Il progetto al Parco dell'Agrestone è abusivo? Continuano le polemiche
Sull'intera vicenda si è tenuto un dibattito il 6 luglio scorso alla Festa della Liberazione, in cui si è cercato di fare il punto della situazione, mettendo il luce, oltre alle evidenti problematiche, il fatto che sull'intera questione c’è stata poca informazione, tant'è che molti cittadini del quartiere hanno saputo del progetto solo nel momento in cui hanno visto l’inizio dei lavori. Abbiamo parlato con l'architetto Tamara Migliorini e il parroco di San Marziale don Enrico
Sono cominciati da poco più di un mese gli attesissimi lavori al Parco dell’Agrestone per la costruzione del nuovo centro pastorale, tra approvazioni, dissensi e silenzi.
Per fare il punto della situazione ricordiamo che il progetto prevede la realizzazione di due corpi: una chiesa con cappella, aula liturgica, sagrestia e oratorio, da una parte; dall’altra un centro composto da due edifici su due livelli distinti che comprende invece due appartamenti, gli uffici, nove aule, la cucina e un grande salone.
Un gran bel progetto quindi per la comunità, che aspetta un centro religioso da ben 20 anni, se non fosse per alcune irregolarità che hanno portato inevitabilmente a delle polemiche. Il maggiore problema del progetto riguarda la posizione e le grandi dimensioni del complesso. Infatti i nuovi edifici andrebbero a distruggere il grande cuore verde del quartiere, ovvero il suo parco. Per quanto riguarda le dimensioni invece, l’intero progetto risulta inutilmente enorme, poiché adatto per 4mila/6mila persone, quando in realtà i residenti dell’Agrestone sono circa 2mila.
Abbiamo parlato con l’architetto Tamara Migliorini, che oltre a raccontarci le problematiche già evidenziate, ci ha aggiornato sulle ultime evoluzioni del progetto e illustrato alcuni dubbi e perplessità comuni a molti: «Io e tanti altri non siamo contrari alla costruzione della chiesa in sé, chiediamo semplicemente maggiore appoggio, partecipazione e controllo da parte dell’Amministrazione e chi di dovere sulla questione, cercando di trovare anche delle possibili alternative per la realizzazione del complesso, in modo da soddisfare le esigenze di tutta la comunità, quindi sia di quelle persone che sono concordi sulla costruzione del centro e sia di quelle che vogliono mantenere integra la bellezza del parco, magari trovando un luogo più vicino ad altri edifici».
Sull’intera vicenda si è tenuto un dibattito il 6 luglio scorso alla Festa della Liberazione, in cui si è cercato di fare il punto della situazione, mettendo il luce, oltre alle evidenti problematiche, il fatto che sull’intera questione c’è stata poca informazione, tant’è che molti cittadini del quartiere hanno saputo del progetto solo nel momento in cui hanno visto l’inizio dei lavori. Oltre a ciò, come ci ha sottolineato anche l’architetto Migliorini, il Comune e la politica si sono poco interessati alla faccenda, lasciando spazio a molti silenzi. Per adesso, l’unica forza politica del paese che si è interessata alla questione è stato il Movimento 5 Stelle Colle di Val d’Elsa, che ha portato alla luce un’importante e non secondario problema, relativo al fatto che il progetto potrebbe essere abusivo.
Ma facciamo un piccolo salto nel passato. Anno 1997, la Curia chiede al Comune la disponibilità e i finanziamenti per costruire, ma non gli vengono concessi. Per legge, dopo 20 anni, il diritto di costruire decade. I lavori effettivi iniziano a giugno 2017, quindi già dopo lo scadere del ventesimo anno, in pratica quando l’Arcidiocesi non ha più il permesso per farlo.
Tra le possibili alternative, oltre a quella di trovare un altro posto per la costruzione, potrebbe esserci quello di ridimensionare il progetto, al fine di ridurre anche le enormi spese che esso comporta, ovvero all’incirca 1 milione e 294 mila euro.
Oltre ad avere parlato con l’architetto Migliorini, abbiamo chiesto la sua opinione sulla questione al parroco di San Marziale don Enrico, che ha subito provveduto a smentire alcune voci che giravano tra la gente del luogo. Ha chiarito che «nel nuovo centro non verrà fatta una mensa per immigrati, non sarà creato un convitto per suore e non ci sarà il seminario per salesiani, ma che sarà, ad esempio, il luogo di attività per bambini. Le dimensioni del progetto risultano congrue alle esigenze della comunità, poiché destinato sia al quartiere dell’Agrestone sia a quello di San Marziale».
Nella foto il foglio affisso da don Enrico alla chiesa di San Marziale
Mary Piccirillo
Pubblicato il 27 luglio 2017