Coronavirus, ecco come si prepara al Natale la residenza per anziani 'Sant'Agnese'
Lodovico Andreucci ha intervistato Manuela Iacopini, la responsabile della struttura di residenza per anziani “Sant’Agnese”, per avere le sue impressioni sulla vita della struttura durante l’emergenza sanitaria e con l’avvicinarsi del Natale
Iacopini, come passerete il Natale in struttura?
«All’interno della struttura, per quanto possibile, cercheremo di far vivere ai nostri nonni un Natale il più normale possibile. In questi giorni cominceremo l’allestimento del presepe e dell’albero dove i nostri ospiti collaboreranno in maniera attiva. L’ambiente comincerà a trasformarsi con tutte le decorazioni natalizie, gli operatori avranno in testa cappelli da babbo Natale o corna da renna e le classiche canzoni natalizie faranno da sottofondo alle nostre giornate. Purtroppo quest’anno non potremo aspettare Babbo Natale insieme a tutti i familiari, ma lo aspetteremo noi insieme ai nostri nonni perché nonostante tutto sappiamo che anche quest’anno Babbo Natale arriverà per portare doni e gioia a tutti loro».
Come saranno gestite le visite in questo periodo natalizio?
«Purtroppo anche l’ultimo Dpcm non cambia la normativa riguardo alle Rsa che restano ambienti chiusi all’esterno. Stiamo pensando in questi giorni a qualche soluzione che possa permettere ai nonni di poter vedere i loro cari, non solo attraverso uno schermo (con le videochiamate che vengono fatte), ma più da vicino. Ovviamente la paura è tanta, ma credo che si possa trovare una soluzione sicura per donare una gioia vera ai nostri nonni».
Quali sono le sensazioni che gli anziani stanno vivendo?
«I nonni chiedono ogni giorno quando tutto questo finirà, quando potranno riabbracciare i loro cari. Qualcuno vorrebbe tanto poter passare le festività a casa e riabbracciare figli e nipoti. Per noi è molto triste e difficile dover spiegare loro che questo non sarà possibile. Indubbiamente la lontananza è sempre difficile, ma in un momento come quello delle festività natalizie tutto diventa ancora più duro da accettare».
C’è una differenza rispetto alla prima ondata della primavera del 2020?
«Sicuramente rispetto alla prima ondata c’è un’amara consapevolezza di sapere che questa situazione potrebbe prolungarsi per ancora molti, troppi mesi. L’inverno è lungo, i contagi continuano ad essere molti e perciò si allontana per tutti il pensiero di un ritorno alla normalità e resta per tutti la paura che questa lontananza possa essere definitiva. Tanti familiari sono preoccupati di diventare solamente dei volti confusi nella mente dei loro genitori o addirittura di non poterli rivedere. Durante alcune telefonate con i familiari ci facciamo forza a vicenda ripetendoci che facciamo tutto questo per il loro bene, ma la tristezza è tanta e questa seconda ondata ancora più difficile da accettare».
Lodovico Andreucci
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Pubblicato il 13 dicembre 2020