Lavoro domestico. Cresce l’occupazione, nonostante pandemia e provvedimenti frammentati
DOMINA ha stilato un primo bilancio delle misure in favore del lavoro domestico, sulla base di banche dati Inps riservate
Domina, Associazione nazionale famiglie datori di lavoro domestico, ha stilato un primo bilancio delle misure in favore del lavoro domestico, stabilite in Italia durante la pandemia in corso. L’analisi, elaborata dall’Osservatorio nazionale Domina sulla base di banche dati Inps riservate, è pubblicata nel Rapporto annuale 2020 sul lavoro domestico. Cresce l’occupazione, nonostante la frammentarietà dei provvedimenti e l’esclusione del settore da alcune importanti disposizioni.
Bonus Baby-sitter. Presentate 1,3 milioni di domande: l’importo massimo varia da 1.200 euro per i lavoratori dipendenti privati e autonomi a 2.000 euro per i lavoratori del settore sanitario o della pubblica sicurezza. I richiedenti rappresentano il 45% dei potenziali beneficiari totali (coppie o singoli genitori con figli 0-14 anni). L’importo complessivo massimo è di 1,7 miliardi di euro, in media 256 euro a bambino. La regione con più richieste è stata la Lombardia (282 mila), seguita da Veneto (161 mila) e Lazio (132 mila).
Libretto famiglia. Prima dell’emergenza COVID-19 veniva utilizzato solo per determinate categorie di lavoratori: piccoli lavori domestici, inclusi giardinaggio, pulizia, manutenzione; assistenza domiciliare ai bambini e alle persone anziane, malate o con disabilità; insegnamento privato supplementare. Nel 2020 è stato utilizzato dal legislatore come strumento per gestire il bonus baby-sitter. Fino al mese di febbraio 2020 i lavoratori che utilizzavano il Libretto famiglia erano, mediamente, meno di 10mila ogni mese. Nel mese di marzo sono stati oltre 66mila, per arrivare a giugno a quasi 186mila. Complessivamente, l’importo erogato è aumentato di quasi 20 volte dal primo semestre 2019 allo stesso periodo del 2020, passando da 14 a 269 milioni di euro. La crescita è dovuta essenzialmente all’introduzione del bonus per l’acquisto di servizi di baby-sitting.
Un’altra misura dedicata in modo specifico al settore del lavoro domestico è stata l'indennità COVID-19 (il cosiddetto bonus lavoratori domestici: due tranches da 500euro per i mesi di marzo e aprile). Su 275mila domande presentate, ne sono state approvate 219mila (79,8%) per un importo massimo erogato di 219 milioni di euro. Tuttavia, i requisiti per accedere al bonus erano piuttosto stringenti: i beneficiari rappresentano appena un quarto (25,6%) di tutti i lavoratori domestici regolari in Italia. A livello regionale, il maggior numero di domande è stato presentato in Lombardia (56 mila), seguita dal Lazio (40 mila). Più staccate Piemonte (23 mila), Campania (21 mila) ed Emilia Romagna (19 mila).
Dal grafico relativo al saldo tra assunzioni e licenziamenti, emerge una netta anomalia nel mese di marzo 2020, con un picco di +20mila unità. Questo saldo positivo è stato solo in parte compensato dai licenziamenti dei mesi successivi: complessivamente la crescita occupazionale è stata di 18mila unità, quasi il doppio rispetto allo stesso periodo 2019 (+10 mila). Una ragione di questa anomalia può essere la necessità, nella prima fase di lockdown, di regolarizzare i lavoratori domestici, altrimenti impossibilitati a recarsi al lavoro. Le cessazioni hanno registrato una notevole crescita a maggio (+4.479) e a giugno (+2.984), ma non tale da annullare l’effetto delle nuove assunzioni.
Quello del lavoro domestico è un settore di cui le autorità nazionali si sono occupate con grande ritardo e in modo molto frammentato, nonostante coinvolga oltre due milioni di lavoratori e almeno altrettante famiglie e beneficiari e nonostante contribuisca alla tutela di ambiti delicatissimi. Organismi internazionali, associazioni datoriali, organizzazioni sindacali hanno ripetutamente segnalato il diverso trattamento che il settore ha subito rispetto ad altri comparti, anche negli stessi ambiti di intervento. Gianni Rosas, direttore dell’Ufficio ILO per Italia e San Marino, nel policy brief “Il lavoro domestico durante l’emergenza da COVID-19” riportato all’interno del Rapporto annuale 2020 sul lavoro domestico evidenzia che ”molte delle misure di politica del lavoro messe in atto in Italia per fronteggiare l’emergenza non si potevano di fatto applicare ai lavoratori domestici”. L’ILO sottolinea come il lavoro domestico sia stato escluso da due provvedimenti chiave nel decreto Cura Italia: la cassa integrazione in deroga, estesa invece a tutti gli altri lavoratori; il premio di 100 euro per i lavoratori dipendenti che nel mese di marzo hanno svolto regolare attività (i lavoratori domestici sono stati di fatto esclusi, non essendo i loro datori di lavoro sostituti d’imposta).
“Il settore ha bisogno di un forte rilancio, anche attraverso misure significative a sostegno delle famiglie. Negli ultimi mesi, tuttavia, registriamo alcuni elementi che fanno ben sperare”, dichiara Lorenzo Gasparrini, segretario generale di DOMINA. Eccone due, in sintesi:
Regolarizzazione lavoratori domestici. Le domande sono state 207mila, di cui 177mila (85%) nel settore domestico. La regolarizzazione va nella direzione suggerita dalle proposte DOMINA e aprirà anche nuove sfide per il settore: nel 2020 i lavoratori regolari saranno quasi un milione.
Sostegno alle famiglie nel “Family Act”. Un elemento positivo per il rilancio del settore: alcune delle proposte contenute nel Family Act stanno entrando nella Legge di bilancio 2021. Si tratta del primo vero tentativo di riformare in modo concreto il welfare italiano, mettendo finalmente al centro le necessità delle famiglie. “Riteniamo fondamentale che tra le norme venga inserita anche la deducibilità del costo del lavoro domestico, per cui DOMINA si batte da anni”, conclude Gasparrini.
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Pubblicato il 7 dicembre 2020