Una vita per la ricerca. Intervista al dr. Luciano Nencioni, il biologo che crea vaccini per i Paesi del Terzo Mondo
«Il mio augurio è che ai tanti validissimi e promettenti giovani venga dato lo spazio necessario per lavorare in un ambito competitivo che richiede capacità, creatività e tanta voglia di emergere raggiungendo quei traguardi che sono il frutto di un grande spirito di sacrificio oltre che di amore per la ricerca scientifica e per l’innovazione tecnologica. Abitare a Poggibonsi da più di quarant'anni può dare la sensazione di conoscere la città come le proprie tasche compresi i suoi abitanti»
Il Dr. Luciano Nencioni è un poggibonsese d'adozione, essendo nato a San Gimignano. A prima vista darebbe l'impressione di essere una persona tranquilla, che si gode il tanto sospirato, per molti, traguardo della pensione dedicando il suo tempo libero alla famiglia e alla sua amata bicicletta. Ma quando inizia a raccontarsi cattura l'attenzione dell'interlocutore con una storia di vita professionale non comune.
Siamo a cinquecento chilometri da casa, sullo sfondo il golfo di Napoli. L'atmosfera è quella festante e chiassosa che caratterizza ogni gita e tra un piatto e l'altro si fa amicizia meravigliandosi di essere concittadini senza essersi mai incontrati prima. «In effetti sono sempre in giro per il mondo - mi spiega -. Ora sono in procinto di partire per le Filippine per discutere con l'Agenzia Regolatoria locale ( l’equivalente del nostro Ministero della Salute) gli aspetti di uno studio clinico sui bambini per valutare immunogenicità e tollerabilità di un vaccino inattivato anti-poliomelite, l’unico che può finalmente sradicare la malattia ancora presente in alcuni Paesi del Terzo Mondo».
Questo è l'incarico che oggi il Dr. Nencioni svolge in collaborazione con l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che deve comprovare la qualità del vaccino, e con l’Unicef, che distribuisce i vaccini approvati dall’OMS nei paesi in via di sviluppo. «La vaccinazione è importante per prevenire malattie che possono causare ospedalizzazioni ed in alcuni casi anche eventi fatali - aggiunge -. Non a caso la recrudescenza di alcune malattie (vedi il morbillo in alcune zone d’Italia) è proprio dovuta alla diminuzione delle vaccinazioni a cui abbiamo assistito negli ultimi tempi. I vaccini oggi sono sicuri, efficaci e ben tollerati per cui non vaccinarsi è un rischio che non si deve correre in alcun modo».
Il percorso del Dr. Nencioni è iniziato subito dopo la laurea in Biologia, grazie ad una borsa di studio messa a disposizione dall'Istituto senese Sclavo per la caratterizzazione dei sieri anti-gruppo sanguigno presso il centro di immunoematologia dell’ospedale Le Scotte di Siena, ed è continuato nel Centro Ricerche Sclavo dove ha pubblicato 110 lavori in riviste scientifiche internazionali. E’ passato poi allo Sviluppo Vaccini dando vita al vaccino contro la pertosse acellulare, contro l’influenza e contro i vari ceppi di meningococco che negli ultimi tempi hanno destato paura specialmente in Toscana.
Successivamente è stato nominato Direttore Tecnico e responsabile della produzione vaccini negli stabilimenti di Siena e di Rosia, e dopo alcuni anni responsabile globale delle registrazioni con la gestione di dipartimenti regolatori dislocati negli USA, nel Regno Unito, in Germania ed ovviamente in Italia. Nel corso della sua vita professionale ha visto la sua azienda cambiare fisionomia, cultura e nome svariate volte passando da Sclavo a Biocine Sclavo, a Biocine, a Chiron fino alla Novartis Vaccines and Diagnostics (recentemente acquisita dalla GSK), che ha lasciato nel 2008 avendo raggiunto gli anni necessari per andare in pensione.
Ma proprio quando chiunque altro penserebbe a godersi il meritato riposo, il Dr. Nencioni inizia una nuova avventura come Responsabile Globale delle Registrazioni (Regulatory Affairs) e poi Consulente a tempo pieno presso la Crucell AG di Berna che, più tardi, verrà acquisita dalla Janssen Vaccines AG, facente parte della multinazionale Johnson & Johnson. Recentemente ha ricevuto l’invito a lavorare come consulente vaccini dalla Bill & Melinda Gates Foundation (BMGF), la fondazione più grande del mondo che sponsorizza e finanzia la produzione di vaccini innovativi necessari al miglioramento delle condizioni di vita nei paesi in via di sviluppo. Pur essendo questo un incarico di grande prestigio ha, suo malgrado, declinato l’invito per continuare a lavorare su due progetti di grande interesse che lui desidera portare a termine, il sopracitato vaccino inattivato contro la poliomelite ed il vaccino contro lo ZIKA, una malattia indotta da una zanzara che ha causato un epidemia abbastanza diffusa in Brasile e nel sud degli Stati Uniti.
Quali le chiavi del successo per un manager che lavora in questo campo di ricerca?
«Cultura di base, capacità tecnica e manageriale, passione, team eccellente, e una buona organizzazione alle spalle. Il team è fondamentale come fondamentale è lo spirito di condivisione. Il mio successo è il successo dei miei collaboratori e viceversa. Nel mio caso due incontri determinanti: il Dr. Mario Lorenzoni, per molti anni Amministratore Delegato e manager ineguagliabile nella gestione di un’azienda farmaceutica, e il Dr. Rino Rappuoli, a quel tempo Direttore del Centro Ricerche Novartis Vaccines & Diagnostics, nonché scienziato di fama internazionale che tutto il mondo ci invidia».
Tante soddisfazioni e riconoscimenti professionali raccolti sul campo ma guardando indietro ha qualche rimpianto come uomo ?
«Sono consapevole di aver lasciato indietro aspetti fondamentali della vita privata ma il percorso professionale di un manager, se svolto con passione e competenza, non può prescindere dalla rinuncia e dal sacrificio. Il più grande per me è stato non veder mia figlia crescere giorno dopo giorno essendo spesso in giro per il mondo, oggi però mi rifaccio con le mie due splendide nipotine, Ginevra (la più grande) e Greta (la più piccola)».
Come vede il futuro della ricerca scientifica a cui ha dedicato la sua vita?
«Il mio augurio è che ai tanti validissimi e promettenti giovani venga dato lo spazio necessario per lavorare in un ambito competitivo che richiede capacità, creatività e tanta voglia di emergere raggiungendo quei traguardi che sono il frutto di un grande spirito di sacrificio oltre che di amore per la ricerca scientifica e per l’innovazione tecnologica. Abitare a Poggibonsi da più di quarant'anni può dare la sensazione di conoscere la città come le proprie tasche compresi i suoi abitanti. Poi per caso capita di conoscere un concittadino a cinquecento chilometri di distanza da casa, e rimanere affascinati dal racconto di una vita dedicata alla ricerca e alla salute di milioni di persone».
Antonella Lomonaco
Pubblicato il 7 novembre 2017