“L'Inferno di Ron Howard è un vero blockbuster”. La differenza col libro nella recensione di Andrea Verdiani
Il nostro inviato speciale de La Voce del Leone, il giornalino delL'I.I.S. Roncalli Sarrocchi di Poggibonsi, ha visto al cinema Inferno, il nuovo film di Ron Howard. Ecco di cosa parla e cosa ne pensa: "Alleggerito di alcuni elementi che nel libro sono più prolissi e descrittivi, e tenuti viceversa ben saldi i pilastri storico/narrativi del romanzo, Inferno di Ron Howard è un action thriller canonico e lineare, che punta al semplice intrattenimento; con l'unica eccezione di un finale che, paragonato sempre al libro, risulta leggermente differente (ovviamente non vi diremo i motivi)"
Dopo Il Codice da Vinci e Angeli & Demoni, anche il terzo libro della saga scritta da Dan Brown, con protagonista il professore di Cambridge Robert Langdon, arriva al cinema. Un lungometraggio che vede ancora una volta impegnata la solidale coppia Howard-Hanks, rispettivamente nei panni del regista e del protagonista. Come sarà andata questa terza avventura?
La trama
Il film si apre inizialmente con Robert Langdon (Hanks) in un ospedale di Firenze. Si sveglia senza sapere come è arrivato in Italia. Poi, quando una poliziotta (Ana Ularu) cerca di ucciderlo, il medico di Robert, Sienna (Felicity Jones) lo aiuta a fuggire. La donna ha una passione per le antichità, così viaggia con lui per capire il motivo per cui è inseguito dalla polizia, da un esercito di funzionari dell’Organizzazione mondiale della Sanità (il capo è Sidse Babett Knudsen), da un uomo (Omar Sy), che guida un team di sicari e da un uomo d’affari (Irrfan Khan). Robert ripercorre gli imbrogli del miliardario anarchico recentemente scomparso Bertrand (Ben Foster), che stava tramando di rilasciare un virus che avrebbe ucciso la metà del genere umano, così da fermare la sovrappopolazione. Il suo piano sta andando avanti? Robert può fermarlo in tempo? I prossimi indizi saranno a Venezia e poi ad Istanbul.
Questo l'incipit di una storia che, in pieno stile Brown, porterà la coppia a viaggiare tra le varie città, e soprattutto a navigare all'interno della complessa simbologia di uno dei più importanti letterati del nostro paese: Dante Alighieri. Tutto questo per debellare la diffusione di un virus simile alla peste nera che mira a decimare l'umanità.
La scrittura di Dan Brown è sempre stata fortemente votata all'intrattenimento puro. Dietro ai corposi riferimenti storico culturali, si celano tutt'ora storie che rimandano a dinamiche tipiche degli action thriller moderni. Esattamente come successo per i primi due film diretti da Howard, il regista esalta ulteriormente questa componente, trasformando il suo lavoro in un vero e proprio blockbuster americano. E' bene tenere in considerazione questo elemento nel momento in cui si va a commentare e giudicare questo Inferno. Inferno di Ron Howard è un action thriller piuttosto canonico, lineare e che punta al semplice intrattenimento
Alleggerito di alcuni elementi che nel libro sono più prolissi e descrittivi, e tenuti viceversa ben saldi i pilastri storico/narrativi del romanzo, Inferno di Ron Howard è un action thriller canonico e lineare, che punta al semplice intrattenimento; con l'unica eccezione di un finale che, paragonato sempre al libro, risulta leggermente differente (ovviamente non vi diremo i motivi).
Analisi del film
Nella prima ora, tra l'analisi della Mappa dell'Inferno di Botticelli e la maschera di Dante, tutta la simbologia che ha reso famosa la serie, esce in maniera prepotente. Nella seconda metà della pellicola la citata linearità non si perde, ma il film acquista più ritmo, entra in gioco l'azione (mai comunque troppo marcata), l'interazione tra i protagonisti si ramifica, e più in generale si vira sui canoni puri del blockbuster di genere.
Andrea Verdiani
Nella foto una scena del film
Pubblicato il 24 ottobre 2016