Cresce l'Archeodromo di Poggibonsi: inaugurata la terza parte. Quarta struttura prevista prima di Natale

«Quello dell'Archeodromo è un progetto che viene da lontano - ha detto il sindaco del Comune di Poggibonsi David Bussagli -, che inizia con l'idea della valorizzazione del parco della Fortezza, che per molto tempo non è stato utilizzato dalla comunità. Un progetto che risale agli anni Ottanta, all'idea del recupero di tutta l'area e del lavoro sulla storia della nostra città come elemento fondamentale e fondante. Questo percorso ha visto da subito protagonista l'Università di Siena con le campagne di scavi che si sono succedute negli anni, affidate prima al professor Riccardo Francovich e negli ultimi anni al professor Marco Valenti»

 
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L'Archeodromo, il primo museo open air dedicato all'Alto Medioevo, continua a crescere e lo fa da tutti i punti di vista. Dopo il grande successo di visite e partecipazione ottenuto nei primi mesi dell’anno, con un boom di prenotazioni, più di 30mila visitatori e oltre 5mila studenti venuti da tutta Italia, la ricostruzione in scala del IX e X secolo scavato all’interno della Fortezza Medicea dagli archeologi dell’Università degli Studi di Siena, si espande anche fisicamente. Ieri è stata infatti inaugurata la terza capanna, dopo le prime due aperte rispettivamente nell’ottobre del 2014 e nel gennaio del 2016.

La giornata è cominciata alle 16.00 con le consuete attività di living history. Alle 17.30 gli interventi delle autorità e il taglio del nastro della terza struttura abitativa. La nuova capanna ("C32", scavata nel 2004) ha dimensioni di 6x5 metri e un'altezza intorno ai 4,50 metri, coerentemente alla documentazione archeologica. Si tratta di una struttura ad armatura di pali semplice, rettangolare, due navate, elevati in terra pressata (due piani tramite soppalcatura, pavimentazione in terra battuta, due focolari uno interno, l'altro esterno), molto spoglia, trattandosi dell'abitazione di una famiglia povera. A differenza della longhouse, qui non sono stati rinvenuti resti di ossa animali, a riprova del fatto che soltanto il dominus mangiava carne.

«Quello dell'Archeodromo è un progetto che viene da lontano - ha detto il sindaco del Comune di Poggibonsi David Bussagli -, che inizia con l'idea della valorizzazione del parco della Fortezza, che per molto tempo non è stato utilizzato dalla comunità. Un progetto che risale agli anni Ottanta, all'idea del recupero di tutta l'area e del lavoro sulla storia della nostra città come elemento fondamentale e fondante. Questo percorso ha visto da subito protagonista l'Università di Siena con le campagne di scavi che si sono succedute negli anni, affidate prima al professor Riccardo Francovich e negli ultimi anni al professor Marco Valenti. Questi scavi hanno dimostrato che c'era una storia da raccontare che era precedente a quella che conoscevamo meglio (quella dell'XI e XII secolo), che però aveva la difficoltà di una lettura possibile solo per gli addetti ai lavori. E' lì che è nata l'idea di una ricostruzione in scala reale, un'operazione innovativa, che si è tradotta in quello che vedete oggi». 

«Il fenomeno - ha aggiunto - è crescuto in termini di attenzione, di partecipazione da parte dei poggibonsesi e non. Nel momento in cui inauguriamo la terza struttura, siamo anche in grado di comunicare che nelle prossime settimane partiranno i lavori per la realizzazione di altre due strutture proprio qui davanti. Un percorso che ha aperto anche possibilità nuove per la nostra città, che ha una vocazione manifatturiera e industriale, che si è invece aperta negli ultimi anni al turismo anche grazie al lavoro che stiamo facendo insieme ai Comuni vicini. Un percorso che oggi segna un altro passo fondamentale, che non è concluso e che non si concluderà nei prossimi mesi ma avrà bisogno di alimentarsi nei prossimi anni. Questa struttura è realizzata anche grazie all'aiuto di miganti e richiedenti asilo che sono ospitati nei centri di accoglienza del Comune di Poggibonsi e degli altri comuni della Val d'Elsa. Sono arrivati in due/tre inizialmente, poi questo numero è cresciuto. E' una forma di gratitudine nei confronti della comunità che li ospita e un modo per imparare a conoscere la storia del nostro territorio. Un modo in cui si persegue l'obiettivo dell'inclusione all'interno della società e l'Archeodromo ne è un esempio».

«I miei ricordi mi riportano alla lettura del Davidsonh sulla storia di Firenze - ha detto nel suo intervento Eugenio Giani, presidente del consiglio regionale -, nel quale affermava che l'unico modo per acquisire informazioni sulla storia era una diretta frequentazione degli archivi. Lo storico tedesco riportava Poggio Bonizio come presente in tutti gli eventi fondamentali che hanno caratterizzato la vita della Toscana dagli inizi del 1000 fino al 1270 quando fu rasa al suolo. Sicuramente è stata una delle città più importanti della nostra regione, faceva parte delle leghe, delle intese, dei rapporti col Papa e con l'imperatore. Nella Toscana dei guelfi e ghibellini qui, in questo altopiano, sorgeva una città significativa, strategica e lo vediamo, che aveva le sue radici in una storia. Le riproduzioni di quello che doveva essere il primitivo villaggio rappresentano anche per le nuove generazioni il modo di trasmettere l'archeologia, come un'attività estremamente viva, in grado di provocare emozioni e suggestioni che ci fanno calare nella storia come fosse oggi». 

«Vorrei sottolineare che ciò che vediamo oggi non è un parcogiochi, non è finto, è prima di tutto il risultato di un progetto di ricerca - ha dichiarato Magnifico Rettore dell'Università di Siena Francesco Frati - C'è qui la scienza della ricostruzione storica, dell'archeologia, che ci aiuta a capire come si viveva nel nostro passato. Questo non è un modo per attirare qualche ragazzo sul poggio, ma il modo per far vedere che la ricerca scientifica è in grado di produrre dei risultati importanti. Siamo molto orgogliosi che a Siena ci sia una scuola di archeologia che fa parlare di sé attraverso i risultati del proprio lavoro. Spesso si accusano i professori e i ricercatori di stare nella loro "torre d'avorio", dove pontificano e parlano di cose incomprensibili ai più. Il secondo elemento che vorrei rilevare è che, al contrario, questo che abbiamo davanti è un grande esempio di public engagement. I risultati della ricerca sono mostrati alla gente nel modo più fruibile possibile per far capire effettivamente cosa c'è dietro, affinché tutta la popolazione possa goderne. Il miglior modo per legittimare il lavoro degli scienziati è quello di raccontarlo alle persone. Da questo punto di vista Riccardo Francovich è stato un grande maestro anche nell'approccio e nell'indicare nel contatto con gli altri una strada da seguire. Bentornati nel Medioevo». 

«Siamo quasi a metà progetto», ha precisato il professor Marco Valenti, direttore scientifico del progetto e del parco, che è intervenuto in chiusura, prima del taglio del nastro. «Sia nell'attività di scavo, che di costruzione della struttura e anche nell'attività di "animazione" ci sono solo archeologi - ha spiegato -. Non ci sono attori, performer, improvvisatori, ma archeologi che hanno imparato e stanno ancora imparando a relazionarsi con la popolazione, che poi è la parte finale del nostro lavoro. Studiamo, comunichiamo con la cosiddetta comunità scientifica, ma dobbiamo relazionarci anche con chi non fa il nostro stesso mestiere. E' un nostro dovere restituire il sapere in maniera accessibile, altrimenti quello che abbiamo fatto ha poco senso. Questo è l'obiettivo dell'Archeodromo che cerchiamo di portare avanti». 

Hanno portato il proprio saluto anche la professoressa Gabriella Piccinni, direttrice del Dipartimento di Scienze storiche e dei Beni culturali dell'Università di Siena, e Alessandro Ricceri, presidente della Fondazione Musei Senesi. Erano presenti le autorità militari e Massimo Calosi, direttore operativo di Estra Energie Srl.

Il progetto è nato con risorse Arcus SpA e sulla volontà della Fondazione Musei Senesi e del Comune di Poggibonsi, con il supporto scientifico dell'Università di Siena. Fondamentale il supporto logistico-operativo e didattico-divulgativo di Archeotipo srl e dell'Associazione Culturale Started e quello gestionale di Fondazione Elsa. I lavori di questo terzo lotto sono stati realizzati da Archeotipo srl, società di archeologi ex spin off dell'Università di Siena che opera nel parco e nel museo open air, con il sostegno da Estra Spa che ha contribuito tramite lo strumento dell'Art Bonus. Complessivamente, da progetto esecutivo approvato dal Comune, il villaggio è composto di diciassette strutture riscontrate nello scavo.

Alessandra Angioletti

Pubblicato il 23 settembre 2018

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