Confesercenti Siena: «Continuano a chiudere i negozi. La politica deve intervenire»

«In altre parti d'Italia il fenomeno è ancora più vistoso - osserva - ma è evidente anche in provincia di Siena. Nei loro consumi le famiglie, che oggi spendono 2.500 euro in meno all'anno, sono sempre più condizionate da scontistiche on line, da outlet o grandi catene, che magari fanno anche perdere di vista il reale rapporto costo-beneficio su ciò che si compra, e che sicuramente penalizzano il commercio tradizionale»

 SIENA
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«I centri abitati si stanno trasformando in distributori di cibo più o meno locale. Il commercio di altro genere  soccombe allo shopping on line ed alla scarsa attenzione per il settore. Bisogna intervenire, ne va della qualità della vita e dell’immagine del nostro territorio». Così Leonardo Nannizzi, Presidente provinciale di Confesercenti, evidenzia lo scenario denunciato dall’associazione di categoria: su scala nazionale una media di 14 negozi che ogni giorno chiudono i battenti, 32 mila esercizi in meno nell’arco di 8 anni. «In altre parti d’Italia il fenomeno è ancora più vistoso – osserva – ma è evidente anche in provincia di Siena. Nei loro consumi le famiglie, che oggi spendono 2.500 euro in meno all’anno, sono  sempre più condizionate da scontistiche on line, da outlet o grandi catene, che magari fanno anche perdere di vista il reale rapporto costo-beneficio su ciò che si compra, e che sicuramente penalizzano il commercio tradizionale».

In particolare, tra il 2011 e il 2018 su scala provinciale sono sparite complessivamente quasi 400 attività commerciali, riducendosi a 7753. Questo nonostante che le aziende con sede principale nel territorio siano cresciute (a fine 2018 erano 5235). a differenza di quanto avvenuto nel solo capoluogo. A Siena città infatti le imprese commerciali “native” sono  passate da 1157 a 1098 (-59), a fronte di una lieve crescita di punti vendita complessivi (da 1737 a 1745, + 8) presumibilmente presenze locali di imprese non senesi, che dirottano per lo più altrove i loro guadagni.  

«Un negozio che chiude significa in media 3 lavoratori senza reddito – osserva il Presidente di Confesercenti Siena - e  purtroppo constatiamo che molti dei negozi di  nuova apertura sono costretti a chiudere nei successivi tre anni. Questo ha ricadute negative per l’economia locale, e quindi anche per la capacità di un luogo di essere attrattivo e offrire servizi di interesse generale, specie qui che l’età media cresce per contro, a trarre beneficio sono per lo più soggetti tanto grossi quanto lontani da noi. Preoccuparsi delle infrastrutture che servono il nostro territorio è sicuramente prioritario, ma la politica deve anche rendersi conto che vanno adottate anche altre misure. Che siano il censimento degli esercizi storici per favorirne la salvaguardia, riduzioni di imposte e adempimenti, rilancio della qualificazione professionale o recupero del potere d’acquisto per le famiglie, sicuramente qualcosa va fatto partendo da stimoli concreti che dal Governo possano arrivare alle amministrazioni locali».  

Pubblicato il 25 luglio 2019

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