Intervista a Beatrice Boldrini, una sangimignanese testimonial dell'Airc
«Quando ci si trova di fronte ad una malattia come il tumore è il momento di dedicarsi con tutta la passione possibile a quei sogni rimasti troppo tempo nascosti nel cassetto per mancanza di tempo, rimandando a domani»
«Adoro la musica, gli amici, lo sport fra la natura...Da grande sogno di diventare ballerina!».
Sembra la confessione di una adolescente che si affaccia timidamente alla vita con l'entusiasmo e la curiosità proprie di quell'età. In effetti Beatrice Boldrini (a destra nella foto) è una Donna, e la maiuscola non è casuale, che ha già conosciuto la vita godendo di quegli aspetti che in apertura dice di amare profondamente, ma che da quella stessa vita è stata duramente messa alla prova fin dalla tenera età di otto anni.
Mi guarda Beatrice e sono i suoi occhi a parlare prima ancora della sua voce. Raccontano di una voglia di vivere che non si esaurisce nella musica che ama tanto, né nello sport, né negli amici o nel ballo, né tantomeno nel suo lavoro di consulente finanziaria, è la somma di tutte queste cose che le riempie le giornate, che la fa sentire viva ed entusiasta di quello che fa».
Da dove partiamo Beatrice?
«Io partirei proprio da quando avevo otto anni e la mia mamma ne aveva 38 e scoprì di avere un cancro al seno. Ero una bambina ma ricordo bene quegli anni di sofferenza in cui la mamma, consapevole della gravità della sua malattia, doveva crescere due figli in un'epoca in cui il cancro era ancora un nemico invincibile e le terapie non erano certo quelle di oggi».
Cosa ti porti dentro di quella bambina?
«Prima di tutto la perdita e la sofferenza legata a quella perdita che mi accompagneranno sempre. E poi i ricordi legati alla mia famiglia che era di origine modesta con un padre artigiano, la mamma casalinga e un fratello più piccolo. Abbiamo vissuto la serenità di una famiglia semplice che mi ha insegnato l'amore per la natura e per il bello di cui siamo circondati. Cose vere ed autentiche che mi porto dentro come una preziosa eredità. Tutto questo fino al sopraggiungere dell'evento che ha condizionato la mia infanzia e poi la mia vita.
In età adulta, quell'esperienza legata alla mamma mi ha indotta a sottopormi a controlli che ho iniziato all'età di vent'anni, fino a quando dieci anni fa ho subito una quadrantectomia dopo la scoperta di un nodulo al seno. Sono seguite le cure di chemio e radioterapia previste dal protocollo e poi i controlli sistematici che ancora oggi mi accompagnano in un cammino di rinascita iniziato proprio in seguito all'intervento».
Perché parli di rinascita?
«E' stato istintivo iniziare subito una battaglia per la vita, una nuova vita, che mi ha dato la forza di tirare fuori la grinta preparandomi per una gara di sci di fondo che sarebbe iniziata quattro mesi dopo la fine della chemioterapia. Così come è stato naturale dedicarmi al ballo lasciandomi alle spalle l'intervento, le terapie, le paure ed è proprio il Flamenco, grazie alla Fundaciòn Flamenca Andaluza, che mi ha permesso di non perdere mai il contatto con la mia femminilità neanche quando i miei capelli hanno avuto la peggio nei confronti della chemio. Quando ci si trova di fronte ad una malattia come il tumore è il momento di dedicarsi con tutta la passione possibile a quei sogni rimasti troppo tempo nascosti nel cassetto per mancanza di tempo, rimandando a domani. Il Flamenco con i suoi ritmi, con la sua gestualità sensuale, mi ha fatto sentire sempre bella e seducente, è stata una terapia dell'anima oltre ad essere una importante attività fisica che si inserisce in quelle linee guida del corretto stile di vita che tanto ci viene raccomandato».
Cosa è cambiato da allora nella tua vita?
«Oggi sono una testimonial Airc orgogliosa di portare avanti un messaggio di speranza per tutte quelle donne che stanno affrontando lo stesso percorso di malattia e di sofferenza. Collaboro con l'Associazione AndaluSiena, finalizzata a supportare le donne vittime di violenza o coinvolte in cammini e contesti difficili. Vivo la vita con una consapevolezza che prima non avevo godendo di ogni momento come un regalo prezioso di cui essere grata».
Cosa vorresti dire a chi ti legge riconoscendosi nella tua esperienza?
«I progressi della medicina ci consentono di essere ottimiste per le cure che abbiamo a disposizione e che hanno diminuito notevolmente la mortalità legata alla malattia oncologica. Associazioni attive nel nostro territorio come Valdelsa Donna offrono servizi di sostegno psicologico per superare al meglio i momenti di difficoltà e di paura grazie ad una rete di professionisti preparati. La donna non è più sola a combattere la sua battaglia, siamo definite " guerriere" perché abbiamo gli strumenti adatti per combattere, e guardare avanti con fiducia. Questo vorrei dire a chi sta vivendo un momento di sofferenza a causa del cancro, la speranza e la voglia di vivere devono accompagnare ogni percorso di malattia coltivando le proprie passioni,ma soprattutto vorrei ricordare l'importanza dei controlli periodici anche in giovane età perché ho imparato dalla mia esperienza che la diagnosi precoce è l'alleata più preziosa delle donne, il resto dobbiamo farlo con noi con coraggio e determinazione. Può sembrare un paradosso ma la malattia può diventare un'opportunità».
Antonella Lomonaco
Pubblicato il 8 marzo 2019