Fusione dei Comuni, Barberino e Tavarnelle al voto

Ci sono Comuni che sono passati da gestioni associate di servizi e unioni, altri si sono fusi senza tappe intermedie. La Regione ogni volta ha incentivato la scelta con 500 mila euro l'anno (per cinque anni) di contributi straordinari, 250 mila euro per ogni vecchio comune. A queste risorse utili per dare fiato a progetti rimasti troppo a lungo nel cassetto o per tamponare tagli sui trasferimenti statali si sono sommate deroghe sulla spesa in bilancio e contributi statali straordinari

 
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Domenica 11 novembre e la mattina di lunedì 12 si terranno in Toscana cinque referendum consultivi per i dieci Comuni che hanno scelto di fondersi, a due a due. Tra questi ci sono anche quello di Barberino Val d'Elsa e di Tavarnelle. Fino al 1893, per seicento anni, erano un comune unico, poi separati e più di recente tornati a collaborare all'interno della stessa Unione comunale.

Sei anni fa la Toscana contava 287 Comuni, che già in proporzione erano assai di meno che in altre regioni, effetto anche delle riforme settecentesche del granduca Pietro Leopoldo. All'inizio di quest'anno se ne contavano 274, tredici in meno come i sì che fino al 2017 hanno prevalso in tredici referendum su venticinque.

Ci sono Comuni che sono passati da gestioni associate di servizi e unioni, altri si sono fusi senza tappe intermedie. La Regione ogni volta ha incentivato la scelta con 500 mila euro l'anno (per cinque anni) di contributi straordinari, 250 mila euro per ogni vecchio comune. A queste risorse utili per dare fiato a progetti rimasti troppo a lungo nel cassetto o per tamponare tagli sui trasferimenti statali si sono sommate deroghe sulla spesa in bilancio e contributi statali straordinari, per dieci anni, pari al 50 per cento dei trasferimenti erariali attribuiti per l'anno 2010, fino ad un massimo di 2 milioni per ciascun beneficiario.

«In una fase storica come quella che stiamo vivendo caratterizzata dal progressivo allontanamento dei cittadini dai luoghi decisionali, dall'irruzione dei poteri economico-finanziari nei processi di governo, dal diffondersi di sentimenti diffusi di antipolitica che alimentano i populismi, è necessario un rafforzamento del ruolo dei Comuni, cioè l'esatto contrario del loro smantellamento». Lo dice Marco Buselli, Sindaco di Volterra e tra i fondatori di Orgoglio Comune il movimento che dal 2016 ha interessato 5700 primi cittadini italiani sensibilizzandoli sul tema delle fusioni.

«Il mio appello - aggiunge -, in vista del voto in dieci Comuni toscani è che i cittadini votino convinti per il no alle richieste di fusioni imposte dall’alto, riaffermando così la centralità dell’istituzione comunale quale luogo identitario di una comunità. Purtroppo il modo in cui oggi molta parte della classe politica italiana affronta il tema delle fusioni dei Comuni, proponendone in alcuni casi l'obbligatorietà per legge, in altri promuovendo processi che ne sanciscono l'obbligatorietà di fatto, segna un insostenibile attacco alle autonomie locali e all'esistenza stessa dei piccoli Comuni. Le politiche di valorizzazione e coordinamento di territori e Comunità devono essere perseguite con convinzione e determinazione, attraverso l'uso delle funzioni associate, da esercitare attraverso le Unioni e Convenzioni. Queste ultime, Unioni e Convenzioni, vanno considerate un modello istituzionale stabile - non qualcosa di propedeutico alla fusione - in grado di assicurare servizi efficienti con minori costi».

Pubblicato il 9 novembre 2018

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