Poggibonsi, gli Aretini, i Russi e un'archibugiata di troppo a Porta Fiorentina
Luca Fedeli non era un cattivo soggetto, tanto meno un criminale, come attesta anche il relativo certificato del proposto della Collegiata di S.Maria Assunta Luigi Quattrini
Luca Fedeli non era un cattivo soggetto, tanto meno un criminale, come attesta anche il relativo certificato del proposto della Collegiata di S.Maria Assunta Luigi Quattrini, che ne attesta anche la condizione di miserabilità, viste le assai precarie condizioni economiche. Ma quando ad una persona che non ha prestato servizio militare in nessun reggimento si dà in mano all’improvviso un’arma tutto può succedere, anche che questa venga poi usata in maniera del tutto impropria.
E’ il 22 ottobre del 1799. I Francesi se ne sono andati da un pezzo, ma già alcuni poggibonsesi li rimpiangono, perché almeno loro pagavano abbastanza regolarmente le loro razioni militari. Sono arrivati gli Aretini, ancora lordi del sangue fatto versare a Siena, in Piazza del Campo e nelle strade attigue, i quali, giungendo dalle nostre parti, si sono fatti dare doppia razione a Staggia e a Poggibonsi pagando però una volta sola. E a loro si aggiungono ora, ogni tanto, reparti di cavalleggeri russi dell’armata del Suvorov, di passaggio o provvisoriamente di stanza nella nostra città, i quali esigono viveri, alloggi, servizi di trasporto. Hanno già fatto infuriare nel settembre il mercante di vino Domenico Casini, a cui il podestà ha requisito un intero barile, tanto che il Casini è arrivato a dare di “birbe e ladri” a tutte le autorità comunali, aggiungendo poi a tali epiteti anche “altre parole oscene”.
Nell’ottobre transitano altre truppe russe, provenienti da Livorno e dirette al sud. C’è bisogno di animali, carri, barrocci per scortare per un tratto di strada tali contingenti militari. Il 22 ottobre è martedì, giorno di mercato a Poggibonsi. Molti avventori, locali e forestieri, sono in piazza con i loro carri e animali. Il deputato alle vetture Giuseppe Serchi fa un rapido giro per la Piazza del Mercato e strade attigue e requisisce diversi carri con relativi animali da tiro per poter far fronte al servizio richiesto per le truppe russe di passaggio. Alcuni protestano, ma c’è poco da fare: ordine della Deputazione Aretina. Per evitare che qualcuno se ne vada via di soppiatto, il comandante di piazza Avignonesi, di Montepulciano, ha arruolato su due piedi una piccola milizia di paesani armati, tra cui il Fedeli, e li ha messi di guardia, uno per ogni porta del paese.
Sono le due del pomeriggio quando un barrocciaio di Certaldo, tale Giovan Battista Orsi, fermo in paese con le sue mule dalla mattina, decide di tentare la sorte. Non se la sente di seguire le truppe russe, poiché, come riferirà dopo al magistrato che lo interroga, a fare quel servizio “ si busca poco e si tratta di gente [i russi] che non ci capiscono e poi bastonano” anche, così pensa bene di forzare il blocco e tornarsene a casa sua con le sue due mule. Arrivato a Porta Fiorentina, il Fedeli, di guardia, gli intima di fermarsi, puntandogli contro l’archibugio caricato a polvere e palle di piombo spezzate. L’Orsi fa finta di non sentire e prosegue lemme lemme, girando per prendere la via Pisana. Il Fedeli ripete il comando, ma quando vede che il barrocciaio non ha intenzione di fermarsi, anziché chiedere rinforzi, gli va dietro e gli spara una schioppettata dalla distanza di circa tre braccia, procurandogli diverse ferite, grandi e piccole, tanto che il povero certaldese cade a terra, come si legge nel verbale di polizia redatto dal caposquadra Rinaldo Fabbrini, “semivivo”.
Accorrono alcune persone, richiamate dal rumore dello sparo, che portano il povero ferito nella locanda di proprietà di Pietro Noferi e gestita da certa Gaspera Del Mastio, posta, si legge, nei pressi del ponte, subito fuori della suddetta porta. E’ lì che il cerusico condotto Giuseppe Marchi lo visita, lo cura e lo dichiara in pericolo di vita. Solo una settimana dopo lo stesso cerusico può sciogliere la prognosi. E va bene non solo all’Orsi, ma anche al Fedeli, che se la cava con sei mesi di esilio fuori del Vicariato e 5 miglia attorno, pena altrettanto tempo di confino a Volterra in caso di non osservanza delle disposizioni, oltre al risarcimento dei danni al barrocciaio.
Ma i passaggi di truppe austro-russe continuano, creando altri problemi a diversi artigiani e commercianti poggibonsesi e dando vita anche, nel dicembre, ad un episodio curioso, già riportato dal Pratelli, e di cui si parla anche nel libro di prossima pubblicazione.
Franco Burresi
Nelle immagini:
Il gen. Suvorov alla testa di un plotone di cavalleggeri russi.
Il luogo dove si svolse la vicenda narrata, fuori Porta Fiorentina. La casa vicina al ponte è molto probabilmente la locanda di cui si parla nel documento di archivio.
Nota dell'autore: "Ci vediamo sabato prossimo 17 dicembre alle ore 17 alla Sala Set del Politeama per la presentazione di “Poggibonsi nel Settecento - Dai Medici a Pietro Leopoldo alla Rivoluzione”.
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Pubblicato il 11 dicembre 2022