L'atleta paralimpico Andrea Devicenzi a Gambassi e San Gimignano
«In tutti questi anni, grazie ad un lavoro su me stesso attraverso le mie azioni ed a ciò che pensavo, è maturata la convinzione, che per raggiungere il successo nella mia vita, sportivo, familiare, lavorativo, ecc, non sarebbe stato il numero delle mie gambe a determinare questo, ma tutto ciò che avevo nella mia testa! - dice - Così, nel 2007, ho iniziato un’attività agonistica nel ciclismo paralimpico accettando nuove sfide, ogni volta sempre più importanti»
Andrea Devicenzi aveva 17 anni quando un brutto incidente in moto gli ha cambiato per sempre la vita, causandogli l’amputazione della gamba sinistra. È di Martignana di Po, un piccolo paesino della provincia di Cremona.
«In tutti questi anni, grazie ad un lavoro su me stesso attraverso le mie azioni ed a ciò che pensavo, è maturata la convinzione, che per raggiungere il successo nella mia vita, sportivo, familiare, lavorativo, ecc, non sarebbe stato il numero delle mie gambe a determinare questo, ma tutto ciò che avevo nella mia testa! - dice - Così, nel 2007, ho iniziato un’attività agonistica nel ciclismo paralimpico accettando nuove sfide, ogni volta sempre più importanti».
Partito il 14 marzo da Aosta per percorrere la Via Francigena “un passo alla volta” (questo il motto ideato dalla sua squadra), farà presto tappa anche in Val d’Elsa, supportato da un team di amici e amiche e da alcuni sponsor.
Domenica 15 settembre percorrerà il tratto che va da San Miniato Basso a Gambassi Terme e da lì, il giorno successivo, lunedì 16 settembre, ripartirà per San Gimignano.
«Un cammino nel segno della condivisione, perciò chiunque può seguirci per il tempo che desidera e vivere così la propria ed unica esperienza», spiega l’atleta, che per questo tratto di tragitto dovrà rinunciare al suo fedelissimo amico di cammino, Simone Pinzolo, “bloccato” per motivi lavorativi nella sua città.
Potrà comunque contare su di un folto gruppo di persone che da tutta Italia si uniscono a lui, mentre l'attenzione maggiore è rivolta alla parte del suo corpo che “paga” maggiormente uno sforzo così prolungato: le mani. Andrea, con il supporto di una nota azienda del settore, avrà con sé alcuni materiali da testare per risolvere definitivamente questo disagio che colpisce praticamente ogni persona che si ritrova ad utilizzare le stampelle, non solo per lunghi chilometraggi ma anche per molto meno.
«Nel lontano 2000 - racconta Andrea - rinunciai alla protesi a causa dell’eccessivo dolore e da ciò che davanti a me vedevo nel mio futuro, così ho iniziato ad utilizzare le stampelle e tutto è cambiato, in meglio ovviamente, perciò ora è arrivato il momento di mettere a disposizione di tutti la mia esperienza».
Pubblicato il 13 settembre 2019