Poggibonsi, agguato e scontro a fuoco a Romituzzo

Le guardie di Poggibonsi, o ''famigli'' come si chiamavano allora, avevano un bel da fare per combattere il contrabbando

 FRANCO BURRESI
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Il sale è ancora oggi un elemento importante per la nostra cucina e la nostra alimentazione, ma più ancora lo era nelle epoche passate, quando veniva utilizzato in notevole quantità per la conservazione degli alimenti. Nel ‘700, in Toscana, era una regalìa granducale. Il commercio e la vendita nella nostra zona dipendevano esclusivamente dal Regio Magazzino del Sale di Volterra. Ogni Comunità nominava un trasportatore del sale ed un Canoviere; quest’ultimo teneva la “canova”, o magazzino, del sale e riforniva quindi i vari negozianti. Le rigide leggi, i vari bandi granducali, non riuscivano però ad evitare che a fianco di questo canale ufficiale di commercio se ne sviluppasse anche uno parallelo di contrabbando. Spesso nell’attività di contrabbando del sale erano coinvolti anche alcuni contadini delle case coloniche sparse nelle campagne, i quali, o d’accordo dietro compenso, o, a volte, dietro minaccia dei contrabbandieri armati, permettevano a questi ultimi di utilizzare i loro locali, stalle o fienili, come deposito del sale “forestiero” illegale da smerciare.

Le guardie di Poggibonsi, o “famigli” come si chiamavano allora, avevano un bel da fare per combattere il contrabbando: appostamenti, perquisizioni, ricerche, interrogatori. Ma di solito era soltanto grazie a delatori che riuscivano a portare a termine con successo qualche operazione poliziesca.

Il 25 marzo 1784 al caporale delle guardie di Poggibonsi Domenico Sapori arriva una soffiata da parte di un “relator confidente”: quella notte un contadino coinvolto nel giro del contrabbando passerà probabilmente con la sua mula carica di sale per la Strada Regia Romana. Così il Sapori, insieme ad altri tre famigli, Nicola Montereggi, Pasquale Pesci ed Angiolo Capitani, si apposta sotto il loggiato della Chiesa di Romituzzo, in attesa. Sono ormai le 23, la luna piena è stata appena coperta dalle nuvole, ma al barlume rimasto del suo chiarore i quattro gendarmi vedono apparire dalla parte di Siena non un solo animale, ma ben otto bestie cariche di sacchi. Quando queste sono all’altezza della chiesa, i famigli saltano fuori e si piazzano in mezzo alla strada intimando: "Ferma! Ferma!", ma non riescono nemmeno a mettere mano alle loro armi che si vedono circondati da un gruppo di persone dotate di grossi bastoni, che cominciano a picchiare forte su di loro. I contrabbandieri disarmano le povere guardie delle pistole e dell’archibugio in dotazione, di marca bresciana, che porta inciso il nome di Giovanni Beretta. Il caporale ingaggia una lotta con uno di loro, quello che lo ha appena disarmato, ma questi con la pistola, da distanza ravvicinata, gli spara un colpo alla testa. La palla lo sfiora e buca il cappello che porta in capo. Nella successiva deposizione in tribunale il Sapori non ha dubbi: è stata la SS.Vergine di Romituzzo che l’ha salvato, e mostra il buco tondo e netto nel cappello. Il Montereggi a sua volta cerca di trattenere un contrabbandiere, ma giungono gli altri che gli intimano di lasciarlo. Lui non molla e grida: "Non lo lascio a costo di morire!". A questo punto piovono su di lui randellate da ogni parte; il poveretto deve mollare la presa e si ritrova sanguinante e ferito riverso in un fossato.

Ѐ quello che rimane più malconcio, come si deduce dal successivo referto medico del cerusico Alessandro Ciaspini. Dopo ciò i contrabbandieri scappano con le armi rubate, lasciando per terra, feriti, i poveri famigli e abbandonando due somari e una cavalla con alcune sacca di sale. Questo viene in seguito fatto analizzare dal perito del Regio Magazzino del Sale e, riconosciuto per “sale forestiero”, viene quindi legato nelle sacca, sigillato con “cera rossa di Spagna e sigillo esprimente quattro stelle e una corona”.

Altri appostamenti operati dalle guardie di Poggibonsi al Borgaccio e in loc. Drove avranno in seguito, per fortuna, esito migliore.

"Un piccolo regalo ai tanti poggibonsesi che hanno dimostrato e dimostrano apprezzamento per la storia del nostro paese. Una breve anteprima di una possibile futura riedizione aggiornata del libro “La croce e l’albero” sul ‘700 a Poggibonsi".

Franco Burresi

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Pubblicato il 15 gennaio 2022

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