Le mura della morte. Una storia paurosa ambientata in Val d'Elsa
Anche quest’anno è arrivato Halloween e i bambini si apprestano a cercare i migliori travestimenti per fare “dolcetto o scherzetto”, i più grandi si inventano nuovi metodi per terrorizzare i loro amici o gli sfortunati che li incontreranno nella notte del terrore. Tutti si concentrano e pensano alle grandi leggende e ai grandi film ambientati lontano da qui, ma vi siete mai soffermati a pensare che forse anche la nostra cara Val d’Elsa non è un luogo poi così tranquillo?
Dovete sapere che proprio nei pressi di Poggibonsi, su un colle all’incrocio tra la via Francigena e la Cassia troneggia il castello di Strozzavolpe, sul quale aleggia da sempre un velo di mistero. Proprio quelle mura sono state il palcoscenico di storie raccapriccianti e sanguinarie.
Uno dei fantasmi che rendono famoso questo castello è una volpe. Si racconta che Bonifacio IV si ostinò a far costruire proprio in quel punto della Toscana il suo edificio, nonostante nei paraggi si aggirasse una grossa volpe in grado di mettere in fuga non solo chiunque passasse di lì ma anche i più valorosi dei cavalieri. Ovviamente questo animale non rese l’impresa della costruzione facile ai servi del duca che terrorizzati fuggivano raccontando di vedere delle fiamme uscire dalla sua bocca e dai suo occhi. Bonifacio infuriato ordinò una vera e propria caccia alla volpe, ma l’animale sfuggiva ad ogni inseguimento prendendosi gioco anche dei migliori cacciatori. Anche le frecce non riuscivano a colpirla come se una magia la proteggesse. L’animale sempre più irritato cominciò a scagliarsi verso gli uomini, i cavalli e i cani che cadevano uno dopo l’altro morenti. La volpe sembrava non avere intenzione di fermarsi, era diventato un essere orribile, portatore di morte e di dolore.
Il duca, stanco della situazione e nascostosi nel bosco per tenderle un agguato, le lanciò contro un laccio, come si usa fare per i tori ed il nodo scorsoio passò intorno al collo della volpe che cadendo dal ramo dell’albero su cui si era arrampicata, rimase impiccata. La soddisfazione del nobile durò ben poco perché il mago di corte guardando l’animale ormai morto profetizzò che il castello sarebbe durato tanto quanto la volpe e che quando i vermi ne avrebbero distrutto il corpo, allora anche il castello sarebbe caduto. Alla notizia il duca ordinò che la bestia fosse resa eterna imbalsamandola. Diverse voci girano sul procedimento, alcune narrano che le fece colare oro liquido in bocca, altre che la fece scuoiare e che riempì la pelle d’oro, ma solo su una cosa si ha notizia certa: qualunque metodo abbia utilizzato il nobile, la volpe diventò completamente d’oro massiccio e venne murata proprio nelle fondamenta del nuovo castello. Passarono gli anni ed i secoli ed un giorno un terrazzano, lavorando intorno al castello, disseppellì uno strano oggetto che sembrava una volpe di pietra, ma molto pesante: era la volpe fossilizzata. Avvertì una strana sensazione, un senso di inquietudine. Appena la prese l'appoggiò sul suo aratro, ma dal bosco uscirono tre cavalieri dalle strane armature, che percossero il terrazzano, s'inchinarono davanti alla volpe e con essa sparirono. Erano gli spiriti infernali che, per ordine del mago del principe, custodivano ancora la volpe.
Si dice che essa sia stata riportata dai tre cavalieri sotto le fondamenta del castello, ma che nelle notti di luna piena esca e si aggiri nei boschi di Strozzavolpe. Magari potrete incontrarla e se siete fortunati anche raccontarlo.
Ma la grande volpe d’oro non è l’unico fantasma che si aggira per il castello.
Infatti si vocifera che entrando nel castello si possono udire dei sospiri, passi e non solo, una presenza continua che non abbandona mai il visitatore. Ma il particolare più interessante è proprio che alcuni sostengono che si capisce benissimo che nella “camera rossa” c’è qualcosa… o qualcuno. Leggenda narra che Cassandra Franceschi si fosse innamorata di un giovane, un paggio del marito Giannozzo de’ Capparello. I due amanti si incontravano di nascosto per consumare il loro amore ma il destino ha voluto che un giorno venissero scoperti proprio in quella stanza chiamata la “camera rossa”. Il marito della donna promise loro che li avrebbe lasciati trascorrere il resto dell’eternità insieme ma nessuno immaginava che quella promessa nascondesse una verità molto più crudele: infatti Giannozzo, accecato dall’ira e ferito nell’orgoglio fece murare vivi i due amanti proprio nella camera rossa.
I sospiri e le voci che si sentono durante la visita al castello appartengono proprio ai due sfortunati che disperati hanno passato i loro ultimi giorni ad urlare e chiedere pietà, mentre Giannozzo ascoltava soddisfatto.
Forse questi non sono neanche gli unici morti che Strozzavolpe nasconde tra le sue mura o sotto… qualcuno parla di un cunicolo sotterraneo che unirebbe il castello con il colle di Poggiobonizio, ma non ci sono documentazioni su questo, solo voci che vengono tramandate negli anni. Nessuno ha mai trovato l’entrata al passaggio, forse distrutta? In questo caso perché? Cosa nasconde il sottosuolo della nostra Val d’Elsa? Altri fantasmi o storie ancora più macabre?
Lorena Deidda
Illustrazione di Kia'Sketches
Pubblicato il 30 ottobre 2017