Sergio Staino a Casole d'Elsa: «La satira è la risposta più pacifista a un'ingiustizia»

«La mostra mi è stata proposta dalla CIA, la Confederazione Italiana Agricoltori. Lavorare coi contadini è stato per me un ritorno a casa, perché credo che la satira italiana abbia un grande debito verso il mondo contadino, soprattutto verso quello toscano. Alcuni contadini toscani sapevano la Divina Commedia a memoria e facevano il canto in ottava, che è un canto satirico, in cui l’intellettuale contadino esprimeva il disagio, la fatica, l'ingiustizia che subiva e, guardando il padrone negli occhi, era capace di prenderlo per i fondelli, di farci le battute sopra. Questo feriva più di una sassata»

 CASOLE D'ELSA
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È stata inaugurata sabato scorso al primo piano del Palazzo Pretorio di Casole d’Elsa la mostra di Sergio Staino, “Cavoli a merenda”, visibile fino al 5 ottobre. Il noto fumettista, vignettista e regista italiano era già stato nel piccolo paese valdelsano anni fa per un’importante esposizione realizzata con altri colleghi.

«Casole tiene molto a gli aspetti culturali e artistici – ha detto il sindaco Andrea Pieragnoli, dandogli il benvenuto -. La ringrazio veramente tanto per la sua partecipazione, grazie a Mario Mancini che ci ha fatto da tramite per l’invito. Qui avremo per due settimane alcune delle vignette più importanti, che sono uscite su tutte le maggiori riviste del nostro Paese. La prima cosa che vado a leggere quando apro il giornale è proprio la vignetta, perché dà al primo sguardo un senso a quello che poi è l’argomento del testo. Questo fa del vignettista una figura molto importante e fa riflettere anche sul ruolo della satira».

«Grazie a Sergio Staino che ci onora della sua presenza – ha aggiunto l’assessore alla Cultura Vittoria Panichi -. Grazie all’associazione Art@ltro che ci ha permesso di avere qui questa mostra. Le opere esposte sono una selezione di un’altra esposizione, ospitata nel 2015 al MACRO di Roma. Ci sono tre tematiche principali: ambiente, alimentazione e emigrazione. Non credo che si possa più nemmeno parlare di tematiche “attuali”, forse sarebbe più corretto dire che sono “moderne”, perché ci riguardano oggi e ci riguarderanno domani. Nessuno può più pensare di girarsi dall’altra parte».

«Sono ormai tanti anni che tra i punti principali della nostra associazione Pensare Comune c’è la tutela del paesaggio e dell’ambiente – ha spiegato -. È vero che di certe questioni se ne devono occupare i Governi nazionali e internazionali, ma in primo luogo dobbiamo farlo noi, le autonomie locali vicine, senza la paura di andare contro a quello che il potere grande vorrebbe in qualche modo imporre (per esempio la battaglia politica contro la geotermia). Grazie al dottore che con ironia e sagacia mette sempre in evidenza queste tematiche».

Il titolo della mostra è particolare. Che c’entra il cavolo con la satira, che parla di personaggi politici? È l’autore stesso a spiegarlo, durante la presentazione. «Oggigiorno non si riesce a stare dietro alla situazione politica, che cambia nel giro di poche ore. Forse il cavolo ha un senso più duraturo nel tempo. Quando parli di cavoli parli di natura. I tre temi dei disegni che si trovano qui sono legati tra sé, tutto è legato: il problema dell’ambiente produce questa serie di emigrazioni terrificanti e dolorosissime che non si sa come potremo contenere se non partendo proprio dall’origine».

«La mostra mi è stata proposta dalla CIA, la Confederazione Italiana Agricoltori. Lavorare coi contadini è stato per me un ritorno a casa, perché credo che la satira italiana abbia un grande debito verso il mondo contadino, soprattutto verso quello toscano. Alcuni contadini toscani sapevano la Divina Commedia a memoria e facevano il canto in ottava, che è un canto satirico, in cui l’intellettuale contadino esprimeva il disagio, la fatica, l’ingiustizia che subiva e, guardando il padrone negli occhi, era capace di prenderlo per i fondelli, di farci le battute sopra. Questo feriva più di una sassata».

«Io credo che la grande satira sia un mestiere collettivo – ha concluso -, perché è la risposta più intelligente, più pacifista, più importante che si possa dare di fronte a un’ingiustizia».

Alessandra Angioletti

Pubblicato il 27 settembre 2019

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