Via libera all'olio tunisino, anche la provincia di Siena si mobilita. Solfanelli: «Danni enormi a produttori e consumatori»

Parte oggi, 10 marzo, la mobilitazione per la difesa del Made in Italy con migliaia di agricoltori che si sono dati appuntamento a Catania in Sicilia, seconda regione produttrice di olio di oliva in Italia dopo la Puglia. La Toscana, e in particolare la provincia di Siena, si aggiungono alla levata di scudi di Coldiretti nazionale

 
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Parte oggi, 10 marzo, la mobilitazione per la difesa del Made in Italy con migliaia di agricoltori che si sono dati appuntamento a Catania in Sicilia, seconda regione produttrice di olio di oliva in Italia dopo la Puglia. La Toscana, e in particolare la provincia di Siena, si aggiungono alla levata di scudi di Coldiretti nazionale

«Il via libera finale dell'Europarlamento all'accordo che comprende anche la quota aggiuntiva per l'importazione senza dazi nella Unione Europea di 35mila tonnellate in più l'anno di olio d'oliva tunisino - commenta il direttore di Coldiretti Siena, Simone Solfanelli - è una scelta sbagliata che non aiuta i produttori tunisini, danneggia quelli italiani ed aumenta il rischio delle frodi a danno dei consumatori». 

«Il via libera all'accordo che sarà votato dalla plenaria dell'Assemblea di Strasburgo avviene, come già aveva sottolineato Coldiretti nazionale, dopo che nel 2015 in Italia sono aumentate del 481% le importazioni dell'olio di oliva della Tunisia per un totale di oltre 90 milioni di chili - spiega il direttore senese -. Il nuovo contingente agevolato andrebbe tra l'altro ad aggiungersi alle attuali 56.700 tonnellate a dazio zero già previste dall'accordo di associazione Ue-Tunisia, portando il totale degli arrivi "agevolati" annuale oltre quota 90mila tonnellate, praticamente tutto l'import in Italia dal Paese africano». 

«Il rischio concreto, in un anno importante per la ripresa dell'olivicoltura nazionale, è il moltiplicarsi di frodi - sostiene la Coldiretti -, con gli oli di oliva importati che vengono spesso mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all'estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri, a danno dei produttori italiani e dei consumatori. L'accordo - conclude il direttore di Coldiretti Siena - peraltro rischia di non aiutare gli agricoltori tunisini e di favorire solo gli imbottigliatori anche perché corrisponde appena ad un incremento del 3%, un dato decisamente insufficiente per garantire un reale impatto sulla situazione della popolazione rurale del paese africano».

Pubblicato il 10 marzo 2016

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