World Pasta Day: Coldiretti Toscana, corrono consumi pasta patriottica e schizza export toscano (+29%)

E’ corsa alla pasta Made in Toscana che utilizza solo grano nazionale con le esportazioni aumentate del 29% nei primi 6 mesi del 2020 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, ma continuano massicce le importazioni di grano dall’estero

 TOSCANA
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Lo evidenzia un’analisi di Coldiretti Toscana su dati Coeweb/Istat, in occasione del World Pasta Day, la 22° edizione della Giornata Mondiale della Pasta che si celebra il 25 ottobre in tutto il mondo.

In Toscana sono circa 3.600 le aziende cerealicole che producono, su 46mila ettari regionali, in media 2 milioni di quintali di grano duro. E’ inaccettabile la “concorrenza sleale” subita dal raccolto Made in Italy a causa delle importazioni dall’estero di prodotti che non rispettano le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale vigenti nel nostro Paese come il grano duro canadese trattato con l’erbicida glifosato in preraccolta, secondo modalità vietate sul territorio nazionale dove la maturazione avviene grazie al sole. Sono aumentati dell’82% gli arrivi di grano duro importato nel 2020 dal Canada con il quale l’Unione europea ha siglato l’accordo di libero scambio Ceta”, denuncia Fabrizio Filippi, presidente di Coldiretti Toscana.

Intanto, è stato prorogato fino al 31 dicembre 2021 l’obbligo di indicazione dell’origine del grano per la pasta di semola di grano duro, dell’origine del riso e del pomodoro nei prodotti trasformati. I ministri delle politiche agricole alimentari e forestali, Teresa Bellanova, e dello sviluppo economico, Stefano Patuanelli, hanno firmato oggi il decreto ministeriale che prolunga i provvedimenti nazionali in vigore oltre il 1° aprile, data di entrata in applicazione del regolamento europeo 775 del 2018.

Adesso occorre vigilare affinché la normativa comunitaria risponda realmente agli interessi dei consumatori e non alle pressioni esercitate dalle lobby del falso made in Italy prodotto in Italia – insiste il presidente Filippi - che non si arrendono e vogliono continuare ad ingannare i cittadini cercando subdolamente di vanificare nel nostro Paese norme di trasparenza e di grande civiltà”.

L’assenza dell’indicazione chiara dell’origine – precisa la Coldiretti – non consente di conoscere un elemento di scelta determinante per le caratteristiche qualitative, ma impedisce anche ai consumatori di sostenere le realtà produttive nazionale e con esse il lavoro e l’economia del territorio. Con l’etichettatura obbligatoria della pasta sono uscite finalmente dall’anonimato e saranno riconoscibili nelle etichette della pasta 4,3 miliardi di chili di grano duro italiano che garantiscono all’Italia il primato in Europa.

Secondo quanto previsto dal decreto le confezioni di pasta secca prodotte in Italia – spiega la Coldiretti – deve essere obbligatoriamente indicato in etichetta il nome del Paese nel quale il grano viene coltivato e quello di molitura; se proviene o è stato molito in più paesi possono essere utilizzate, a seconda dei casi, le seguenti diciture: paesi UE, paesi NON UE, paesi UE E NON UE. Inoltre, se il grano duro è coltivato almeno per il 50% in un solo Paese, come ad esempio l’Italia, si può usare la dicitura: “Italia e altri Paesi UE e/o non UE”. Si tratta del risultato della guerra del grano lanciata da Coldiretti con decine di migliaia di agricoltori scesi in piazza per difendere dal rischio di abbandono della coltivazione piu’ diffusa in Italia realizzata spesso in aree marginali senza reali alternative.

IN SINTESI: Il decreto grano/pasta prevede che le confezioni di pasta secca prodotte in Italia devono continuare ad avere obbligatoriamente indicate in etichetta le seguenti diciture:

a) Paese di coltivazione del grano: nome del Paese nel quale il grano viene coltivato;

b) Paese di molitura: nome del Paese in cui il grano è stato macinato. Se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: “Paesi UE”, “Paesi NON UE”, “Paesi UE E NON UE”;

c) se il grano duro è coltivato almeno per il 50% in un solo Paese, come ad esempio l’Italia, si potrà usare la dicitura: “Italia e altri Paesi UE e/o non UE”.

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Pubblicato il 25 ottobre 2020

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