Preapertura della caccia in Toscana, Legambiente: «Tradizionale regalo al mondo venatorio»

«Nella nostra Regione - si legge nella nota stampa -, quest'anno la preapertura comprende specie come la tortora selvatica, l’alzavola e la marzaiola, tutte specie migratrici con popolazioni in decremento, che sono state sottoposte così a una ulteriore riduzione, in una fase delicata in cui si preparano alla migrazione. La caccia alle altre specie previste, cioè colombaccio, merlo, germano reale, storno e corvidi, causa poi un disturbo indiretto anche alle specie non cacciabili in un periodo sensibile»

 
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«L'apertura anticipata della stagione venatoria, prevista dalla legge 157/92 come possibilità da valutare “in relazione alle situazioni ambientali delle diverse realtà territoriali” (art. 18 c. 2), da tempo è diventata prassi in molte regioni (16 su 20 quest’anno), e viene decisa senza tenere conto delle indicazioni di ISPRA che già 20 anni fa, quando ancora si chiamava INFS, aveva raccomandato che l’anticipazione del prelievo fosse limitata a quelle specie che, in base al loro stato di conservazione, fossero “in grado di tollerare una forte pressione venatoria già all’inizio di settembre” (Parere INFS del 22 luglio 1997, prot. 4461/T-A12)».

Con queste parole Legambiente Toscana commenta la delibera approvata dalla giunta regionale su proposta dell'assessore regionale all'agricoltura e alla caccia Marco Remaschi. «Nella nostra Regione - si legge nella nota stampa -, quest'anno la preapertura comprende specie come la tortora selvatica, l’alzavola e la marzaiola, tutte specie migratrici con popolazioni in decremento, che sono state sottoposte così a una ulteriore riduzione, in una fase delicata in cui si preparano alla migrazione. La caccia alle altre specie previste, cioè colombaccio, merlo, germano reale, storno e corvidi, causa poi un disturbo indiretto anche alle specie non cacciabili in un periodo sensibile (post-riproduttivo e pre-migratorio). Per non parlare delle difficoltà del controllo, dovute alla riduzione delle forze di vigilanza, a partire dalla polizia provinciale il cui organico si riduce di anno in anno».

«E così - continua Legambiente -, sabato 1 e domenica 2 settembre, i cittadini toscani che vivono nelle aree rurali si sono svegliati al ritmo dei colpi di fucile, che anticipano di due settimane l’avvio dell’apertura generale. Non servono studi o censimenti delle specie oggetto di caccia, né il parere dell’ISPRA peraltro richiesto per legge: è stato sufficiente per la Giunta Regionale approvare una delibera a pochi giorni dalla data della preapertura (il 27 agosto), in modo da evitare ricorsi amministrativi per la ristrettezza dei tempi. D’altronde, dopo la “legge Remaschi” sul controllo degli ungulati, dagli esiti nulli in termini di controllo, ma evidenti in termini di favori concessi al mondo venatorio, e dopo le esternazioni sulle necessità di abbattimento dei lupi, potevano la giunta regionale e l’iperattivo assessore all’agricoltura, caccia e pesca non farsi riconoscere anche questa volta per le ampie concessioni al mondo venatorio? E se ci sono regioni che hanno concesso molti più giorni di caccia anticipata di quanto ha fatto la Toscana, la nostra Regione è in testa alla classifica per la preapertura alle specie più sensibili, gli acquatici, in compagnia delle sole Marche, Umbria e Friuli Venezia Giulia».

«La gara - conclude - a garantirsi i voti del mondo venatorio, insomma, prosegue fra le Regioni amministrate sia dal centrodestra che dal centrosinistra. La Toscana purtroppo è ancora in pole position, mentre da Parlamento e Governo nazionale non arrivano segnali di alcun genere. Come dire: la tutela della fauna può attendere».

Pubblicato il 3 settembre 2018

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