Didattica a distanza, anche in Val d'Elsa ecco la protesta ''NoDad''

Lanciata sui social l'iniziativa per boicottare le lezioni a distanza l'8, 9 e 10 giugno

 DIDATTICA A DISTANZA
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Riapertura scuole e didattica a distanza: inquesti mesi di lockdown ha preoccupato (e preoccupato) il tema scuola. E se l'anno scolastico sta volgendo al termine senza tornare in classe, dalla Val d'Elsa si alza un grido di protesta. Un gruppo di genitori della nostra zona che si sono uniti via social (il gruppo Facebook ha già raggiunto 2.000 adesioni, con la prospettiva di fondersi con altri gruppi "Noad" di tutta Italia. Abbiamo fatto qualche domanda ad Angela Cecconi, una delle madri che ha promosso l'iniziativa:

Le principali difficoltà riscontrate fino ad ora nell’utilizzo della didattica a distanza

"La più immediata è aver catapultato gli studenti, sopratutto quelli delle elementari, in un metodo di studio mai provato fino a ora. Molti non avevano mai usato un computer o tablet. In secondo luogo la necessità della presenza di qualcuno durante la lezione che potesse aiutarli con la connessione etc (sempre nella fascia elementari). Poi, una volta connessi e imparato a usare il computer, c’è il problema della soglia di attenzione che è sempre molto bassa".

Come è nato questo progetto di protesta?

"Semplicemente dalla volontà di farsi sentire dal ministro dell istruzione affinché non si azzardi nemmeno a riproporre la didattica online a settembre. Siccome abbiamo tre mesi davanti per prepararci, e non sono nemmeno molti, abbiamo bisogno che il governo dia agli istituti e alle amministrazioni locali le linee guida da seguire in modo da prepararsi per tempo. La nostra paura è che la direttiva venga data a agosto, e, quand’anche fosse positiva nel senso che le scuole riapriranno, gli istituti non faranno in tempo ad adeguarsi e dovremo ricorrere di nuovo alla Dad".

Classi divise: siete d’accordo? 

"Assolutamente no. Non siamo d’accordo con nessuna forma di didattica a distanza e cambiamenti negli orari. In europa già oggi sono riaperte molte scuole senza grossi danni (in molti casi nessuno). quindi si può sicuramente fare anche da noi".

Quante persone aderiranno alla protesta degli ultimi giorni di scuola? 

"Per quanto riguarda la mia singola iniziativa credo che siamo intorno ai 2500/3000 persone minimo, perché oltre all’adesione di oltre 2000 persone sul gruppo facebook abbiamo molte adesioni avute tramite whatsapp, che non saprei quantificare con precisione. Ma di persone  dal 3 giugno in poi smetteranno di collegarsi sono decine di migliaia, in quanto in tutta italia molte città si stanno muovendo autonomamente (attraverso associazioni e anche sindacati di docenti) in questa direzione attraverso altre iniziative, come il “no dad day” del 3 giugno". 

Quali sono le vostre proposte per ripartire a settembre e cosa chiedete in questo momento (difficile) alla scuola?

"La differenza fra il mio “piccolo movimento” e molti altri è che non ci siamo concentrati sulle soluzioni. Il principio è che trovare soluzioni non è di nostra competenza e quindi ci basiamo semplicemente sul fatto che essendo il corona virus un male globale, e vedendo che all’estero il problema è stato risolto in molti paesi, sicuramente può essere fatto anche qui. Tendenzialmente credo che non ci sia un problema di soldi o spazi, perché se a settembre le famiglie ricorreranno e riceveranno ancora il bonus baby sitter, il conto è facile: in una classe in cui 10 famiglie ottengono questo bonus, il governo elargirà 6.000 euro al mese (se il bonus rimane 600 euro e non arriva a 1.200 come ho sentito dire). Con 6.000 euro non si paga un docente in più e non si affitta un locale per dividere la classe ma garantire lo stesso lezioni in aula?"

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Pubblicato il 28 maggio 2020

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