La situazione delle imprese in Val d'Elsa, intervista al presidente di Confesercenti
«La situazione - spiega il presidente di Confesercenti Siena e presidente di turno di Rete Imprese Italia Carlo Conforti -, rispetto a quello che viene detto anche a livello nazionale sulla ripresa, diciamo che qualcosa di positivo si vede anche qui. Si vede un po' più di ripresa, soprattutto nell'industria, che porta maggiore tranquillità. La cosa che infatti maggiormente manca è proprio la tranquillità di poter spendere qualcosa, di vedere un futuro. Diciamo quindi che in questo senso c'è un leggero miglioramento, però i numeri si stanno assestando»
E' da poco finito il periodo dei saldi in Toscana. Come sono andati? Quali sono gli altri settori, oltre al commercio, trainanti in Val d'Elsa? Che valore ha il negozio di vicinato rispetto alla grande catena? Abbiamo fatto alcune domande al presidente di Confesercenti Siena e presidente di turno di Rete Imprese Italia Carlo Conforti.
Come sta andando la situazione in provincia di Siena e in particolare in Val d'Elsa?
«La situazione, rispetto a quello che viene detto anche a livello nazionale sulla ripresa, diciamo che qualcosa di positivo si vede anche qui. Si vede un po' più di ripresa, soprattutto nell'industria, che porta maggiore tranquillità. La cosa che infatti maggiormente manca è proprio la tranquillità di poter spendere qualcosa, di vedere un futuro. Diciamo quindi che in questo senso c'è un leggero miglioramento, però i numeri si stanno assestando. Per esempio, dopo una discesa che sembrava inarrestabile, il numero di chiusura dei negozi e il fatturato si sono fermati. Quindi diciamo che è un mondo in trasformazione. Insomma, c'è ben da sperare... Anche se mai la situazione tornerà come era prima, questo è bene metterselo in testa».
I settori più trainanti in provincia di Siena sono l'agroalimentare, il commercio e il turismo. Vale lo stesso discorso anche qui?
«Certo, sicuramente in Val d'Elsa ci sono delle eccellenze (come San Gimignano per il turismo). Sono settori di cui tenere conto, tanto che stiamo facendo richiesta a livello regionale perché per esempio una regione come la Toscana non ha una legge sul commercio e sul turismo, che è quasi una contraddizione in termini».
Confesercenti sta facendo qualcosa in questo senso?
«A breve faremo un'iniziativa come Confesercenti sulla richiesta alla Regione Toscana da parte delle imprese affinché ci sia la fusione dei comuni, perché questo comporterebbe risparmio nei servizi, quindi, meno soldi da richiedere ai cittadini. Non è un caso se sono aumentate così tanto le tasse di soggiorno.
Il Comune dovrebbe, secondo noi, occuparsi dell'accoglienza. Promuoversi a livello comunale è assurdo e spetterebbe alle regioni. In Toscana per esempio ci sono 279 comuni: è chiaro che non possono andare in Regione a parlare 279 persone».
Parliamo di piccole e medie imprese. Quanto è importante valorizzare la bottega a livello sociale?
«Come Confesercenti, abbiamo intrapreso un'ampia campagna di valorizzazione del negozio di vicinato, perché il negozio di vicinato ha anche una sua funzione sociale. Il centro di una città privo di negozi sarebbe senza dubbio mira di bande di malviventi: la luce di un negozio fa sicuramente pubblica sicurezza. In più, lo dice la parola stessa, il negozio di vicinato è vicino alle persone anche da un punto di vista di aggregazione. Una città senza negozi muore, sono fonte di vita e ordine pubblico».
Quali sono i modi per incentivare l'economia dei centri?
«I centri commerciali naturali hanno una valenza fondamentale. Anche se non è proprio nelle corde del commerciante, mettersi insieme vuol dire dare un'offerta maggiore al cliente. Abbiamo creato un tessuto soprattutto qui a Poggibonsi che funziona. Tuttavia, è sempre più difficile portare le persone in centro. L'importante è fare un'offerta sempre più appetibile, solo che non è sempre semplice confrontarsi con l'online o con chi compra sul venduto. E' un mondo che sta cambiando, speriamo anche in positivo».
Alessandra Angioletti
Pubblicato il 21 marzo 2016