L'intervista alla psicoterapeuta Francesca Giomi

Le conseguenze dei prolungati lockdown negli adolescenti e dei consigli per vivere bene questo periodo

 FRANCESCA GIOMI
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Per analizzare e capire quelle che potranno essere le conseguenze dei prolungati lockdown negli adolescenti abbiamo intervistato la psicoterapeuta Francesca Giomi dell’associazione Dia.Te.So.

L’associazione nasce nel 2014 in Valdelsa, con l’obiettivo di costituire un centro di alta specializzazione professionale accessibile a tutti. Offrono servizi sanitari specialistici, il Centro Medico Specialistico permette di prenotare visite private in numerose specialità mediche. L'associazione di Promozione Sociale si occupa, invece, di servizi specialistici alla persona, dall'infanzia all'età adulta.

Giomi, ipotizziamo di essere nel 2030, come si immagina un giovane uomo o una giovane donna che ha vissuto l'adolescenza in questi anni? Che tipologia di atteggiamento, che tratti di comportamento è presumibile che possano avere? 

«È difficile rispondere a questa domanda, già la scienza ha ampiamente dimostrato che non sono gli eventi di per sé a causare conseguenze negative o impattanti, o per lo meno non per tutti allo stesso modo, ma molto dipende da come la persona li affronta, dalle risorse che ha e che sente di poter mettere in campo. Per questo è difficile prevedere le reali conseguenze del perdurare di questa situazione. Oggi sappiamo quanto sia importante nell’infanzia e nell’adolescenza lo sviluppo di relazioni e la tessitura di rapporti sociali anche per lo sviluppo di un’identità personale sana e integrata. Il lockdown prolungato sta fortemente limitando la possibilità di fare esperienze relazionali e questo, al di là del comprensibile disagio quotidiano, crea diversi problemi che definirei ontologici. Heidegger ci ha regalato la concezione di uomo come progetto-gettato che esiste presso le cose e nella trascendenza dei suoi orizzonti di attesa, Ricoeur invece ci ha permesso di cogliere come l’alterità fatta di corpo e di mondo sia costitutiva del nostro sentire. Se seguiamo questa riflessione riusciamo a cogliere quanto la privazione dell’altro e del mondo possa costituire un vero e proprio ostacolo alla costruzione dell’identità personale che per definizione passa attraverso quell’attività riflessiva che permette di tematizzare l’esperienza secondo un processo di imitazione dell’agire pratico. Ma se questa esperienza viene drasticamente limitata e deturpata nel proprio carattere di apertura al mondo, allora diviene chiaro che ci possono essere conseguenze anche importanti».

Cosa consiglia di fare ai genitori dei ragazzi di oggi per i loro figli, ma anche per se stessi?

«Il consiglio è quello di riprogettarsi, di non rimanere ancorati a un’esperienza passata che oggi non è attuabile, di rivedere le proprie possibilità di azione, di modificarle, di fare appello all’inflazionato concetto di resilienza al fine di riorganizzare la propria quotidianità includendo esperienze e momenti di piacevolezza, cercando di pro-gettarsi nella direzione di un futuro appetibile per se stessi e per i propri figli».

Cosa consiglia ai ragazzi invece?

«I ragazzi di oggi sono i nativi digitali, sono coloro dai quali noi adulti dovremmo imparare in termini di capacità di ri-adattamento alle situazioni. Quello che posso dire loro è di utilizzare al meglio tutte le risorse digitali a disposizione al fine di rimanere in una condizione di socialità e di relazione con l’altro e di mantenere vive le relazioni tessute in precedenza».

Qual è l'augurio che si sente di esprimere perché le cose vadano per il verso migliore?

«Dal mio punto di vista viviamo in un’epoca in cui perfezione e benessere perenne sono gli standard attesi e proprio in quanto attesi faticano a lasciar spazio a momenti di sofferenza o di lieve disagio, in una illusoria e pericolosa aspettativa di non dover mai soffrire nella vita. In un momento come questo, in cui la sofferenza ed il disagio psicologico sono fisiologicamente presenti, il mio augurio è quello di poter cogliere ed accogliere questi stati di sofferenza e poter attingere alle reti circostanti anche attraverso richieste di aiuto».

Lodovico Andreucci

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Pubblicato il 25 aprile 2021

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