Il punto sulla situazione del mercato del lavoro in provincia di Siena
L'emergenza sanitaria e la conseguente sospensione delle attività di interi settori hanno rappresentato anche per il territorio senese uno shock improvviso e senza precedenti
“Attraverso l’elaborazione, effettuata dall’ Ufficio Studi della Camera di Commercio, di alcune tipologie di dati provenienti da più fonti (ISTAT, Regione Toscana, Sistema Camerale) - spiega la Vice Presidente Vicaria della Camera di Commercio Anna Lapini” - siamo in grado in delineare un quadro abbastanza esaustivo della condizione del mercato del lavoro nella provincia di Siena. Nel corso del 2020, come purtroppo appare evidente a tutti, l’emergenza sanitaria e la conseguente sospensione delle attività di interi settori hanno rappresentato anche per il territorio senese uno shock improvviso e senza precedenti sulla produzione e sulla circolazione di beni e servizi e conseguentemente sul mercato del lavoro. La situazione dopo il lockdown della scorsa primavera ha visto una sensibile differenziazione dei diversi settori che sono stati colpiti in maniera fortemente eterogenea.
Gli effetti più negativi si sono avuti soprattutto sul settore del turismo e su alcuni comparti del commercio al dettaglio e dei servizi. Anche il manifatturiero, a differenza di altri territori, risulta penalizzato, almeno a livello occupazionale. Inoltre le conseguenze più negative hanno interessato soprattutto alcune categorie: le donne, i giovani e gli stranieri. Si tratta cioè di coloro che più spesso occupano posizioni lavorative meno tutelate, per giunta nei settori e nei tipi di impresa che sono stati investiti più duramente dalla crisi”.
“Nel secondo trimestre 2020 si è assistito a un crollo dell’attività economica, seguito da un recupero, per certi aspetti superiore alle aspettative, nel terzo trimestre e una nuova riduzione nel quarto dovuta alla recrudescenza della diffusione dei contagi - commenta il Segretario Generale della Camera di Commercio Marco Randellini - data la natura dei provvedimenti di sostegno alle imprese e ai lavoratori, gli effetti della crisi si sono manifestati più sulle ore lavorate che sull’occupazione. Ciononostante il numero di persone rimaste senza lavoro è considerevole, soprattutto a seguito delle cessazioni dei contratti a termine non rinnovati e del venir meno di nuove assunzioni in un generalizzato clima di “sospensione” delle attività, ad iniziare proprio da quella della ricerca di lavoro.
Il calo dell’attività e dell’occupazione si è concentrato nei servizi e, complessivamente, ha avuto effetti ridotti nella manifattura. Nella provincia di Siena risultano attivi, nel 2020, circa 116 mila occupati, per il 76% dipendenti ed il restante 24% indipendenti. Rispetto al 2019 si sono perse oltre 2.400 posizioni lavorative, -2,1% in termini relativi. L’andamento non è stato però omogeneo: come già osservato a livello nazionale, la crisi occupazionale si è scaricata particolarmente sulla categoria degli occupati indipendenti (-5,4%) piuttosto che sui dipendenti (-1%), i quali hanno beneficiato delle misure emergenziali di “protezione” (divieto di licenziamento e interventi di sostegno)”.
Occupati in provincia di Siena per settori
“Proprio a livello settoriale, come già sottolineato da Anna Lapini - prosegue Marco Randellini - emergono sensibili differenze: da un lato si trovano settori che subiscono una perdita di posizioni occupazionali, quali il commercio, alberghi e ristoranti, in cui nel 2020 mancano all’appello oltre duemila occupati con una perdita in termini percentuali dell’8,5%, il manifatturiero (oltre 1.300 occupati in meno, -5,3%) e le Altre attività dei servizi (oltre seicento occupati in meno, -1,2%). Dall’altro ne troviamo altri che, invece, presentano una dinamica positiva: l’agricoltura (800 occupati in più, +9,2%) e le costruzioni (oltre 600 occupati in più, +9,3%).
Il tasso di disoccupazione provinciale si colloca nel 2020 al 6,5%, molto al di sotto del valore registrato nel 2019 (9,4%). La diminuzione repentina non rappresenta però una buona notizia: ad una flessione di oltre 900 disoccupati, dai 15 anni in su (-10%), non ha fatto riscontro un corrispondente aumento dell’occupazione (che è invece, come abbiamo visto, diminuita del 2,1%). C’è stata invece una forte crescita degli inattivi nella fascia 15-64 anni (circa 1.250 in più, +2,9%). Ciò dimostra che, nell’emergenza che ha caratterizzato i mesi scorsi e che ha visto il fortissimo rallentamento del sistema economico, una parte non marginale di disoccupati o dei giovani che cercavano il primo ingresso professionale, ipotizzando appunto l’assenza di una qualsiasi possibilità lavorativa, abbia abbondonato la ricerca di ub lavoro Un comportamento che si è tradotto nell’aumento del tasso di inattività (sempre nella fascia di età 15-64 anni) di circa un punto percentuale, che è passato dal 26,1% al 27%”.
I dati recentemente pubblicati dal Sistema Informativo Lavoro della Regione Toscana forniscono un ulteriore punto di vista dell’andamento del mercato del lavoro provinciale.
Nel corso del 2020 le comunicazioni di avviamento al lavoro inviate ai Centri per l’Impiego (CPI) sono diminuite del 21,9%: ciò dimostra che la sostanziale “tenuta” degli occupati è dovuta al fatto che le uscite occupazionali, grazie alle misure straordinarie messe in campo, sono diminuite più o meno come le assunzioni. Le assunzioni sono diminuite in quasi tutte le tipologie contrattuali: le più colpite sono l’apprendistato (-44,1%), il tirocinio (entrambi -41,8%), il lavoro intermittente (-35,8%) e quello in somministrazione (-30,3%).
Sono in ripiegamento anche le forme contrattuali più utilizzate: i contratti a tempo determinato rappresentano il 65% delle assunzioni e diminuiscono del 20,4% rispetto al 2019. I contratti a tempo indeterminato rappresentano l’8,5% delle assunzioni e subiscono una flessione del 14,3%. Infine, sono in diminuzione anche i contratti a progetto/co.co.co. (-23,3%).
La sola tipologia contrattuale che, al contrario, è cresciuta nel corso dell’anno è quella dei contratti di lavoro domestico, che costituiscono il 6,6% delle assunzioni ed aumentano del 14% rispetto all’anno precedente.
Comunicazioni di avviamento al lavoro inviate ai CPI per tipo di contratto - provincia di Siena
Anche a livello di settori di attività prevalgono i segni negativi: sono di particolare rilievo le flessioni delle assunzioni nel manifatturiero (-28,7%), nel commercio (-29,3%), negli alberghi-ristoranti (-49,9%) e nei servizi alle imprese (-34,9%). L’agricoltura riesce meglio di altri settori a contenere il calo delle assunzioni (-8,7%). Unico settore in cui crescono gli avviamenti al lavoro è quello della “PA, Istruzione, Sanità” (+15,1%). Non si riscontrano particolari differenze fra le aree della provincia: flessioni sopra la media provinciale si registrano nell’Amiata (-29,2%), in Valdelsa (-23,6%) e in Valdichiana (-23,1%), mentre la Zona senese riesce a contenere meglio le perdite (-20,1%).
Comunicazioni di avviamento al lavoro inviate ai CPI - provincia di Siena
Più delle comunicazioni di avviamento, diminuiscono i flussi di ingresso in disoccupazione: complessivamente nell’anno sono state registrate 9.004 nuove iscrizioni, il 21,8% in meno rispetto al 2019. Come abbiamo già avuto modo di constatare attraverso i dati ISTAT dei disoccupati, chiusura dei centri per l’impiego e scoraggiamento hanno spinto molti disoccupati a rinunciare a cercare un lavoro a causa delle difficoltà del momento. Si registrano, comunque, sensibili differenze a livello territoriale: nella Zona senese (-22,5%) ed in particolare nella Valdelsa (-29,3%) le flessioni sono state più vistose rispetto alla Valdichiana (-14,5%) e soprattutto all’Amiata (-4,4%).
Flusso di ingressi in disoccupazione per CPI - provincia di Siena
Flusso di ingressi in disoccupazione per CPI e genere - provincia di Siena
La diminuzione è più accentuata fra gli uomini (-23%) rispetto alle donne (-20,9%), a conferma che queste ultime sono state maggiormente colpite dall’emergenza Covid-19.
Flusso di ingressi in disoccupazione per CPI e classi di età - provincia di Siena
L’effetto scoraggiamento si osserva ancora di più fra i giovani: la diminuzione dei flussi di ingresso in disoccupazione fra i giovani sotti i 25 anni è di oltre 4 punti percentuali più elevata rispetto agli over 30.
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Pubblicato il 30 marzo 2021