Viaggio tra Strozzavolpe e Luco
Le origini del castello di Strozzavolpe risalgono alla prima metà del XI secolo, giunto nel corso dei secoli ai giorni nostri con alle spalle una serie di restauri e modifiche
Si erge in Valdelsa a Poggibonsi e vi si giunge passando attraverso la strada panoramica che sale alla bella collina del pittoresco borgo di Luco. Come ogni castello che si rispetti, ha le sue leggende e fantasmi. Il fantasma più famoso, però non è un uomo, bensì una volpe.
La leggenda racconta che Bonifacio IV si ostinò a far costruire proprio in quel punto il suo edificio, nonostante nei paraggi si aggirasse una grossa volpe in grado di mettere in fuga chiunque passasse di lì. L’animale non rese l’impresa della costruzione facile ai servi del duca, che terrorizzati fuggivano, raccontando di vedere fuoco e fiamme uscire dalla sua bocca e dai suoi occhi. Bonifacio infuriato ordinò una vera e propria caccia alla volpe, ma l’animale sfuggiva ad ogni inseguimento prendendosi gioco anche dei più abili cacciatori. Niente e nessuno riusciva a colpirla, era come se una magia la proteggesse. L’animale cominciò a scagliarsi verso gli uomini, i cavalli e i cani che cadevano uno dopo l’altro morenti. La volpe sembrava non avere intenzione di fermarsi, era diventato un essere orribile, portatore di morte e di dolore.
Il duca, stanco della situazione e nascostosi nel bosco per tenderle un agguato, le lanciò contro un laccio ed il nodo scorsoio passò intorno al collo della volpe, che cadendo dal ramo dell’albero su cui si era arrampicata, rimase impiccata. La soddisfazione del nobile durò ben poco perché il mago di corte guardando l’animale ormai morto profetizzò che il castello sarebbe durato tanto quanto la volpe e che, quando ormai non ne fosse rimasto più nulla, allora anche il castello sarebbe caduto. Alla notizia il duca ordinò che la bestia fosse resa eterna imbalsamandola. Diverse voci girano sul procedimento, alcune narrano che le fece colare oro liquido in bocca, altre che la fece scuoiare e che riempì la pelle d’oro, ma solo su una cosa si ha notizia: qualunque metodo abbia utilizzato il nobile, la volpe diventò completamente d’oro massiccio e venne murata proprio nelle fondamenta del nuovo castello. Passarono gli anni ed i secoli ed un giorno un uomo, lavorando intorno al castello, disseppellì uno strano oggetto che sembrava una volpe di pietra, ma molto pesante: era la volpe fossilizzata. Ma appena preso il bottino in mano, dal bosco uscirono tre cavalieri dalle strane armature, che lo percossero, s'inchinarono davanti alla volpe e con essa sparirono. Erano gli spiriti infernali che, per ordine del mago del principe, custodivano ancora la volpe.
Si dice che essa sia stata riportata dai tre cavalieri, anticamente messi a guardia del luogo, sotto le fondamenta del castello, ma che nelle notti di luna piena esca e si aggiri nei boschi di Strozzavolpe nascondendosi nel fossato, oggi prosciugato.
Ma la grande volpe d’oro non è l’unico fantasma che si aggira per il castello.
Infatti si vocifera che entrando nel castello si percepisca una misteriosa presenza continua, che non abbandona mai il visitatore. Alcuni sostengono che si capisce benissimo che nella “camera rossa” c’è qualcosa… o qualcuno. La leggenda narra che Cassandra Franceschi si fosse innamorata di un giovane, un paggio del marito Giannozzo de’ Capparello. I due amanti si incontravano di nascosto per consumare il loro amore ma il destino ha voluto che un giorno venissero scoperti proprio in quella stanza chiamata la “camera rossa”. Il marito della donna promise loro che li avrebbe lasciati trascorrere il resto dell’eternità insieme ma nessuno immaginava che quella promessa nascondesse una verità molto più crudele: infatti, accecato dall’ira e ferito nell’orgoglio, fece murare vivi i due amanti proprio nella camera rossa e per rendere più spietata la vendetta si racconta che gozzovigliò nella stanza accanto a far festa con gli amici fino a quando i due non morirono di fame.
Altre leggende narrano di cunicoli misteriosi che uniscono il castello a Poggibonsi, di ritrovamenti di mappe di tesori sepolti, di altri fantasmi che sferragliano catene di notte… Insomma, per gli appassionati del mistero è una vera miniera e per gli appassionati dei panorami collinari è un’occasione da non perdere per una visita.
Sara Balugani
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Pubblicato il 16 maggio 2020