Morte dell'operaia di 22 anni. La voce di una tecnica della sicurezza

L'intervista alla colligiana Noemi Checcucci, una tecnica della prevenzione nell'ambiente e nei luoghi di lavoro

 COLLE DI VAL D'ELSA
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La morte dell’operaia Luana D'Orazio, ragazza di 22 anni che ha lasciato una famiglia ed una figlia di 5 anni, ha aperto una discussione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Abbiamo intervistato la colligiana Noemi Checcucci, una tecnica della prevenzione nell'ambiente e nei luoghi di lavoro, per capire quali devono essere gli standard di sicurezza sul lavoro.

Checcucci, nello specifico qual è il suo lavoro?

«In questi anni spesso mi hanno chiesto, "che lavoro fai?" ed io, "tecnico della prevenzione nell'ambiente e nei luoghi di lavoro". A questa risposta vedevo restare perplessi i miei interlocutori, che alzavano le sopracciglia e storcevano la bocca, affermando, "e quindi che faresti?". Ecco, il fatto che si chieda questa cosa a chi fa un lavoro come il mio è la causa principale delle morti bianche in Italia».

Quotidianamente come svolge il suo lavoro? Potrebbe raccontarci una giornata tipo?

«Il mio lavoro difficilmente ha una routine, puoi passare dall'essere un burocrate al diventare operativo in un tempo brevissimo. Tuttavia, posso dire che, dal mio punto di vista, la prevenzione si realizza nei luoghi di lavoro, magazzini, nel mio caso, andando tra i lavoratori, osservando l'ambiente in cui operano, i loro movimenti, come interagiscono con macchine, attrezzature e soprattutto parlando con loro per cercare di capirne le difficoltà. Il nostro obiettivo è migliorare ogni giorno le loro condizioni lavorative».

Entrando nel merito di quanto accaduto recentemente, ad oggi qual è la situazione?

«Sono 185 le persone morte in questi primo trimestre del 2021, fonte Inail. Questo succede perché la cultura della prevenzione è pari a 0 o quasi. Un'azienda purtroppo spesso non si rende conto di quanto sia importante tutelare chi lavora e ritiene le spese per questa causa superflue. Non si considera il fatto che la salute e la vita dei propri dipendenti va tenuta al primo posto e non si considerano neanche le enormi sanzioni alle quali si va incontro».

Non c’è quindi la giusta sensibilità?

«Assicuriamo le nostre auto perché è obbligo di legge e anche se questa cosa può sembrare antipatica ci tutela da eventi fortuiti e disastrosi. Il concetto, in questo caso, è lo stesso, ma pare che non vi sia sensibilità e voglia di stare al passo coi tempi».

Quali sono gli standard minimi che un'azienda deve avere?

«L'unico standard che un'azienda deve avere è il rispetto del Testo Unico per la Sicurezza nei Luoghi di Lavoro (D.Lgs. 81/2008). E' il datore di lavoro, in quanto detentore del potere di spesa, a dover garantire che tali misure vengano attuate. La domanda che dovremmo porre ad un qualsiasi imprenditore è “Sai quanto andrai a spendere in caso di infortunio di un tuo dipendente?” E’ una cifra che non è possibile calcolare, per questo i "costi per la sicurezza" dovrebbero essere necessariamente preventivati».

Cosa ne pensa del caso di Prato?

«Luana, la ragazza di Prato, è l'ultima vittima ed ha avuto un grande risalto mediatico, a differenza di tantissimi altri. Lascia una figlia, ma ogni altro operaio ha lasciato qualcuno. Un genitore, un fratello, un amico. Il dolore è sempre dolore, in ogni situazione. La speranza è che in futuro, quando dirò quale lavoro faccio, le persone non mi debbano chiedere di specificare le mansioni. Il mio lavoro deve diventare conosciuto come quello dell'avvocato e del medico. Solo allora si potrà dire che sono stati fatti passi avanti. Inutile che ogni politico ed opinionista scenda in campo quando a morire è una ragazza giovane, perché torna comodo con i like e le condivisioni. Che ci si adoperi realmente per risolvere il problema».

Lodovico Andreucci

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Pubblicato il 6 maggio 2021

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