San Vivaldo, presentazione del volume di Salvestrini e Piatti per i 500 anni

Questa pubblicazione è in gran parte l’esito di un Convegno di Studi realizzato a San Vivaldo nel giugno 2017, come momento culminante del programma di celebrazioni

 
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Sabato 22 settembre avrà luogo a Montaione la presentazione del volume La Gerusalemme di San Vivaldo.  A cinquecento anni dalla lettera d'indulgenza di Papa Leone X. La pubblicazione è stata realizzata nell’ambito delle celebrazioni per i 500 anni della “Gerusalemme” di San Vivaldo avvenute nel 2017.

Il documento del 1517 con cui Papa Leone X concedeva le indulgenze ai pellegrini che raggiungessero San Vivaldo, recante l’elenco dei 34 loci che allora componevano il complesso, testimonia che in quell’anno la costruzione della “Gerusalemme” fosse pressoché ultimata, e consente di affermare con qualche approssimazione che nel 2017 essa ha compiuto 500 anni.

Questa pubblicazione è in gran parte l’esito di un Convegno di Studi realizzato a San Vivaldo nel giugno 2017, come momento culminante del programma di celebrazioni messo in atto dal Comune di Montaione. Essa raccoglie i contributi di autorevolissimi studiosi di provenienza accademica e ecclesiastica - alcuni dei quali amici di San Vivaldo da lunga data – come Franco Cardini, Anna Benvenuti, Riccardo Pacciani, Guido Vannini, Mons Krzysztof Nykiel e molti altri.

La pubblicazione, realizzata con il sostegno di Fondazione CR FIRENZE, risponde a un duplice scopo. Da un lato intende aggiornare gli studi sulla “Gerusalemme”, proponendone una rilettura attraverso la prospettiva inedita del dibattito sulle indulgenze sollevato da Martin Lutero, che proprio da quel 1517 infiammò l’Europa. I saggi proposti, infatti, mettono a confronto l’indagine storica e storico-artistica sul Sacro Monte di San Vivaldo - dando conto delle più recenti ricerche documentarie e dei restauri che hanno dato nuovo lustro al complesso monumentale - con inedite riflessioni storiografiche su una delle forme più sentite e al contempo contestate del ruolo svolto dalla Chiesa nella remissione dei peccati. Dall’altro, si propone di contribuire ad ampliare la percezione del messaggio culturale di questo luogo, di offrire gli strumenti per penetrarne a fondo lo spirito e il significato storico anche al lettore non specializzato, avvalendosi di un ricco corredo iconografico - opera di Roberto Germogli - che getta sguardi nuovi e talora commoventi sui personaggi in terracotta di San Vivaldo e sul contesto che li ospita.

Presenteranno il volume Paolo Pomponi, Sindaco di Montaione, Elena Corsinovi, Assessore alla Cultura, e i due curatori, Pierantonio Piatti e Francesco Salvestrini.

“Gerusalemme” di San Vivaldo – nota storico-artistica

La “Gerusalemme” di San Vivaldo, è stata costruita ai primi del XVI sec. per iniziativa dei Frati Minori di San Francesco. Essa rappresenta uno degli esempi più significativi di riproduzione dei luoghi di Terra Santa in Occidente, a scopo di pellegrinaggio sostitutivo. Per lunghi secoli la tradizione medievale del pellegrinaggio a Gerusalemme restò preclusa dalla caduta della Palestina in mano ottomana. Per questo i Francescani, già custodi del Santo Sepolcro e qui insediatisi con una sede conventuale, costruirono nel bosco una cittadella di cappelle e tempietti: affinché di vicino e di lontano vi si potesse accorrere e compiere simbolicamente il proprio pellegrinaggio. Complessi analoghi si trovano nell’Italia settentrionale e in Europa, ma nessuno riproduce con tanto rigore filologico la topografia della Gerusalemme del tempo. Tutt’altro che casuale, la disposizione degli edifici nel labirinto di San Vivaldo obbedisce a rapporti reciproci intimamente correlati a quelli dei luoghi gerosolimitani.

Espressione di una architettura “povera” ma sorretta da elementi squisitamente classicheggianti, le cappelle recano all’interno originali arredi policromi in terracotta modellata con dipintura a freddo, ispirati alla Passione e alla vita del Cristo. Opera di grandi plasticatori fiorentini come Giovanni Della Robbia, Agnolo di Polo, Benedetto Buglioni, il corpus scultoreo di San Vivaldo costituisce uno dei momenti più interessanti della storia delle terrecotte toscane del ‘500. Le decine di abitanti immobili che popolano le cappelle, con i loro volti scavati, la mimica pronunciata e le vesti policrome, accolgono il visitatore come in un grande teatro sacro e, sia esso o no devoto, lo accompagnano in un viaggio di meditazione. Un viaggio attraverso la bellezza di un’arte autenticamente popolare, di cui gli studi convergenti di storici, archeologi e antropologi ci consentono oggi di comprendere e interpretare il messaggio.

Pubblicato il 21 settembre 2018

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