Poggibonsi, i lavoratori della Silla in sciopero

«L'azienda sta subendo una crisi profonda, a livello europeo, di mercato, perché il 90% della produzione è tutta estera - ci ha spiegato Ceserano -. Già da qualche anno stiamo percorrendo insieme un periodo di ristrutturazione aziendale, accompagnata da cassa integrazione ordinaria e mobilità o incentivazione all'esodo per le persone che manifestavano la volontà di uscire. Negli ultimi due mesi, purtroppo, il percorso condiviso che avevamo intrapreso è venuto meno»

 POGGIBONSI
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Stamattina è cominciato lo sciopero dei lavoratori della SILLA Macchine Edili e Stradali Srl per protestare contro i 3 licenziamenti annunciati dall'azienda. Davanti al cancello d'ingresso, in Via San Gimignano a Poggibonsi, i dipendenti si sono radunati insieme a Giuseppe Ceserano (segretario generale aggiunto FIM-Cisl Siena-Grosseto) e Fabio Cameli (Fiom Cgil Valdelsa).

La Silla (in origine Società Italiana Lavorazione Letti e Affini) è nata nel 1946. E' passata dalla produzione di letti in ferro alla costruzione di cucine economiche, come si legge sul sito, fino ad arrivare negli anni Cinquanta alla fabbricazione di macchine edili e stradali.

«L'azienda sta subendo una crisi profonda, a livello europeo, di mercato, perché il 90% della produzione è tutta estera - ci ha spiegato Ceserano -. Già da qualche anno stiamo percorrendo insieme un periodo di ristrutturazione aziendale, accompagnata da cassa integrazione ordinaria e mobilità o incentivazione all'esodo per le persone che manifestavano la volontà di uscire. Negli ultimi due mesi, purtroppo, il percorso condiviso che avevamo intrapreso è venuto meno. L'azienda vuole in tutti i modi ridurre il personale con licenziamenti, senza contrattazione sindacale e senza utilizzare gli ammortizzatori sociali. L'azienda potrebbe fare oggi un contratto di solidarietà che le organizzazioni sindacali Fim e Fiom hanno chiesto per accompagnare questo processo, in virtù anche di possibili futuri scenari societari (come la liquidazione)». 

«Serve un ammortizzatore sociale per capire il futuro dell'azienda ed evitare il licenziamento in tronco delle persone - insiste -. Per noi bisogna fare un contratto di solidarietà fino a dicembre 2019, continuare con l'incentivo all'esodo su base volontaria come è sempre stato. Per noi è inaccettabile fare dei licenziamenti in tronco, senza condividerli con il sindacato».

In questo momento l'attività conta 19 dipendenti, di cui 15 operai e 4 negli uffici. Sono uscite già 24 persone negli ultimi anni, tutte incentivate e tutte su base volontaria. La maggior parte di chi lavora qui oggi è stato assunto venti o trent'anni fa. «Tutti hanno ancora il vecchio contratto (art.18) - aggiunge Cameli -. Ma una volta mandate via queste tre persone, l'azienda può seccare tutti con un piccolo avvertimento. Capiamo la crisi, però allo stesso tempo vogliamo vedere se e come ripartirà l'anno nuovo. Se deve ripartire, deve farlo con tutti i lavoratori, non mandando via quelli che hanno dei diritti, per assumerne di nuovi che hanno meno diritti, creando lavoratori di serie A e di serie B all'interno della stessa attività».

I lavoratori presenti ci dicono di capire la situazione dell'azienda, ma allo stesso tempo vogliono vederci chiaro. «Fino a un certo punto era anche giustificata perché il calo del lavoro c'è stato in maniera notevole, è innegabile e sotto gli occhi di tutto. Però adesso i proprietari devono farci capire che intenzioni hanno, perché da 50 operai circa che eravamo all'inizio, adesso siamo 15. Ci chiediamo che senso ha licenziare altre persone. Non è possibile ridurre l'azienda a meno di così. Già mancherebbe altra forza lavoro... in che direzione vogliono andare? Se vogliono chiudere, che ce lo dicano. Cerchiamo di salvaguardare almeno questo numero di persone. Non vogliamo arrivare a ricevere da un giorno all'altro la lettera di licenziamento e tutti a casa».

L'RSU ha messo sul tavolo un pacchetto di dieci ore di sciopero fino al 10 giugno. Oggi ne sono state fatte quattro, ma è possibile che l'iniziativa dei lavoratori continui anche nei prossimi giorni. 

Alessandra Angioletti

Pubblicato il 29 maggio 2019

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