Continuano a chiederle se vuole figli ai colloqui di lavoro, si sfoga: «Penalizzata perché donna»

L'abbiamo contattata telefonicamente per farci spiegare meglio la sua situazione. Ha un diploma da perito aziendale e corrispondente in lingue estere e ha sempre lavorato come impiegata in ufficio. Questo fino al 2015. Da allora, si sono succeduti soltanto piccoli contratti, lavori saltuari di pochi mesi che non le hanno assicurato alcuna stabilità. Da giugno è di nuovo senza lavoro, così si è messa nuovamente a cercare

 COLLE DI VAL D'ELSA
  • Condividi questo articolo:
  • j

"Una persona per avere un lavoro serio ma che deve fare? Invece di chiedermi se voglio figli, chiedimi che programmi so usare, se sono disponibile a fare straordinari o se sono capace a svolgere determinate mansioni... prendimi una settimana e guarda se ho le capacità, nel caso mi mandi via".

Comincia così il duro sfogo di Stefania, colligiana di 35 anni, che su Facebook si lascia andare a un post per esprimere tutta la sua frustrazione. "Non mi liquidare solo perché sono donna e ho più di 29 anni - si legge -. Non dirmi che a 35 anni sono vecchia per il mondo del lavoro, se tutto va bene si dovrà lavorare trenta anni più!".

L'abbiamo contattata telefonicamente per farci spiegare meglio la sua situazione. Ha un diploma da perito aziendale e corrispondente in lingue estere e ha sempre lavorato come impiegata in ufficio. Questo fino al 2015. Da allora, si sono succeduti soltanto piccoli contratti, lavori saltuari di pochi mesi che non le hanno assicurato alcuna stabilità. Da giugno è di nuovo senza lavoro, così si è messa nuovamente a cercare.

Pochi giorni fa l'ennesimo colloquio in cui come prima domanda le è stato chiesto se avesse intenzione di diventare madre. «E' demoralizzante - spiega -. Preferirei di gran lunga domande specifiche inerenti al lavoro e a cosa so fare ed essere scartata perché non sono adatta, o non sono considerata abbastanza qualificata. Bisognerebbe guardare alla disponibilità delle persone e non all'età, anche perché chi ti dice che una ragazza di 22 anni non rimarrà incinta? E' proprio il sistema che è sbagliato, secondo me. La società mette gli imprenditori in condizione di prendere chi costa meno, non chi è più capace. Mi fanno rabbia quando dicono che il lavoro c'è. Ci sarà anche, ma ti mettono nelle condizioni di non accettare quello che ti viene proposto».

Racconta alcuni degli ultimi episodi che le sono capitati, ma precisa che l'elenco sarebbe lungo. «Una volta - dice - ho risposto all'annuncio di lavoro di un panificio. Cercavano qualcuno che consegnasse il pane dalle 4 alle 10 della mattina e mi sono subito resa disponibile. Poi però al colloquio mi sono sentita dire che volevano solo persone sotto i trent'anni. Mi piacerebbe avere un lavoro dignitoso, non chiedo altro».

Sotto al post, commenti di solidarietà ed esperienze simili. Il caso di Stefania, purtroppo, non fa neanche più notizia, tanto è diventato "normale" nella società di oggi. Basta digitare su Google le parole "donna figli colloquio di lavoro" per trovare decine di testimonianze come la sua. Secondo l’articolo 27 del decreto legislativo 198 del 2006, il Codice delle pari opportunità fra uomo e donna, è vietata qualsiasi discriminazione fondata sul sesso, sull’orientamento sessuale, sullo stato matrimoniale, di famiglia o di gravidanza della persona intervistata, indipendentemente dalle modalità di assunzione, dal settore di attività e a tutti i livelli della gerarchia professionale. Ma la realtà è purtroppo ben diversa.

Secondo il Global Gender Gap Report 2018, l'Italia è penultima in Europa per quanto riguarda l'occupazione femminile, avanti soltanto alla Grecia. Non solo: secondo la ricerca di Openpolis, come riportato in un articolo di pochi giorni fa del Sole 24Ore, nei maggiori paesi Ue le donne con due figli partecipano al mercato del lavoro in misura maggiore delle italiane senza figli. 

Alessandra Angioletti

Pubblicato il 18 ottobre 2019

  • Condividi questo articolo:
  • j
Torna su