Natale 2020: intervista al Cardinale Augusto Paolo Lojudice
Periodo dell’Avvento pieno di impegni ed incontri per il cardinale Augusto Paolo Lojudice, Arcivescovo di Siena Colle di Val d’Elsa e Montalcino
Sta visitando le diverse zone della Diocesi, incontrando le persone, ascoltando i problemi e portando aiuto e speranza nelle situazioni di difficoltà e fragilità. In un periodo così complicato per tutti, il cardinale in una intervista rilasciata a Lodovico Andreucci ha proposto una riflessione sul significato del Natale recuperandone i valori fondanti che si concretizzano nel servizio agli altri, specialmente ai più deboli.
Eminenza, qual è il messaggio principale che vuole dare in questo periodo di festività?
«Non c’è dubbio che questo sarà un Natale diverso perché stiamo vivendo da dieci mesi il vero e proprio incubo della pandemia da Covid 19. In tutto il mondo ed in Italia è stata stravolta ogni abitudine, ogni consuetudine. Ci sentiamo un po’ frastornati e disorientati. In questo contesto, il Natale diviene un momento di speranza perché abbiamo la certezza che Dio si è fatto uomo per noi e per la nostra salvezza e lo ha fatto in una situazione di emergenza: in una capanna, dentro una mangiatoia. Eppure, anche in un contesto così difficile l’amore di Dio per gli uomini ha vinto. Credo che il messaggio che dobbiamo recuperare per questo Natale sia della speranza in un futuro migliore che parte, però, dal nostro quotidiano. Cerchiamo di essere portatori di misericordia anche con piccoli gesti, che tutti insieme possiamo trasformare la nostra vita in un capolavoro al servizio di chi è meno fortunato. Ci vuole poco».
Quest’anno Gesù non nascerà a mezzanotte? In realtà Gesù è nato circa duemila anni fa, però in molti sono legati alla tradizionale messa di mezzanotte, cosa ne pensa?
«Credo che la cosa più importante, al di là degli orari e delle tradizioni, è che Gesù possa ri-nascere nei nostri cuori. Tutto il resto è importante certamente, ma non è centrale per dirci veramente cristiani. La notte di Natale dovremo porci questa domanda senza guardare l’orologio: Gesù è nato nel mio cuore? Io auguro a tutti che questo miracolo dell’amore possa accadere in ogni casa, in ogni famiglia, in ogni cuore. È logico, poi, che il momento comunitario della Santa Messa sia determinate per la coesione delle nostre comunità, ma credo che questo Natale sia l’occasione per recuperare il nostro intimo rapporto con Dio».
Qual è il significato profondo di un Natale vissuto in emergenza sanitaria?
«È quello di recuperare i veri valori fondanti della nostra società: la tutela degli anziani, la garanzia di potere avere una cura, il sostegno a tutti coloro che vivono ai margini. Ma anche portare la massima attenzione alle famiglie ed i giovani che stanno vivendo una vita sospesa tra DAD e pandemia. Questi i punti determinanti a mio avviso».
Qual è il suo messaggio per il Natale soprattutto rivolto a quelle persone sole durante le feste che a causa dell’impossibilità degli spostamenti rimarranno da soli, come ad esempio gli anziani?
«Lo dicevo prima, i nostri nonni e le nostre nonne devono essere una priorità per una comunità che si possa definire moderna ed equa. Occorre capovolgere la scala dei valori: gli anziani sono una risorsa e non un peso per il nostro Paese. Per loro faremo una preghiera speciale la notte di Natale in duomo».
Come stanno andando queste prime settimane da cardinale? Ha notato delle differenze?
«Ringrazio il Papa per la sua fiducia, ma per il momento non è cambiato molto. Come dice il Pontefice a me piace sentire “l’odore delle mie pecore” vivendo con loro e condividendo le mi giornate, le mie energie con la Chiesa che mi è stata affidata».
Lodovico Andreucci
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Pubblicato il 24 dicembre 2020