Zingaretti a Poggibonsi per parlare ai giovani e coi giovani: «Abbiamo bisogno di investire nella nuova generazione»
«Oggi la questione giovanile in Italia non riguarda solo i ragazzi e le ragazze. La forza dell’Italia è sempre stata la capacità di valorizzare quello che c’è sopra il terreno: il lavoro, la creatività, l’intelligenza, l’ingegno di nuove generazioni che nel corso del dopoguerra hanno prodotto ricchezza e hanno reso l’Italia un grande paese. Da alcuni anni l’Italia non cresce più, non si fanno più figli, non ci sono opportunità, quella società che includeva non riesce più a includere e sulla nuova generazione non si investe più»
Tutto è cominciato quasi per gioco, dalla passione e dalla voglia di partecipare di tre ragazzi impegnati nel Partito Democratico. Mattia Ciappi, Giulio Guazzini e Teofil Mugnaini, alcuni mesi fa, hanno messo insieme le opinioni e le speranze di molti loro coetanei. Con il contributo di tanti altri ragazzi provenienti da ogni parte d’Italia, Alberto Bortolotti, Nicholas Ferrante, Francesco Miragliuolo, Luigi Petruzzo e Luca Giordano, hanno dato vita al Manifesto condiviso di Valori e di Politiche Giovanili da perseguire (ne avevamo parlato qui).
È questo il motivo che ha spinto il segretario nazionale del Partito Democratico Nicola Zingaretti a venire a Poggibonsi per parlare a quei ragazzi e con quei ragazzi e affrontare le tematiche a loro più care. “Una birra con Nicola” è il titolo dell’evento che si è svolto questo pomeriggio all’interno della Sala La Ginestra, gremita, il primo di un tour che partirà a breve in tutto lo stivale e che si terrà «nei pub, nelle pizzerie e nei locali per incontrare una nuova generazione di ragazze e ragazzi e ripartire da questo per capire come riorganizzare il nostro partito».
Tra i presenti i sindaci di centrosinistra della Val d’Elsa David Bussagli (Poggibonsi), Andrea Marrucci (San Gimignano), Giacomo Cucini (Certaldo), David Baroncelli (Barberino Tavarnelle), il vice sindaco di Colle Stefano Nardi, il consigliere regionale Simone Bezzini, il segretario provinciale Andrea Valenti, l’ex primo cittadino di Siena Bruno Valentini.
Tanti gli argomenti toccati durante la serata: la recente sconfitta in Umbria, la disparità di genere, il diritto allo studio, il lavoro, la disuguaglianza, cosa significa essere di sinistra, l’integrazione, l’antifascismo. «Temi importanti che meritano attenzione, più di quanta ce ne sia stata fino adesso – ha detto Zingaretti, rivolgendosi ai tre ragazzi -. Forse proprio dal coraggio, oltre che dai contenuti, che avete avuto nel buttare il sasso nello stagno bisogna cominciare a cambiare e non fermarsi più. Oggi la questione giovanile in Italia non riguarda solo i ragazzi e le ragazze. La forza dell’Italia è sempre stata la capacità di valorizzare quello che c’è sopra il terreno: il lavoro, la creatività, l’intelligenza, l’ingegno di nuove generazioni che nel corso del dopoguerra hanno prodotto ricchezza e hanno reso l’Italia un grande paese. Da alcuni anni l’Italia non cresce più, non si fanno più figli, non ci sono opportunità, quella società che includeva non riesce più a includere e sulla nuova generazione non si investe più».
«Abbiamo bisogno di investire nella nuova generazione – ha aggiunto -, perché è utile all’Italia per ritrovare un cammino. Se questo non avviene, avviene quanto abbiamo visto nei mesi passati, la vera vergogna italiana: il fatto che, mentre ci concentravamo su 40 disperati della Sea Watch, nessuno parlava delle centinaia di migliaia di ragazzi italiani che scappavano dall’Italia perché qua non c’è futuro e non c’è lavoro e non c’è una prospettiva di vita. Rimettere al centro la questione giovanile per me vuol dire questo: capire come dare un’opportunità a una nuova generazione di essere se stessa, di creare, di produrre, di contribuire e di ritrovare un rapporto con la democrazia italiana».
Durante la serata, Zingaretti ha ribadito la notizia di poche ore prima sul cambiamento dello statuto del Partito Democratico. «Dopo 12 anni cambieremo questo benedetto statuto, perché non ne posso più del fatto che noi continuiamo a chiamare congresso una cosa che non è un congresso ma una corsa al dividerci sulle personalità. Faremo un nuovo modello di confronto politico e non solo tra di noi ma con chi sta fuori, nuove forme aperte di organizzazione, ricche, plurali, diffuse».
Sono intervenuti inoltre il giovane alfiere della Repubblica Bernard Dika, la consigliera regionale Alessandra Nardini e Caterina Cerroni, vicepresidente IUSY – International Union of Socialist Youth.
Pubblicato il 30 ottobre 2019