Il ritorno sui banchi post covid: intervista a due giovani valdelsani
Abbiamo deciso di chiedere ai giovani che affronteranno per la prima volta l’Università e che frequentano anche luoghi di divertimento se non trovano che ci sia stata una disparità nel modello di organizzazione
Per Federica Salvadori anche solo «il pensiero di avere il primo approccio all’Università attraverso lo schermo di un computer mi fa arrabbiare. Ho ed abbiamo chiuso l’anno scolastico in una modalità strana e ricominceremo un’altra esperienza formativa sempre con la solita modalità. Non ho neanche vissuto la maturità come invece è stata vissuta dal resto della popolazione, negli anni passati. Non capisco come sia possibile non vivere realmente l’Università ed invece vedere che si può “tranquillamente” andare a ballare in discoteca, quindi con uno scopo di divertimento più frivolo. Non riesco a capire con quale logica un luogo di educazione e pubblico sia chiuso, mentre un luogo privato e di sostanziale divertimento leggero sia aperto. Altro aspetto da considerare è che per la mia generazione il passaggio dalle scuole superiori all’Università, sarà un cambiamento fondamentale, però non mi sembra sia stato preso in considerazione più di tanto. Sono amareggiata dal fatto di non poter entrare il primo giorno in Università, anche perché credo che l’organizzazione sarebbe più facile, anche da un punto di vista di normative anti-contagio, sicuramente più semplice rispetto ad una discoteca. Sono delusa, è un segno di superficialità».
Anche per Filippo Gigli «è molto strano iniziare l’esperienza universitaria con il sistema telematico, perché questo comporterà la perdita delle prime sensazioni dal vivo. Come ad esempio arrivare all’Università, vedere l’ambiente e conoscere i colleghi. Mi viene un po’ di tristezza a pensare che anziché vivere tutto ciò sarò semplicemente davanti ad un computer ad ascoltare una lezione. Ormai sono mesi che viviamo questa modalità, però la vita fuori dalle nostre case invece scorre e va avanti. Sicuramente non sarà come il primo giorno di Università di un qualsiasi altro studente di un altro anno. È paradossale che avvenga tutto ciò, mentre possiamo andare a ballare in una discoteca. Si nota un’organizzazione contradditoria da parte del governo, questo è più che evidente. Non sono arrabbiato, semplicemente nasce in me un forte senso di sfiducia nei confronti del governo. Sono decisioni totalmente contradditorie. Il fatto che siano “in presenza” le discoteche e non l’Università è indecifrabile. Non voglio dire che andrebbero chiuse le discoteche, anzi semplicemente far presente che se è stato trovato il modo di creare dei meccanismi di anti-contagio nelle discoteche, sicuramente ci saranno anche nelle università. Passa il messaggio che è più importante un’attività economica rispetto ad un’attività formativa».
Lodovico Andreucci
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Pubblicato il 24 agosto 2020