Valdelsani lontani da casa durante la pandemia: il sogno di Beatrice ballerina professionista
Ultima puntata per i valdelsani lontani da casa durante la pandemia. Beatrice, da Colle di Val d'Elsa ad Amsterdam per ballare in una famosa compagnia
Ultima puntata per i valdelsani lontani da casa durante la pandemia. Si tratta di Beatrice Cardone, classe 1995, cresciuta a Colle di Val d’Elsa. Una donna che ha trasformato la sua passione in lavoro. Beatrice ha lo sguardo di chi sa bene che occorre studiare, sudare e lavorare tanto per raggiungere degli obiettivi. Il suo era quello di diventare una ballerina professionista. Ci è riuscita grazie alla sua tenacia ed al suo pragmatismo. Ha iniziato danza classica all’età di 7 anni in una scuola privata di Colle. Ad 11 anni ha frequentato la scuola del Balletto di Toscana a Firenze.
«Già - afferma - a 14 anni mi chiedevo se nella vita avrei fatto davvero questo lavoro. Mi sono diplomata al liceo scientifico e dai 19 ai 21 anni ho cercato di prepararmi a livello professionale per affrontare qualsiasi tipo di audizione per poter iniziare a lavorare». Beatrice nel 2016 ha avuto il suo primo ingaggio al Ballet National de Marseille come ballerina contemporanea e nel 2019 ha avuto la proposta da parte dei suoi direttori - che in quel momento avevano la direzione sia del Ballet National che di ICK Dans Amsterdam in Olanda - di entrare nella compagnia di Amsterdam. Ha accettato e vive lì da due anni.
Beatrice, come hai vissuto la tua esperienza durante i momenti più critici della pandemia?
«Ho attraversato tre stadi emozionali. Un primo di accettazione, nel quale passavo intere giornate a fare il vero “nulla”, pensando che la situazione era in quel modo e non potevo certo cambiarla. Un secondo di “ok devo stimolare la mia mente” e subito dopo il mio corpo, ad inventare nuovi modi per essere occupata. Il mio lavoro di ballerina professionista mi ha aiutato in questo. Durante il lockdown, che ho passato in Francia, ho seguito il mio programma lavorativo di sempre. I miei direttori hanno trasformato il lavoro, che normalmente ha bisogno di un determinato spazio, in “smart work”. Nel terzo stadio ho avuto bisogno di evadere. C’è stata anche la voglia di ritornare nel mio Paese di residenza (i Paesi Bassi) e di tornare a lavorare in studio con i miei colleghi».
In questo momento com’è la situazione?
«È tornata alla normalità. Lavoro con i miei colleghi senza rispettare troppo le misure di sicurezza. Non lo facciamo per negligenza, ma perché è impossibile per un gruppo di 13 persone restare a distanza ed indossare una mascherina di protezione per 8 ore sotto uno sforzo fisico. Per quanto riguarda le misure del Paese, stiamo passando uno “smart lockdown” con coprifuoco dalle 21:00 alle 4:30 del mattino. Rimane la libertà di poter uscire dalle proprie case, ma i negozi di seconda necessità, bar, ristoranti, teatri, musei sono tutti chiusi».
Hai mai sentito la nostalgia di casa in questo periodo?
«Sinceramente non ho mai avuto la nostalgia di casa, ma quello che mi è mancato è stato vedere i miei familiari. Averli rivisti durante l’estate dopo il primo lockdown è stato per me un sollievo. Non mi sarebbe importato dove vederli, se in Italia o in Olanda, mi sarebbe bastato vederli».
Come procede la vaccinazione, sarai vaccinata?
«Credo che l’Olanda sia uno dei paesi più lenti d’Europa a somministrare il vaccino. Ho l’intenzione di vaccinarmi, ma per il momento la lista d’attesa è molto lunga e non saprei dire quando potrò essere vaccinata».
Lodovico Andreucci
Potrebbe interessarti anche: Valdelsani lontani da casa durante la pandemia: il racconto di Donato, studente di medicina
Torna alla home page di Valdelsa.net per leggere altre notizie
Pubblicato il 23 marzo 2021