Valdelsa Donna e 'Hop Hope', a Natale ancora più forte il legame di scambio e solidarietà
«Le donne sono capaci di grandi cose, in certi momenti della vita si capisce che l'unione e l'alleanza sono una grande forza. Quando scatta il bisogno di gestire la criticità ci uniamo in modo naturale perché le forze si amplifichino e ci sostengano a vicenda. Devo ringraziare Valdelsa Donna per i messaggi di positività e di speranza che ci arrivano ogni giorno anche dal gruppo WhatsApp. Non siamo più sole»
Natale è tempo di auguri, e fra addobbi e luminarie si consuma, come ogni anno, il tempo dei rituali convivi. Anche le socie di Valdelsa Donna si sono riunite lunedì 17 nei locali della Misericordia di Poggibonsi per il tradizionale appuntamento. L'incontro, svoltosi in un clima di grande amicizia, è stata l'occasione per la presentazione di una pubblicazione sul tema della prevenzione oncologica che all'associazione sta a cuore fin dalla sua nascita. "Morale della favola" il titolo del libretto distribuito da Valdelsa Donna che dalla favola di Hansel e Gretel prende spunto per mettere in discussione la tentazione dei cibi dolci dietro la quale si nasconde la malattia travestita da strega. Il cibo come strumento di prevenzione, citando come testimone Ippocrate, per arrivare ai giorni nostri con le direttive del Dr. Veronesi e del Dr. Berrino, è stato il tema della serata sul quale è intervenuta la D.ssa Alessia Ravenni, dietista di Valdelsa Donna presso il Complesso Ospedaliero di Campostaggia. Le poesie declamate dall'attrice teatrale Lucia Donati hanno fatto da piacevole intermezzo spaziando dall'Ode al Carciofo di Pablo Neruda al nostro simpatico Aldo Fabrizi, che della dieta conosceva un altro aspetto non contemplato nel libretto citato.
"Nun è pe’ fa er fanatico romano;
però de fronte a ‘sto campà d’inedia,
mejo morì co’ la forchetta in mano!"
DeI cibo si è parlato anche nel suo significato simbolico legato alla sfera emozionale e a quel punto è diventato protagonista di una fiaba di Italo Calvino, grazie alla Psicologa Maria Pia Minotti, che da gennaio darà inizio ad un corso di "Autobiografia alla ricerca del sé", e che, raccontando la storia del "Reuzzo fatto a mano" ha invitato poi i presenti a riflettere sul messaggio metaforico della fiaba.
E ad un tratto, come se i racconti di Calvino e le poesie di Neruda si materializzassero magicamente, la tavola è stata imbandita per la cena di rito. A quel punto è arrivata un'allegra comitiva di donne, partite appositamente dalla Val d'Orcia per una missione di solidarietà a nome della Hop Hope, che da tempo condivide i progetti e le iniziative dell'associazione valdelsana con uno scambio reciproco di esperienze.
La "Hop Hope" di San Quirico d'Orcia racconta il suo progetto col suo stesso nome. "Hop" è l'incitamento a muoversi, a saltare, a scuotersi, "Hope" è la speranza che non ha bisogno di essere spiegata e che è il motore di questo gruppo.
Un progetto di vita, che inizia dal forte legame che si è creato fra queste giovani donne unite da un comune percorso di malattia e si alimenta grazie alla solidarietà che le lega. Sono arrivate con un pulmino vestito a festa, con tanti fiocchi di colore rosa ai finestrini e una grande allegria nonostante un viaggio dove non sono mancati imprevisti e deviazioni inaspettate che non gli hanno tolto il sorriso neanche per un attimo. Ma non sono arrivate a mani vuote perché, oltre all'allegria, hanno portato il risultato della raccolta fondi di una maratona, una delle tante che organizzano nel loro territorio. Le ragazze di San Quirico, maratonete ed entusiaste della vita sono l'esempio più significativo di quelle che comunemente vengono soprannominate "guerriere". Sono persone che dalla difficile esperienza di vita hanno tratto l'insegnamento ad apprezzare i reali valori della vita stessa, gli attimi vissuti del "qui e ora" mettendo in discussione quelle priorità che una volta sembravano indiscutibili e tutto questo condividendo la vita dell'associazione come una grande famiglia.
«Le donne sono capaci di grandi cose, in certi momenti della vita si capisce che l'unione e l'alleanza sono una grande forza. Quando scatta il bisogno di gestire la criticità ci uniamo in modo naturale perché le forze si amplifichino e ci sostengano a vicenda. Devo ringraziare Valdelsa Donna per i messaggi di positività e di speranza che ci arrivano ogni giorno anche dal gruppo WhatsApp. Non siamo più sole», dice una di loro.
Già questo è un risultato di cui andare orgogliosi ma l'Associazione valdelsana fa molto di più. Da dieci anni accompagna le donne malate di tumore offrendo sostegno grazie all'arte terapia, alle sedute de La Forza e il Sorriso, alla ginnastica, alla dietista, al reiki, al team di psicologi a disposizione dei malati e dei loro familiari. Tutto questo è possibile grazie all'impegno costante delle volontarie e di quei donatori che sostengono con il loro contributo i servizi offerti dall'associazione.
Antonella Lomonaco
Pubblicato il 19 dicembre 2018