Intervista ad Annamaria Pianigiani, una donna da sempre in equilibrio tra la famiglia e la politica
I ragazzi de La Voce del Leone, il giornalino scolastico dell'I.I.S. Roncalli di Poggibonsi, hanno intervistato per noi Annamaria Pianigiani. Da sempre impegnata in politica, è stata assessore comunale ed ha fatto dei diritti delle donne la battaglia di una vita
Lei si definisce una donna cresciuta a “pane e politica” e si è concentrata tutta la vita sui diritti delle donne. Ci può raccontare la sua storia?
«Quando ero giovane la politica era molto diversa da quella che è oggi. Io sono di origine “mezzadrile”, cresciuta da dei genitori contadini che, come tutta la mia famiglia, hanno avuto a che fare con la politica. Collegando la politica ai loro bisogni e ai loro diritti. Mia madre fu eletta consigliera comunale nel 1946 a Castellina in Chianti, dove abitavo, alle prime elezioni amministrative del dopoguerra, ed io ho seguito le sue orme. Abbastanza presto ho iniziato a camminare con le mie gambe in questo campo partecipando a riunioni e soddisfacendo al mio bisogno di crescere e di migliorare. I miei sforzi sono stati riconosciuti ed infatti sono stata contattata da diverse parti e ho allargato i miei orizzonti per realizzare altri progetti».
Visto che lei si è concentrata molto sui diritti delle donne e sui loro bisogni, si ritiene soddisfatta?
«In parte sì! Certamente, anche perché mi sono da sempre impegnata per la creazione di un'associazione e poi sono andata a lavorare all'Unione Donne Italiane di Siena e quindi, a 23 anni, mi sono impegnata direttamente in un'organizzazione che si occupava dell'emancipazione delle donne. Insieme ad altre persone mi impegnavo per cercare di cambiare alcune cose, anche nei rapporti familiari e con gli uomini. Ricordo bene che in famiglia avevo uno zio, non sposato, che era intelligente e leggeva il giornale tutti giorni ma era anche molto maschilista e per questo motivo ci scontravamo abbastanza spesso. Per fortuna sono vissuta in una famiglia che non pensava che le donne non avessero diritti».
Sappiamo che ha scritto un libro intitolato “Memorie di un'equilibrista”, ce ne parli.
«Il mio libro è la cronaca della mia vita; anzi, non proprio! Siccome ho sempre avuto poco tempo, avevo buttato giù una scaletta che inizialmente avevo chiamato “diario”, ma dato che raccontavo cose passate l'ho intitolato “memorie”. Parlo delle persone che ho incontrato ma non do giudizi. E' la storia della mia vita, ho scritto in modo semplice anche perché non ho fatto scuole particolari. Ho voluto fare il riassunto di alcuni miei obiettivi come: l‘imparare, cioè il conoscere in senso generale; il costruire, cioè il cercare da quello che si è imparato cose concrete».
Secondo lei abbiamo fatto qualche passo in avanti nel rapporto uomo-donna? Ci sono stati dei miglioramenti?
«Il rapporto è migliorato, ma non è certamente quello che avrei voluto io, né quello che voi vorreste. La strada è ancora lunga. Sì, è vero che sono state emanate alcune leggi che hanno cambiato le cose, specialmente negli anni '70. Ricordo la legge sul nuovo Diritto di Famiglia ad esempio. Mi ricordo che, quando mi sono sposata nel ’62 (nella foto a sinistra), esisteva ancora l'articolo il quale prevedeva che la moglie seguisse il marito... e io credo che quello che si fa vada deciso insieme, moglie e marito. Ricordo che ero proprio scocciata di sentirmi leggere quegli articoli. La Legge sui Consultori, la nuova Legge sulla Maternità e quella sugli asili nido; e poi il referendum sul divorzio, per il quale mi sono impegnata parecchio; e poi la legge sull’aborto. Però tra la “conquista” di una legge, che richiede l'impegno di tutti e poi la sua applicazione concreta, ne passa del tempo. Nell’ultima fase della mia vita mi sono impegnata per le donne pensionate».
Pensa che il suo libro abbia contribuito a cambiare le opinioni di chi lo ha letto?
«Non saprei. Chi lo ha letto si è dimostrato interessato, ma dire che gli è piaciuto è dire troppo. Sono venute molte persone alla presentazione e questo mi ha stupito perché inizialmente avevo scritto questo libro per la mia famiglia e i miei amici, anche perché ho raccontato anche cose non semplici della mia vita».
Ci ha colpito il titolo. Come mai si definisce “equilibrista”?
«Ho sempre pensato di esserlo, purtroppo! Anche per l’epoca in cui sono nata e in cui ho vissuto. Ho dovuto sempre cercare l’equilibrio fra la famiglia, il doversi occupare della casa e la politica. Per il fatto dell’equilibrista, da piccola, sognavo anche di diventarlo, ma camminando sulla trave cascai e tuttora mi è rimasto il segno sul naso».
L’idea che vuole trasmettere quindi è che tutte le donne sono delle equilibriste?
«Sì! Molte lo devono essere; tutte tutte no, ovviamente. Per me è stato un equilibrio continuo; dover correre di qua e di là perché volevo fare politica. Ho lavorato sempre e ho dovuto pensare alla famiglia, ai miei figli anche perché sono rimasta sola... Adesso anche nelle famiglie c’è un po’ più di condivisione rispetto a prima tra uomini e donne».
Che cosa ne pensa di tutti questi femminicidi? Sono il frutto di un mondo che ha perso i valori, o sono il frutto di un equilibrio non ancora trovato tra l’uomo e la donna?
«Sono il frutto del fatto che le donne sono sempre andate più avanti nella ricerca dei valori. Ma ci sono anche uomini che non hanno accettato e tuttora non accettano l'emancipazione femminile. Oggi queste stragi sono molto diffuse. Inoltre ci troviamo di fronte a donne che hanno accettato di dipendere dai propri mariti, e donne che proseguono per la loro strada facendo anche carriera. Devo dire che tutto questo non è facile».
Alla luce di quello che sta succedendo, l’aborto o il divorzio, che almeno sulla carta sono stati raggiunti, sono ancora delle conquiste oppure no?
«Il divorzio non credo abbia poi molti ostacoli, se non quelli obiettivi che si trovano nella coppia; la questione dell’aborto è diversa. Col controllo delle nascite, è molto diminuito il numero delle donne che vi ricorrono, però è anche vero che c’è difficoltà ad abortire perché ci sono molti medici obiettori; spesso non lo fanno per motivi religiosi ma per convenienza. Nel mio libro accenno a questo argomento».
A proposito delle nascite, che ne pensa di tutte queste nascite non “naturali”, delle adozioni richieste dalle coppie omosessuali?
«L’adozione è una cosa molto difficile, ma io penso che i figli devono essere accolti con amore, che siano tra due donne o due uomini ad adottarli è secondario; ci deve essere l’amore intorno a loro. Qualche volta ci sono anche delle forzature, come accade a coloro che vogliono un figlio a tutti i costi».
Volevamo sapere, nel periodo in cui racconta di una sua ipotesi, da donna delle istituzioni, di una possibile ascesa a ruolo di sindaco. E per avere davvero un sindaco donna a Poggibonsi abbiamo dovuto aspettare dalla fine degli anni 60 fino al 2009, cosa le suggerisce questo?
«Questo suggerisce che il ruolo delle donne ancora non è ben visto. Io ho fatto per 10 anni l’assessore però quando venne fuori questa cosa, sembrava che volessi fare il sindaco ma in realtà volevo solo portare avanti i miei progetti. Nel mio partito non fu nemmeno preso in esame anche perché c’erano già due che lo volevano fare e quindi io non mi sarei intromessa anche per l’educazione ricevuta. Questa fu solo un ipotesi giornalistica che venne fuori da un giornale. Io avrei avuto le mie difficoltà ad assolvere questo incarico anche perché avevo due bambini piccoli, il marito che faceva l’operaio, poi ero consapevole che le cose vanno fatte con serietà e che ci voleva la conoscenza di tutte le materie quando io ne conoscevo solo alcune. Sono consapevole che oggi chi arriva al potere non sempre conosce tutte le materie solo che ci sarebbero state molte provocazioni e a causa di ciò se avessi sbagliato non avrei sbagliato solo io ma con me tutte le donne in rappresentanza. Perché se sbaglia un uomo lasciano correre mentre se sbaglia una donna, sbaglia il doppio, e qui si ritorna alla parità di sesso che ,nonostante la lotta per i diritti, purtroppo non è stata ancora raggiunta completamente».
Intervista a cura de La Voce del Leone
Pubblicato il 10 giugno 2017