Geotermia. Sonoro il no di Radicondoli alle nuove trivelle
Cittadini di tutte le età si sono ritrovati sotto le finestre del sindaco, solidale con loro e consapevole dei problemi che i nuovi insediamenti di Magma Energy - Graziella Green Power, causerebbero al territorio. «Il paese - continuano - che finora ha saputo far convivere la geotermia con altre economie presenti, come il turismo e l'agricoltura, rischia di veder distrutto l'attuale equilibrio trasformandosi in un grande ed esteso distretto industriale di tipo speculativo e invasivo
Stamani, alla notizia che Stefano Boco, ex senatore dei Verdi ed ora presidente di Magma Energy Italia (la società industriale titolare del progetto geotermico Mensano), sarebbe andato dal sindaco di Radicondoli ad annunciare l'inizio dei lavori, i cittadini compatti hanno detto basta. Il paese di Radicondoli, che conosce bene la geotermia (essendo sede storica di ben sette centrali Enel), si oppone con determinazione a questi nuovi progetti piovuti dall'alto. Il motivo? «Perché incompatibili col tipo di economia rispettosa dell'ambiente su cui hanno investito le famiglie che vivono e lavorano nel territorio rurale rimasto integro» ti in piazza sotto al municipio, spiegano con una nota stampa le cittadine ed i cittadini di Radicondoli presenti in piazza sotto al municipio.
Cittadini di tutte le età si sono ritrovati sotto le finestre del sindaco, solidale con loro e consapevole dei problemi che i nuovi insediamenti di Magma Energy - Graziella Green Power, causerebbero al territorio. «Il paese - continuano - che finora ha saputo far convivere la geotermia con altre economie presenti, come il turismo e l'agricoltura, rischia di veder distrutto l'attuale equilibrio trasformandosi in un grande ed esteso distretto industriale di tipo speculativo e invasivo.
«Ci si chiede - concludono - perché si voglia distruggere un'economia, una ricchezza, una storia costruita nei secoli che solo pochi paesi al mondo hanno, a favore di qualcosa di incompatibile con tutto ciò, impianti sperimentali che in questo momento storico non sono neppure indispensabili».
Pubblicato il 10 marzo 2016