Poggibonsi e i suoi fiumi: i bagni fuori stagione e oltraggi alla pubblica decenza
Dallo strano terzetto della "Pulzella del Valdarno", suo marito e il suo amante, ai bagni nei fiumi sull’Elsa, al Masso, alla Zambra o sullo Staggia alla confluenza con i Carfini
Anno 1799: l’assenza di Napoleone, impegnato in una sfortunata campagna militare in Egitto, dà nuovo ardire alle forze controrivoluzionarie in Italia. Cade, sotto l’avanzata delle famigerate armate sanfediste del cardinal Ruffo, la repubblica Partenopea, quindi è la volta della Repubblica Romana. In Toscana è nell’aretino che si organizza, prendendo spunto da presunti prodigi della Madonna del Conforto, la reazione contro i Francesi. La tristemente famosa “armata aretina”, che al grido di “Viva Maria!” dilaga per la Toscana, è guidata da uno strano terzetto, composto da una certa Agostina Mari, donna di facili costumi, detta la” Pulzella del Valdarno”, dal marito della stessa Lorenzo Mari e da un inglese, tale lord Wyndham, amante dell’Agostina. A loro tiene subito dietro un frate zoccolante di Monte San Savino, che finge di trasportare una pesante croce, che poi si scopre essere fatta di sughero, e che ogni tanto, con la sciabola in mano, aizza la folla bestemmiando come un turco.
A Siena tali masnade si macchiano il 28 giugno di crimini efferati, uccidendo e bruciando sul rogo nella Piazza del Campo gli ebrei e i giacobini che riescono a trovare, con la complicità, occorre dire, pure del clero locale, che non muove un dito ed osserva il tutto dalle balaustre, mentre si fanno suonare le campane a festa ed in Duomo si intona un Te Deum.
A Poggibonsi gli Aretini si dimostrano più che altro ladri: si fanno consegnare doppia razione di viveri a Staggia e nel centro cittadino, pagando però una sola volta.
Ma per Poggibonsi non è finita qui. Dopo di loro arriva un plotone di Austro-russi facente parte dell’armata del generale Suvorov. Questi, per accendere il fuoco e cucinare, bruciano tutti i tiratoi posti sullo Staggia appartenenti all’artigiano Pietro Noferi. E’ il mese di dicembre, fa freddo, ma i russi sono abituati a ben più rigide temperature, motivo per cui trovano normale improvvisare un bel bagno nel fiume. Così racconta l’episodio il Pratelli: “Si era nella stagione invernale e alcuni cavalleggeri russi, soffrendo forse il caldo per il nostro docile clima, andarono a fare un bagno nel fiume Staggia, nel tratto che è dietro il capannone delle locomotive della nostra stazione ferroviaria e che si ricongiunge al principio del nuovo taglio o correzione del fiume. I poggibonsesi si meravigliarono tanto di questo bagno invernale che da allora quel tratto della Staggia fu chiamato “I Cavalieri”.
I poggibonsesi non facevano sicuramente il bagno nel fiume nel mese di dicembre, ma in estate sì, sull’Elsa, al Masso, alla Zambra o sullo Staggia alla confluenza con i Carfini, nei punti in cui i fiumi offrivano un più profondo fondale. Questa abitudine è durata almeno fino al prolungato secondo dopoguerra, perché anche chi scrive ne ha memoria precisa. Nel sec. XIX tale usanza provoca non pochi problemi, sia per quanto riguarda la sicurezza, sia per la pubblica morale. I RR. Carabinieri si lamentano più volte con il sindaco di Poggibonsi perché “molti di questa Terra, senza verun riguardo alla vista del sesso femminile ancora di tenera età, presso il Molino Nazionale ed altri torrenti in Poggibonsi si fanno leciti di bagnarsi senza le volute (sic) precauzioni al Pudore ed abbenché di sovente sorvegliati dall’Arma, fino a qui mai sono stati potuti prendere morosi”. Il Sindaco, per porre fine allo scandalo, fa affiggere un manifesto nel quale si regolamentano i bagni nel fiume precisando che è “rigorosamente vietato a chiunque di bagnarsi in pubblico senza essere convenientemente coperti di sottocalzoni, i quali per lo meno coprano la metà della coscia”. Ugualmente vietato è “esporsi indecentemente alla vista del pubblico”, “cagionare danni alle piante ed oggetti che trovansi nei luoghi circostanti o lungo le rive del fiume, del torrente o depositi d’acqua suddetti”. La guardia municipale è incaricata di “invigilare e di avvertire i nuotatori dei siti profondi e pericolosi”. Una sorta di vigile e bagnino del fiume nello stesso tempo, insomma. Ognuno, si precisa infine, dovrà “rispettare la pubblica autorità nelle persone a ciò destinate ed uniformarsi ai loro suggerimenti”.
E la guardia municipale Egisto Righi, molto ligio al dovere, nell’estate 1870 multa diversi giovani sorpresi a fare il bagno nell’Elsa, presso il Mulino Nazionale, “senza sottocalzoni regolamentari” , come da apposito verbale.
(V. Burresi-Minghi “Poggibonsi al tempo di Pietro Leopoldo, Napoleone e Garibaldi” - 2017)
Franco Burresi
Immagini: il gen Suvorov alla testa di un plotone di cavalleggeri russi; il manifesto del sindaco della seconda metà del sec. XIX che regolamenta i bagni nel fiume.
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Pubblicato il 2 febbraio 2021