Il giovane rapper AND ci racconta il suo videoclip tutto girato a Poggibonsi
Un video rap completamente ambientato nella sua città. Ma cosa c'è dietro alla musica di Andrea Panti? Ecco la nostra intervista
Street art è giovani: un connubio che pare essere sempre di più performante in Val d’Elsa. D’altro canto, proprio Poggibonsi è uno dei Comuni che più ha deciso di puntare strutturalmente sulla cultura "di strada", sia da un punto di vista istituzionale che associativo. In questo contesto sono nati festival come Wild Elsa ed Urban Connection, i quali hanno spesso è volentieri richiamato l’attenzione ed anche qualche critica da parte della cittadinanza.
A Poggibonsi è ambientato il videoclip del singolo Forse passerò, realizzato da Andrea Panti in arte AND (si pronuncia facendo lo spelling, A-N-D). Il giovane artista ci ha raccontato del disco e del suo rapporto con la musica.
Andrea, come vi siete incontrati tu e la musica?
Il mio rapporto con la musica esiste fin da sempre, ricordo ancora che da bambino ascoltavo spesso in macchina quello che passava in radio e mi fissai da veramente piccolo con le canzoni di tiziano ferro. Nemmeno sapevo chi fosse eh ma in radio passava e a me e a mia mamma è sempre piaciuto ascoltarlo allora. Sempre da piccolo, con più certezza ti dico che passava finalmente il rap nelle radio italiane e ricordo che io mi avvicinai inconsciamente a questo genere tramite le hit di Fabri Fibra che sapevo veramente a memoria e canticchiavo coi miei amici delle elementari (che ricordi).
E poi fine hai conosciuto il rap...
Passa il tempo e alle medie scopro vari artisti avvicinandomi sempre di più a tutto ciò. Dalle superiori diventa veramente quotidianità pura ascoltare musica e sopratutto genere rap ma anche indie. Nel periodo delle superiori ho scoperto il mio attuale artista preferito che se proprio devo dire un nome è Tedua, rapper ormai famoso e mia grandissima fonte d'ispirazione (ma non è sola).
Immagino che poi sarai arrivato a comporre qualcosa di tuo
Prima ancora di rappare e cantare ho scritto le prime rime così per conto mio, scrivevo anche cose senza rima puro sfogo adolescenziale e strettamente privato... Chiaramente quelle rime (o quello che erano) non erano niente di ragionato o curato bene, lo facevo e basta ecco. Con il tempo grazie alla mia passione fortissima per la musica e per la scrittura ho pensato: perché non iniziare? E iniziai a scrivere i miei primi testi mentre uno dei miei migliori amici (Marco Masullo, in arte Tokyo) si approcciava alla produzione di beat. Tutto ciò succedeva all'incirca due annetti fa.ì: iniziammo di pari passo e pure tutt'ora stiamo collaborando e progettando insieme.
Parliamo del brano:raccontaci come nasce "Forse passerò’"
Il brano l'ho scritto mesi fa su un beat che mi propose da una prima demo Gabriele Civeli (anche lui prima amico che altro). Il testo racconta dei miei trascorsi di vita e cita pure luoghi importanti per me all'interno di Poggibonsi che menziono anche nel ritornello con la tag "PO".
Nel ritornello ho scritto:
sei cambiata già da un po'
resto nella mia PO
lei non cambia mai, questo già lo so
vecchi passi sai, forse passerò
In questa parte intendo dire che ancora non ho trovato una persona che amo come la mia città e che mi è fedele come la mia città. Nella vita ci sono cambiamenti (nel bene e purtroppo anche nel male, ma è giusto che ci siano). L'amore per Poggibonsi e la sua fedeltà che riesco a sentire non cambia.
Da dove viene l’idea di girare il videoclip interamente a Poggibonsi?
Il brano l'ho registrato presso Startrecordingstudio, studio di Mimmo Buttacavoli presente a Colle di Val d'Elsa. Proprio da Mimmo Buttacavoli sono arrivato su suo consiglio a sentire Edoardo Bellante ovvero il videomaker del video. Edoardo Bellante innanzitutto ha fatto un gran bel lavoro visivo e ne sono soddisfatto perché la "mente" del video sono stato io, nel guidarlo per le strade di Poggibonsi e aggiungendo la sua professionalità e fantasia è venuto fuori un bel lavoro a mio avviso. Nel video si vedono soprattutto i luoghi che cito e a cui sono più legato.
Stefano Calvani
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Pubblicato il 20 marzo 2021