Rigenerazione: possono arte e turismo essere strumento per un'identità territoriale?

Ad un passo dal diventare città della cultura italiana per l’anno 2022, Volterra non si ferma qui.

 ARTE E TURISMO
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Attraverso la nomina di città alla cultura della Toscana mediante l’intervento del Presidente di Regione Giani, il borgo etrusco ha la possibilità di rinnovare, nei prossimi futuri anni, il proprio contesto culturale dialogando, tra arte e turismo, con i territori circostanti. Ma quali sono i progetti presentati nel dossier del programma volterrano?  

Le prospettive artistiche e culturali del contemporaneo  

Era il lontano 1973 quando a Volterra una manifestazione curata dal critico e storico dell’arte Enrico Crispolti occupava gli spazi della città. In anticipo sui tempi, si rifletteva sulla realtà cittadina contemporanea attraverso i linguaggi dell’arte ed il loro farsi espressione stessa del presente. Quell’evento significò soprattutto la nascita di un atteggiamento dialettico e stimolatorio verso contesti problematici come: l’ospedale psichiatrico, l’attività d’alabastro (all’ora in profonda crisi economica) ed il carcere di massima sicurezza.  

A quasi cinquant’anni di distanza, Volterra ha saputo rinnovare questo rapporto propositorio nei confronti delle strutture monumentali, storiche ed artistiche che la connotano, ritornando a fondare intorno ad essi dei momenti di riflessione che coincidono con una più ampia meditazione su se stessa.  

La città lo fa presentando all’interno del dossier per la candidatura a Capitale italiana della cultura 2022 i nuclei su cui concentra il progetto di ri-generazione umana: compaiono di nuovo l’ospedale psichiatrico, l’attività artigianale, la storia millenaria, intorno a cui si intrecciano storie uniche come i graffiti di Oreste Nannetti (N.O.F.4), le esperienze teatrali della Compagnia della Fortezza e, ovviamente, la manifestazione artistica di Volterra ’73.  

Da qui si articola un programma centrato sulla valorizzazione e la divulgazione del patrimonio, memoria tangibile del passato, testimone di un’inconsueta capacità di essere contemporanea. Insomma, un passato a tutti gli effetti presente, strumento con cui declinarsi al presente e rispondere alle sfide della modernità senza perdere il contatto con le proprie radici.  

Non stupisce, perciò, che nel dossier si trovino in programmazione mostre come “Etruria Capta. L’eredità della cultura etrusca dal medioevo ai social network”, ma ancora esposizioni sull’Art Brut in relazione al grande murale graffito, opera di N.O.F.4 nell’ex ospedale psichiatrico, e su quella Deposizione di Rosso Fiorentino che tanto piacque a Pier Paolo Pasolini. 

Volterra, insomma, mira a costruire nei suoi cittadini un senso d’appartenenza attraverso un apprezzabile progetto di rigenerazione cittadina per mezzo della cultura (perché questo è ciò che più evidentemente la contraddistingue). Ma in verità non si ferma qui.  

Infatti, il progetto nasce anche come punto d’avvio di un legame con i territori circostanti che fa perno proprio sulla cultura quale strumento di integrazione; si sottolinea infatti l’importanza di considerarlo “prodromo alla costituzione di un distretto culturale interagente e interdipendente, che intende investire e connettere in un unico dispositivo i 52 comuni” sostenitori della sua candidatura.  

Centrale è infatti la volontà di costruire attraverso una cosciente partecipazione al territorio, una maggiore coesione culturale e sociale che ad oggi, come mai prima, risulta così evidentemente necessaria. A partire dalla riscoperta delle identità passate e presenti di ciascuna città toscana, cui Volterra fa da esempio, è chiara l’importanza di fondare una nuova consapevolezza territoriale. Solo così sarà possibile progettare il futuro e la crescita. 

Le prospettive di un turismo sostenibile  

Se il progetto di Volterra a capitale della cultura toscana per l’anno 2022 presenta una ricca riforma artistica territoriale, non meno lo possiamo dire per gli obiettivi sostenibili e turistici che la città dell’alabastro vuole perseguire in futuro. Di sostenibilità, nel loro dossier, parla il senso di come l’azione pubblica intenda agire in funzione di ottenere una sinergia territoriale che la vede al centro di ben quattro province.  

Il dossier appunto, presenta una gamma di obiettivi che si collocano nei seguenti piani, quali: nelle mission dell’Agenda 2030, redatto dall’Organizzazione delle Nazioni Unite volte nel rispetto dell’ambiente all’insegna di uno sviluppo equo; all’interno degli obiettivi della Commissione Europea per il 2021-2027, che manifestano la promozione di una crescita sostenibile integrato nei contesti urbani e rurali dei territori.  

Questa forma di rigenerazione urbana territoriale, che condivide un ricco patrimonio paesaggistico, può essere il primo tassello di un inizio che vede un’attiva sinergia comunale tra tutte le amministrazioni che sentono di condividere l’essenza di un progetto culturale, dove in questo periodo sta avendo una battuta di arresto significativa. Le mission previste quindi, comprendono la manifestazione del viaggiare sostenibile verso l’immersione del quotidiano modo di vivere dei nostri contesti territoriali.  E se di sostenibilità stiamo proprio parlando, le riflessioni dell’ultima stagione turistica ha generato anche all’interno dei grandi contesti metropolitani nuove best practices verso un turismo all’insegna del rapporto tra cittadino e visitatore.

  In un articolo di the Guardian del 2020, le città europee quali Venezia, Amsterdam, Parigi e Berlino hanno riflettuto sul senso di promuovere un turismo responsabile e sostenibile che partisse, in prima battuta, dalla partecipazione delle località limitrofe nel promuovere un turismo che non fosse circostanziale ma a carattere permanente e territoriale. Venezia ha riformulato la domanda turistica in funzione di: attirare la gente del luogo, rendere la visita della città più lunga e collaborare con l’Università a fronte di offrire affitti turistici agli studenti. Così come per Amsterdam, l’autorità cittadina sta cercando di ridimensionare la propria offerta in rapporto ai cambiamenti climatici in atto. Con la collaborazione dell’ente no profit Amestard&Partners, la città olandese sta lavorando su un tipo di economia sostenibile che non danneggi la vivibilità della città ma che invogli la gente del posto a riscoprire nuovi posti che prima erano visitabili solo ai turisti. Mentre per Berlino e Parigi l’iniziativa di un’economia turistica green è volta verso il finanziamento e la costruzione di piste ciclabili che percorrono l’urbanistica di entrambi le città, al fine di veicolare il potenziale sovraffollamento nei centri verso le zone limitrofe dell’urbanistica berlinese e parigina.  

Questi sono soltanto esempi di come piccole azioni possano portare ad un significativo cambiamento sul modo di riformulare e pensare i nostri ambienti in cui viviamo. Gli esempi riportati non sono la dimostrazione dell’effettiva applicazione di un turismo sostenibile ma sensibilizzano un pensiero che volge verso quella strada, dimostrando come cittadini e turisti non siano due realtà a sé stanti ma uguali nei loro modi di essere.  

E se un’estensione di due e tre quartieri di queste città citate corrisponde ad un’estensione territoriale dei nostri luoghi in cui viviamo, questo vuol dire che, tanto lontane queste realtà non sono dalle nostre. Il nostro milieu territoriale offre risorse che possono andare a creare un sistema locale volto ad uno sviluppo sempre più sostenibile e all’insegna di una presa di coscienza culturale sul nostro patrimonio che vede la partecipazione tra cittadino e visitatore. 

Si, la pandemia ha messo in crisi tanti settori, ma sta cambiando il nostro modo di vivere e di viaggiare, e proprio su questo bisogna farne i conti per almeno nei prossimi anni futuri. Siamo di fronte ad un’importante occasione di cambiamento: non resta altro che valutare nel prossimo anno se questo progetto sarà realizzabile o se perderemo l’ennesima opportunità per costruire la nostra futura realtà.

Marta Allegri, Caterina Martinelli

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Pubblicato il 28 febbraio 2021

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