Montaione, nuovo percorso didattico alla Gerusalemme di San Vivaldo

La 'Gerusalemme' di San Vivaldo, è stata costruita ai primi del XVI sec. per iniziativa dei Frati Minori di San Francesco. Essa rappresenta uno degli esempi più significativi di riproduzione dei luoghi di Terra Santa in Occidente, a scopo di pellegrinaggio sostitutivo. Per lunghi secoli la tradizione medievale del pellegrinaggio a Gerusalemme restò preclusa dalla caduta della Palestina in mano ottomana

 
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Da questi ultimi giorni, chi arriva a San Vivaldo per passeggiare nell’ombroso parco annesso al Convento Francescano, o per visitare il complesso museale della “Gerusalemme di Toscana”, è accolto da un nuovo sistema di segnaletica didattica, che illustra il significato del luogo e introduce alla sua visita in modo più consapevole.

Si tratta di un apparato esterno, grafico e testuale - disseminato nell’area boschiva in prossimità degli edifici che costituiscono il Sacro Monte - caratterizzato da un elevato grado di integrazione con l’ambiente circostante, che tiene conto del valore storico-culturale, spirituale e naturalistico del luogo, e coerente con il contesto nell’impiego dei materiali, nella scelta degli elementi grafici e cromatici.

Il nuovo percorso è pensato per ampliare la percezione del messaggio culturale di questo luogo, e offrire a chiunque - in modo chiaro ed evocativo ad un tempo - gli strumenti per penetrare a fondo lo spirito e il significato artistico e spirituale degli edifici e dei gruppi scultorei che lo compongono.

Insomma, un nuovo ausilio alla visita per uno dei beni culturali più significativi dell’Empolese Valdelsa, a beneficio dei sempre più numerosi visitatori italiani e stranieri. Il nuovo percorso didattico di introduzione alla “Gerusalemme” di San Vivaldo è stato realizzato dal Comune di Montaione, con il contributo del Rotary Club Valdelsa.

L'inaugurazione si terrà domani, venerdì 8 giugno 2018, alle ore 18.00, presso la “Gerusalemme” di San Vivaldo. Interverranno: Paolo Pomponi, Sindaco del Comune di Montaione, Elena Corsinovi, assessore alla Cultura del Comune di Montaione, Eugenio Giani, Presidente del Consiglio Regionale della Toscana, Emanuela Tamburini, Presidente del Rotary Club Valdelsa, Fabio Mochi, Designer e autore del progetto.

La “Gerusalemme” di San Vivaldo, è stata costruita ai primi del XVI sec. per iniziativa dei Frati Minori di San Francesco. Essa rappresenta uno degli esempi più significativi di riproduzione dei luoghi di Terra Santa in Occidente, a scopo di pellegrinaggio sostitutivo. Per lunghi secoli la tradizione medievale del pellegrinaggio a Gerusalemme restò preclusa dalla caduta della Palestina in mano ottomana. Per questo i Francescani, già custodi del Santo Sepolcro e qui insediatisi con una sede conventuale, costruirono nel bosco una cittadella di cappelle e tempietti: affinché di vicino e di lontano vi si potesse accorrere e compiere simbolicamente il proprio pellegrinaggio. Complessi analoghi si trovano nell’Italia settentrionale e in Europa, ma nessuno riproduce con tanto rigore filologico la topografia della Gerusalemme del tempo. Tutt’altro che casuale, la disposizione degli edifici nel labirinto di San Vivaldo obbedisce a rapporti reciproci intimamente correlati a quelli dei luoghi gerosolimitani.

Espressione di una architettura “povera” ma sorretta da elementi squisitamente classicheggianti, le cappelle recano all’interno originali arredi policromi in terracotta modellata con dipintura a freddo, ispirati alla Passione e alla vita del Cristo. Opera dei grandi plasticatori fiorentini come Giovanni Della Robbia, Agnolo di Polo, Benedetto Buglioni, il corpus scultoreo di San Vivaldo costituisce uno dei momenti più interessanti della storia delle terrecotte toscane del '500. Le decine di abitanti immobili che popolano le cappelle, con i loro volti scavati, la mimica pronunciata e le vesti policrome, accolgono il visitatore come in un grande teatro sacro e, sia esso o no devoto, lo accompagnano in un viaggio di meditazione. Un viaggio attraverso la bellezza di un’arte autenticamente popolare, di cui gli studi convergenti di storici, archeologi e antropologi ci consentono oggi di comprendere e interpretare il messaggio.

Pubblicato il 7 giugno 2018

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