I consigli della dermatologa Poggiali su come proteggersi dal sole
La dottoressa Sara Poggiali, dermatologa, ha deciso di chiarire e dare alcuni consigli in merito ad alcune indicazioni su come proteggersi dal sole, soprattutto per quanto riguarda i bambini
Le nuove linee guida internazionali prescrivono di non esporre al sole diretto i bambini fino ai 6 mesi, quindi non si parla di creme solari per bambini sotto i 6 mesi proprio perché questi non dovrebbero essere esposti al sole.
La dottoressa Sara Poggiali (in foto), dermatologa, ha deciso di chiarire e dare dei consigli in merito ad alcune indicazioni su come proteggersi dal sole, soprattutto per quanto riguarda i bambini.
I bambini dai due ai tre anni
La crema solare è l’ultima tra le barriere che vengono consigliate da Ministero e società scientifiche, perché quelle che vengono in precedenza sono, appunto, l’ombra e la non esposizione al sole diretto, soprattutto nelle ore più calde (come sotto il sole di mezzogiorno). Altre indicazioni sono il vestiario, con tessuti che filtrino i raggi UV, con cappelli a tesa larga, occhiali da sole e costumi coprenti, per proteggere fisicamente la pelle dalle radiazioni nocive. La crema solare rappresenta, quindi, in questo caso, l’ultima barriera, una difesa in più, sempre molto importante, ma che si somma a tutte le altre, senza sostituirle.
Le creme solari
Su tutte le creme solari è specificato, con un numero, il fattore di protezione, indicato dalla sigla SPF (sun protection factor), che viene misurato sperimentalmente utilizzando un certo quantitativo di crema, che equivale a 2 milligrammi per 2 cm di pelle. Il numero che noi leggiamo e l’entità della protezione (bassa, media, alta, molto alta) si riferiscono a questa quantità. Nei bambini consiglio solo protezione molto alta Spf 50.
Come si deve utilizzare la crema per i più piccoli
Per un bambino si può pensare a circa 10 grammi di prodotto (nell’adulto almeno 30). L’idea è quella di essere ben coperti, avendo spalmato con accuratezza la crema in tutte le parti del corpo esposte al sole e di rinnovare frequentemente la protezione (ogni 2 ore circa). Inoltre, la protezione va applicata sempre dopo ogni bagno, ma anche se il bambino corre e si rotola nella sabbia, perché la crema viene inevitabilmente rimossa.
Vorrei ricordare che è bene non adoperare creme solari “avanzate” dalle stagioni precedenti. L’efficacia del fattore di protezione non è garantita, per esempio, dopo un anno dall’apertura della confezione. D’altra parte, se si seguono le indicazioni e si applica la giusta quantità di prodotto, si noterà che le creme solari finiscono molto rapidamente.
I filtri solari sono di due tipi: filtri fisici e filtri chimici
Nei bambini sono consigliate le creme con filtri fisici micronizzati come biossido di titanio o ossido di zinco in quanto più inerti. Non vengono assorbiti e difficilmente possono causare reazioni allergiche.
La Food and Drug Administration (FDA), l'ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, ha stabilito che filtri fisici come avobenzone, oxybenzone, octocrylene ed ecamsule presenti in moltissimi prodotti solari, vengono assorbiti nella circolazione sistemica una volta applicati.
Dalla letteratura è emerso che questi quattro principi attivi rimangono in circolo nel corpo per almeno 24 ore dopo l’utilizzo. La loro concentrazione nel sangue continua ad aumentare man mano che l’uso quotidiano persiste. In età pediatrica possono essere perturbatori endocrini ed interferire con il corretto sviluppo e accrescimento
Filtri chimici ed impatto ambientale
Si sente spesso dire che i filtri “chimici” hanno un maggiore impatto anche sull’ambiente rispetto a quelli “fisici”, ma si tratta di una semplificazione scorretta. Tutti i filtri solari hanno, purtroppo, un forte impatto ambientale, che si può anche definire devastante e che colpisce diversi organismi.
Per questo motivo, alcuni di quelli appartenenti alla categoria dei “chimici” sono stati vietati nei Paesi che hanno barriere coralline, come le Hawaii o la Repubblica di Palau, perché interferiscono con il ciclo di vita del corallo e portano al suo sbiancamento ed al conseguente danneggiamento della barriera. Questo non significa che gli altri filtri non incidano sugli organismi marini. L’ossido di zinco e il biossido di titanio hanno, per esempio, un impatto significativo su pesci e molluschi che vivono anche nei nostri mari.
I prodotti con meno impatto
Esistono da qualche tempo dei solari che riportano un bollino che sottolinea il minor impatto sugli ecosistemi marini e sui coralli e che sono prodotti con i filtri che hanno dimostrato di essere, entro certi limiti, meno dannosi. Andando ad approfondire, però, è possibile verificare che il vero problema è l’immissione stessa, nelle acque, della crema solare e di tutti gli altri prodotti cosmetici adoperati.
Probabilmente, allo stato attuale, più che andare in cerca della crema solare “a impatto zero”, che ancora non esiste, è bene usare in modo corretto e sensato i diversi prodotti, operando un giusto bilanciamento tra rischi e benefici e considerando che noi mettiamo la crema solare per proteggerci da seri pericoli. Questa protezione ha un impatto sull’ambiente e proprio per questo va usata responsabilmente.
Quanto tempo stare al sole
Dieci minuti di sole al giorno sono sufficienti per stimolare la produzione di melanina che soprattutto nei fototipi scuri (occhi scuri capelli scuri) rappresenta una protezione naturale dai raggi Uv. Sono, inoltre, importanti per la vitamina D che consente di fissare il calcio nelle ossa, ma che ha anche una azione immunostimolante sui linfociti del sistema immunitario.
Ustioni in età infantile
Le ustioni in età infantile sono un fattore di rischio per il melanoma. Sebbene raro in età pediatrica come tumore, prendo ad esempio un dato, in provincia di Livorno dove si va al mare sempre a tutte le ore e sugli scogli c’è l’incidenza di melanoma più alta di Europa.
Un consiglio anche per gli adulti
Consiglio la protezione 50 anche per gli adulti, soprattutto perché in questo due anni di lockdown e zone rosse non abbiamo avuto modo di abituare gradualmente la nostra pelle al sole. Il solare è anche un anti age che impedisce la formazione di rughe da elastosi solare e previene l’insorgenza di cheratosi attiniche e epiteliomi squamocellulari dovuti a esposizione solare cronica.
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Pubblicato il 29 giugno 2021