''Frammenti di leggerezza, per non avere macigni sul cuore''
Nella prima settimana di una nuova fase in questo tempo di urgenze, non voglio fare bilanci, né dedicarmi ad una categoria di persone a discapito di altre
Non partivamo dallo stesso punto, per cui l’emergenza ci ha colpiti e limitati in modo diverso ma credo che a tutti abbia imposto un’inversione di rotta, cambiando piccole o grandi cose.
Ho spesso pensato al fatto che, durante situazioni estreme, ci viene insegnato a non portare dietro il superfluo, a spogliarci di tutto ciò che non è fondamentale e che può diventare un peso, una zavorra.
E’ così nelle prove di evacuazione a scuola: tutti in fila, senza zaini, fiocchetti, borracce e panini..si impara a portare il proprio guscio lontano da un pericolo.
E allora, una volta tolte le foglie esterne, sicuramente le più coriacee ma non necessariamente le più autentiche, cosa rimane? Al netto degli impegni, dei progetti, degli incontri, delle gite fuori porta, dei lavori, dei ruoli e dei titoli, delle abitudini e dei gusti radicati, di cosa siamo fatti noi?
Senza quelle tante “bucce” esterne, si può forse accedere ad una parte leggera che non è, per dirla con le parole di Calvino “superficialità ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”.
Da quel togliere dallo zaino pesi e limiti, contattando parti più libere e leggere, si può forse ripartire adesso.
Ho quindi, dopo averlo chiesto a me stessa, rivolto a pazienti, amici, colleghi, familiari, bambini questa domanda: “in questo periodo difficile, ci sono cose o aspetti di te di cui ti sei alleggerito per poter volare verso nuove abitudini e progetti?”
Quello che mi è tornato indietro, come sempre, è stato molto di più di ciò che avessi dato e sperato. Fotografie, lettere, frammenti di parole preziose come fiori di loto, che restano bellissimi nonostante nascano dal fango.
Ecco alcune di queste risposte sulla leggerezza, spero che possiate godere del panorama e, se vorrete, aprire anche voi un piccolo scorcio di ossigeno sul mondo, condividendolo con un messaggio. Come per un viaggio, chi ancora non ha visto quel panorama, ve ne sarà certamente grato e voi potreste focalizzarlo più nitidamente, se è vero, come è vero, che ci vuole un testimone per sancire i momenti importanti della vita e vederli nella loro luminosità.
Scorci di leggerezza…
“Mi sono liberato dall’idea che dovessi controllare tutto e mostrarmi perfetto per essere amato”.
“Mi sono spogliato dell’idea che, per sentirmi nel giusto, dovessi sempre correre. Ho capito che rallentare dilata il mio tempo e lo arricchisce di senso”.
“Di fronte a una lista di cose da fare, ora non sento più un senso di impotenza”.
“Mi sono alleggerita dell’idea che non avessi poi tanto bisogno degli altri. Adesso posso dirmi con maggiore libertà che mi manca il contatto, le mani che si incontrano per scambiarsi un accendino”.
“Mi sento alleggerita pensando che mi posso alzare e gestire io i miei impegni e non qualcun altro”.
“Mi sono sentita leggera ogni volta che ho potuto ascoltare la natura senza il ticchettio dell’orologio, fatto carezze ai miei animali, sentito l’assenza del cattivo odore prodotto dallo smog. Ho avvertito leggerezza ogni volta in cui, finalmente, mi sono sentita anche io”.
“Mi sono sentito leggero forse nell’osservare che la mia ipocondria veniva adesso condivisa da molte altre persone e ho percepito di essere meno solo”.
“Mi sono liberata dell’idea di spremere ogni momento e che, come Cenerentola, in ogni uscita potesse spuntare il principe azzurro a salvarmi”.
“Mi sento leggero per aver ristretto le mie ipotesi sul futuro alle 24 ore, senza il bisogno di andare troppo in là”.
“Nonostante gli stati d’animo legati ad ansia, paura, preoccupazione e nervosismo, la mia CASA è stata per me davvero un rifugio. A casa con la mia famiglia, ho sentito il mio cuore leggero”.
“La leggerezza di scoprire nuove abilità e vecchie passioni, lasciate indietro non per mancanza di tempo ma per non scontrarmi con la delusione di non aver fatto quello che avrei voluto nella vita”.
“Un libro, i fiori e un maglione. Non avevo mai pensato prima di metterli insieme…di accorgermi come in maniera semplice hanno fatto un pezzo di strada con me, e mi hanno aiutata a rendere il bagaglio più leggero… un fiore bianco, il preferito di nonna. I fiori bianchi che comunque fioriscono…sempre”.
“Ho cercato di volare verso nuove abitudini: talvolta ho volato alto, talvolta sono rovinosamente caduta a picco. Mi ha dato allegria creare una nuova rete di legami con le “mie” persone che, se prima erano importanti, ora sono fondamentali.”
“Mi ha reso orgogliosa e piena di speranza vedere che la forza di volontà rende tutti capaci di compiere nuove imprese nel mio lavoro di insegnante”.
“Se per alleggerita si intende spogliata di qualcosa, in casa non ho indossato mai le scarpe!”
“Ho contattato la mia fragilità, sentito che c’è più gioia nel dare che nel ricevere…mi ha colpito l’amore tra i coniugi, il loro sostenersi se malati…”.
“Mi sono visto togliere molte cose ma mi sento alleggerito dal non dover più correre da un impegno all’altro: come se avessimo tirato il freno della macchina e ora andiamo tutti più piano. E io mi sento un pochino più rilassato”.
“Mi sono sentita un pò leggera ogni giorno, mentre ballavo in cucina”.
“Ho sentito, proprio in questa situazione paradossale, una sorta di alleggerimento nei rapporti interpersonali e ho tirato le fila di un nuovo equilibrio di rapporti”.
“Mi sono ritrovata, come non mi accadeva più dalla maternità, a riprendere parte alla vita economica, politica, nazionale del paese”.
“Sono cadute le nostre maschere, le nostre pretese e abbiamo scoperto che abbiamo bisogno di tutti, anche se ormai adulti. Abbiamo bisogno di un segno di tenerezza, di amore, di saluto perché siamo pensati per essere con gli altri”.
La leggerezza non toglie il peso, né restituisce del tutto il fiato che a volte in questi giorni manca ma costituisce lo spiraglio tra le porte chiuse, la speranza nella delusione, l’asso in questa partita difficile.
Giulia Lotti - Sono nata e cresciuta a Poggibonsi, dove vivo con la mia famiglia. Mamma di Stella e Pietro, rispettivamente di 5 e 9 anni. Svolgo sul territorio l’attività di psicoterapeuta, lavorando sia in libera professione, alla Pubblica Assistenza di Poggibonsi, che presso la Casa di Reclusione di San Gimignano. La mia passione per le storie di vita nasce fin da bambina, quando chiedevo a mia nonna di leggermi fiabe e racconti i cui protagonisti erano persone impegnate nelle varie tappe del vivere quotidiano, che amavano, soffrivano e, a loro modo, provavano a disegnare i confini entro i quali esistere. Con il tempo, ho coltivato l’amore per la lettura e per la scrittura introspettiva, scegliendo poi un lavoro attraverso cui le storie e i protagonisti dei racconti di vita trovassero uno spazio, quello della terapia, appunto, dove potersi fermare, raccontarsi e raccogliere l’entusiasmo necessario per riprendere il viaggio. La rubrica “Una stanza tutta per sé” vuole essere un’occasione per riflettere, condividere storie, tessere un filo comunicativo tra le persone. Una stanza per noi ma con finestre comunicanti, da cui poter parlare, ascoltare, entrare in sintonia con noi stessi e con gli altri.
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Pubblicato il 10 maggio 2020