del nostro olio. Con troppa acidità infatti usciamo dai parametri previsti per l' olio toscano per entrare nel più generico e meno appetibile olio italiano. Da qui il nostro appello a fare presto e bene. I frantoi sono già aperti dallo scorso 1 ottobre ma c'è tempo solo fino al 7 dicembre per considerare frangitura di olio toscano».
Pubblicato il 22 ottobre 2019