Condannato perché inviava troppe mail al Comune: assolto dalla Cassazione

Era stato accusato di aver intralciato l’attività del Comune di Barberino Val d’Elsa

 BARBERINO TAVARNELLE
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L'uomo era stato accusato di aver infastidito e ostacolato l'attività del Comune di Barberino Val d'Elsa con continue mail, facendo richieste di accesso agli atti, spesso immotivate, come riportato da La Repubblica.

Fu condannato in primo grado a sei mesi di reclusione per reato di interruzione di pubblico servizio, ma il verdetto è stato cambiato dalla corte d'appello, riconoscendolo innocente un anno fa. Oggi la Cassazione respinge il ricorso della procura generale, convalidando la non colpevolezza del geometra poggibonsese.

La storia inizia nel 2011, quando, ad esempio, solo tra il 19 e 21 luglio, l'uomo aveva inviato 22 fax ed email al sindaco di Barberino Val d'Elsa, agli uffici comunali e alla polizia municipale a proposito di una pratica edilizia presumibilmente illegittima. Continua poi fino al 2014 con le sue innumerevoli richieste che lo porteranno alla condanna in primo grado a 6 mesi di reclusione per interruzione di pubblico servizio (pena sospesa previo pagamento di una provvisionale da 5mila euro). “La condotta tenuta dall'imputato - si leggeva nella motivazioni - ha letteralmente invaso una pluralità di uffici e servizi comunali con richieste incessanti trasmesse a breve distanza di tempo”, secondo quanto riferito sempre da La Repubblica.

Questa decisione è stata in seguito rovesciata in appello. Come indicato da La Repubblica, nelle motivazioni della sentenza di secondo grado si può leggere: “È emerso che tutte le questioni che venivano sollevate nelle istanze proposte dall’imputato erano legittimamente rivolte a sollecitare la pubblica amministrazione a procedere ad accertamenti e valutazioni previste dalla legge”. “In tal senso - proseguono i giudici - il numero di istanze, la loro complessità tecnica e le conseguenti difficoltà che creavano ai dipendenti per esaminarle (....) non costituiscono ragioni valide per rendere l’esercizio di un’attività legittima un reato”. Questa valutazione è stata oggi confermata dalla corte di Cassazione, che ha rigettato il ricorso della procura generale e condannato il comune di Barberino Val d’Elsa al pagamento delle spese processuali.

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Pubblicato il 15 febbraio 2021

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